Radio Lora: una voce per chi non ha voce

Radio Lora iniziò a trasmettere da Zurigo nel 1983, periodo in cui anche in Svizzera, come altrove, venne ufficialmente concessa la libertà di trasmettere anche alle   cosiddette radio libere, sorte contrapposizione al monopolio delle emittenti pubbliche. In Svizzera la battaglia per infrangere il monopolio pubblico fu condotta soprattutto da Roger Schawinski con la sua Radio 24. Due anni dopo nasceva L’ora italiana, uno spazio in lingua italiana trasmesso ancor oggi ogni domenica mattina dalle 7 alle 11 (qui il link).

Della storia della radio, della sua realtà attuale e delle prospettive future Sconfinamenti ha parlato con Catia Porri, che, con la sua rubrica di approfondimenti politico-culturali, è da anni un punto di riferimento importante per gli ascoltatori di lingua italiana e non solo.

Radio Lora nasceva da movimenti di sinistra spontanei postsessantottini che negli anni Ottanta avevano conosciuto, specie a Zurigo, un nuovo impulso. L’emittente si proponeva programmaticamente di dare “voce a chi non ha voce”questo ha voluto dire fin dall’inizio concedere uno spazio a tanti gruppi di stranieri per trasmettere anche nella loro lingua. Uno sguardo alla programmazione odierna della radio evidenzia chiaramente il permanere di questo pluralismo linguistico e culturale.

Il principio fondamentale su cui si basa, fin dalle sue origini, la filosofia della radio è che, in linea di massima, chiunque, pagando la quota associativa, ha il diritto di organizzare una propria trasmissione. Questa è senz’altro una caratteristica preziosa che nessun’altra emittente può vantare. Radio Lora è una radio locale senza scopo di lucro; i realizzatori delle trasmissioni rappresentano la diversità culturale della popolazione urbana. L’emittente   è oggi una rappresentante dei cosiddetti Community media e nel corso degli anni ha costruito un patrimonio fondamentale per la ricerca e la formazione. L’archivio di Radio Lora raccoglie un ingente quantitativo di supporti sonori, regolarmente archiviati, su argomenti di attualità e su temi politici, culturali e riguardanti la vita sociale.

Lo spirito con cui nacque nel 1983 Radio Lora fu subito apprezzato e fatto proprio da Angelo Tinari, militante comunista e figura eminente dell’emigrazione italiana in Svizzera. Per sua iniziativa nacque appunto, nel 1985, L’ora italiana.

Chi, come Catia, ha conosciuto Angelo, fin da quegli anni, se lo ricorda continuamente in giro con la sua inconfondibile borsa di pelle, un’agenda che solo lui era in grado di decifrare e un registratore con cui raccoglieva direttamente dalla strada le voci di italiani che poi mandava in onda.

Angelo Tinari, che ha svolto per tutta la vita l’attività di tappezziere, inizialmente, all’età di sedici anni, in Germania e poi In Svizzera, ha impresso alle trasmissioni de L’ora italiana un’impronta indelebile, fino alla sua   scomparsa avvenuta nel 2012.

“Per me la radio è stata un’esperienza di vita e non mi sono mai più sentito straniero”; questa   affermazione, pronunciata in una delle sue ultime trasmissioni, sintetizza pienamente il significato esistenziale che ha rappresentato per lui l’esperienza radiofonica.

Catia Porri conobbe Angelo Tinari nell’ambiente delle Colonie libere e del PCI e seguì, come attenta ascoltatrice, le sue prime esperienze radiofoniche.

Dopo una lunga permanenza in Italia, Catia tornò in Svizzera nel 2005, ritrovando Angelo Tinari che la convinse a collaborare, dapprima saltuariamente, poi in modo regolare con la radio.

A distanza di anni Catia riscontrava dei profondi mutamenti nell’emigrazione italiana che aveva conosciuto un processo di integrazione, con aspetti evidentemente positivi per le condizioni di vita e di lavoro per le singole persone.

Questo fenomeno investiva naturalmente anche i collaboratori de L’ora italiana ma, mentre Angelo conservava intatto il suo spirito critico e militante, lo stesso non si poteva dire di altri che avevano condiviso, fin dall’inizio, questa esperienza. Si era un po’ appannata quell’idea di condivisione piena di valori comuni per cui l’esperienza radiofonica era all’inizio un tutt’uno con gesti di comunanza e di solidarietà con gli ultimi.

Come racconta Gemma Capone nel suo libro Parlami di te, Angelo Tinari, insieme ad alcuni collaboratori, non si sottraeva a iniziative di solidarietà, realizzate anche con i proventi realizzati con la radio o con iniziative a essa collaterali che lui stesso realizzava come forma di autofinanziamento.

La stessa Gemma era titolare alla radio di una rubrica in cui rispondeva ai più diversi quesiti posti dagli ascoltatori: i contributi più significativi della rubrica sono poi stati raccolti nel libro citato.

Questo contatto diretto con la gente oggi è andato purtroppo perduto.

Mentre un tempo, sempre per iniziativa di Angelo si organizzavano viaggi di autofinanziamento anche come forma di socializzazione, oggi ci si limita a pubblicizzare le iniziative delle varie agenzie di viaggio. A volte sembra che la ricerca di perfezione tecnica delle trasmissioni prevalga sulla qualità dei contenuti. D’altra parte, Radio Lora non è nemmeno una radio commerciale e quindi L’ora italiana, in particolare, sta attraversando una crisi di identità che probabilmente riguarda meno altri gruppi linguistici e nazionali che si servono della radio per far sentire la loro voce. Lo sforzo di Catia, nello spazio che le è riservato, è quello di mantenere lo spirito originario di questo spazio in lingua italiana.

Il pubblico italofono è costituito soprattutto da emigrati italiani e da loro discendenti in tutta la Svizzera ma soprattutto nella parte germanofona.

Una parte degli ascoltatori segue la trasmissione fin dalla nascita, per una sorta di fedeltà un po’nostalgica allo spirito originario.  Molti ascoltatori sono anche interessati a informazioni specifiche e di consulenza o su varie attività che la radio continua a fornire ma che a volte sono occasioni di forme pubblicitarie, più o meno occulte, non del tutto accettabili.

È venuto progressivamente meno un po’ di spirito critico anche nei confronti delle istituzioni italiane che permetterebbe, sia pure in modo costruttivo, di sottolineare alcuni aspetti problematici, cercando magari di risolverli

L’ora italiana dovrebbe in sostanza tornare a essere più vicina alla gente, a dare voce alla nuova emigrazione che, fatti salvi alcuni cambiamenti nel frattempo intervenuti, ha sostanzialmente gli stessi problemi della prima emigrazione del dopoguerra, mentre è venuta meno   gran parte di quella rete associativa, aggregativa e di supporto che era stata allora progressivamente creata e che era fondamentale soprattutto per chi arrivava in Svizzera.

Radio Lora potrebbe in quanto mezzo di comunicazione mettersi al servizio di un progetto di rilancio di questa nuova presenza fra la nuova emigrazione.

Anche iniziative prese da gruppi quali la Fabbrica di Zurigo, che rappresentano e raggiungono settori di nuova emigrazione, dovrebbero sfruttare maggiormente la radio come cassa di risonanza. Occorre insomma fare uno sforzo collettivo per far circolare maggiormente idee e informazioni e anche per risvegliare una parte dell’emigrazione italiana che si è integrata in modo un po’acritico.

Un altro tema rilevanti è il coinvolgimento delle nuove generazioni che provengono da famiglie con un retroterra di emigrazione e che, se sono pienamente inserite nella realtà locale, conservano legami con le origini delle loro famiglie e mostrano un’identità in parte incerta e contraddittoria.

Naturalmente questo ruolo di maggiore presenza e coscienza dei vari settori della emigrazione italiana non deve avere in alcun modo un carattere di contrapposizione con la realtà locale ma anzi potrebbe contribuire ad arricchirla.

Se la radio in generale e la sua appendice italiana attraversano un momento che può sembrare di stasi e di appannamento della sua proposta originaria, questa potrà anche essere una crisi di crescita se sapremo insieme comprendere le nuove realtà migratorie e collegare le nuove esperienze con quanto di positivo ci viene dal passato di cui Radio Lora è parte importante. 

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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