Pregiudizi inconsapevoli: ne siete mai stati vittime?

La prima volta fu nel 1979, avevo sette anni. Mi trovavo in spiaggia, in Liguria, e un bambino si avvicinò per giocare con me. La madre corse come un fulmine per allontanarlo: “Non giocare con i napoletani, a Napoli c’è il colera”. Non avevo gli strumenti per capire, ma ci rimasi malissimo: la prima discriminazione non si scorda mai.

Episodi del genere si verificarono anche negli anni dell’adolescenza, anche se mai violenti come il primo. La loro frequenza aumentò quando, dopo la laurea, mi trasferii in Lombardia a lavorare. Più volte ho sentito la frase “Con tanti giovani laureati che ci sono qui, proprio un terrone dovevamo assumere?” o, di rientro a lavoro dopo Natale, “Ah, sei rientrato… Strano, i napoletani si mettono in malattia dopo le vacanze”.

La mia unica colpa? Essere napoletano, o più in generale meridionale, e vivere nell’Italia settentrionale. Mi impegnavo per distruggere questo stereotipo, e spesso ci sono riuscito, ma non sempre; ricordo infatti una collega che, complimentandosi per il mio modo di lavorare, si sentì in dovere di aggiungere il classico “Non sembri proprio napoletano”…

Gli episodi di discriminazione e di esclusione nascono sempre da pregiudizi. Un pregiudizio non è altro che esprimere un’opinione senza prima conoscere i fatti, e questo può causare seri problemi alle vittime. Alcuni pregiudizi sono consapevoli (so di non sapere abbastanza su quell’argomento/persona, ma mi esprimo lo stesso); altri, la maggior parte, sono inconsapevoli, e sono incoraggiati dagli stereotipi o luoghi comuni.

Alcuni esempi di stereotipi possono essere:

  • I napoletani non hanno voglia di lavorare;
  • Gli zingari rubano i bambini;
  • I migranti rubano il lavoro (agli italiani, agli svizzeri… Dipende da dove si abita);
  • Le donne sono fatte per restare a casa a prendersi cura dei figli.

Ci sono naturalmente anche luoghi comuni positivi, quali ad esempio:

  • I napoletani sono sempre allegri;
  • Gli omosessuali sono persone molto sensibili;
  • Le donne sono tutte delle mamme;
  • Gli svizzeri sono precisissimi.

Ogni volta che facciamo nostro un luogo comune ed esprimiamo un giudizio senza conoscere i fatti, siamo caduti nella trappola dei pregiudizi inconsapevoli. Come combatterli? Quando si è vittima, è sempre bene cercare di dimostrare quanto si vale e quale sia la realtà dei fatti.

Ma per sconfiggere veramente esclusione e discriminazione, dobbiamo partire da noi stessi, scavare a fondo nelle nostre miserie, fino a renderci conto di essere anche noi gli autori di pregiudizi inconsapevoli, e poi correggerci, e correggere chi accanto a noi cade in queste trappole. Dobbiamo imparare a trattare gli altri nello stesso modo in cui vorremmo essere trattati. Non è un esercizio di una volta sola, ma un lungo viaggio, che ricomincia ogni giorno.

E voi, di quali pregiudizi inconsapevoli siete stati vittima? Come li avete combattuti, se lo avete fatto? Raccontateci le vostre esperienza con un commento.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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