Buongiorno, come stai?
Oggi, ti voglio parlare di una s-malattia contagiosa, coccolosa e meravigliosamente… pigra!
Sì sì, hai capito benissimo, P I G R A.
E te la voglio raccontare portandoti l’esempio di uno dei massimi esperti, il più sfacciato e fiero, portatore di questa s-malattia. Conosciuto all’anagrafe canina con il nome di Burrito e soprannominato da noi, il piattolo.
Ebbene sì, oggi voglio dedicare tempo e spazio a un po’ di truffaldina piattolosita.
Quindi mettiti comodo, o comoda, nel tuo bel pigiamone e vieni con me a scoprire questa meravigliosa s-malattia.
Hai presente quelle giornate in cui sei stanco, spossato e la cosa che più hai voglia di fare, è accoccolarti a qualcuno che ti ama? Magari lamentandoti anche un po’ e lasciandoti consolare? Ecco, questa è la piattolosità.
Questo è Burrito.
Nelle sue giornate no, il mio cane mi si acciambella in braccio tutto storto (sa solo lui come fa a stare comodo così, sfidando ogni legge gravitazionale). Credimi, non c’è verso di farlo scendere dalle mie gambe. Anche se provo a mandarlo giù, ha una velocità nel saltarmi in braccio, che sembra uno yo-yo.
Perché parlo con tanto amore di questa s-malattia? Beh, siamo sempre di corsa e troppo indaffarati ad inseguire la vita. Impegni, desideri, lavoro, famiglia, passioni… Sia chiaro, io per prima faccio sempre molte cose insieme.
Tuttavia mi rendo conto, di quanto sia fondamentale, a volte, fermarsi a guardare lo scorrere del tempo che passa, ed imparare a coglierne ogni istante, semplicemente.
Ecco perché la chiamo “truffaldina piattolosità”. Perchè mentre io (povera illusa) sono convinta di prendermi cura del mio cucciolo, in realtà, è lui che si prende cura di me. Invitandomi a fermarmi e assaporare il tempo, così com’è…
Mi obbliga a sentire. Sentire cosa?
La vita che scorre, il ritmo del respiro, scorgere la bellezza di una frase, vedere quant’è bello il disegno di quella ragnatela, filtrata dal sole… godermi la dolcezza di una carezza.
Mi fa capire, che il tanto correre, alla ricerca del “santo graal”, può si portarmi, a una vita migliore, a cui ambisco.
Ma mi permette anche di chiedermi, ma ho davvero bisogno di quel lavoro più prestigioso, di quel riconoscimento sociale, di quella laurea, di quella promozione, di quella relazione, per essere più felice???
Oppure la felicità, o quantomeno, il mio benessere, è a un “pensiero” da me?
Sì il pensiero… perché spesso, non ci pensiamo. O almeno, io non ci pensavo.
Non ci penso finchè un testone peloso e cucciolone mi si accovaccia addosso, con il muso sulle braccia e respira sul mio petto.
Finché Emy poggia la sua delicata testolina sulle mie gambe.
Non mi rendevo conto, di quanto in quei momenti, mi sentissi viva e profondamente felice di essere al mondo. Non capivo che magia, a volte, è proprio nelle mie mani.
Io ti auguro di essere completamente invaso da tutta questa meraviglia. Di poterla respirare e sentire in ogni singola fibra del tuo essere.
Quindi, io che sono un disastro, per mia fortuna ho un piattolo, che con la scusa che è una piccola frana, mi permette di ricordarmi di me.
Io ti consiglio di non dimenticarti mai di te, di ciò che ti fa star bene, e di renderti conto che puoi scegliere in ogni secondo della tua vita di farlo.
Come? Beh semplice, con la lista!!!
Ma questa s-malattia te la racconterò, la prossima volta 😉
E tu? Hai anche tu un piattolo truffaldino nella tua vita? Se ti va di raccontarmi la tua esperienza, scrivimi su redazione@sconfinamenti.info.
E ricordati… A volte basta solo un primo passo per cambiare il mondo, ma per rivoluzionarlo davvero, non può restare il solo.