I diritti ai tempi della pandemia

“È meglio accendere una candela che maledire l’oscurità”

Questo è il motto semiufficiale, ispirato a un proverbio cinese, dell’organizzazione fondata in Inghilterra nel maggio del 1961 e che sta quindi per compiere sessant’anni.

Il logo dell’organizzazione raffigura infatti   una candela nel filo spinato ed esprime in tal modo l’oppressione che domina la vita di tanti esseri umani e la tenue ma tenace fiammella di speranza tenuta accesa con il contributo di tanti uomini di buona volontà.

E la flebile luce di quella candela ha illuminato in questi anni tanti angoli oscuri del mondo.

Amnesty è una Organizzazione non governativa che si propone di difendere in modo indipendente   in ogni parte del mondo i principi   sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, uno dei documenti fondanti dell’Onu. Il valore aggiunto di Amnesty risiede proprio nell’ indipendenza che garantisce l’imparzialità delle sue denunce di violazioni dei diritti, dovunque esse avvengano e senza sudditanza verso i poteri costituiti.

Spesso la denuncia dei diritti umani da parte delle autorità dei singoli stati è invece parziale e subalterna a interessi politici contingenti. Questa riduzione della denuncia a fattore di convenienze geopolitiche ne sminuisce di fatto la forza e la credibilità.

Oggi l’organizzazione conta circa sette milioni di aderenti ed è diffusa in 150 paesi.

In Italia esistono 177 gruppi che raggruppano oltre 80.000 soci e sostenitori mentre in Svizzera si contano 48.000 soci raggruppati in 77 gruppi locali.

L’organizzazione ispira rigorosamente la propria azione ai principi della non violenza promuovendo “azioni di sensibilizzazione, promozione, educazione ai diritti umani,” nonché forme di pressione sulle istituzioni, raccolte di fondi ecc.

Nel 1977 Amnesty è stata insignita del premio Nobel per la pace per la sua attività “in difesa della dignità umana contro la tortura, la violenza e la degradazione”.

Ogni anno Amnesty pubblica un rapporto sulla situazione dei diritti umani nei vari Paesi del mondo, tradotto in varie lingue, fra cui l’italiano e reperibile sul sito internet dell’organizzazione.

Nell’introduzione al rapporto 2020-2021, di recente pubblicazione, Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty, fa il punto della situazione dei diritti umani nell’anno del Covid-19.

La pandemia ha acuito le diseguaglianze fra i vari Paesi del mondo e all’interno di molti di essi, anche a causa dei provvedimenti restrittivi che si sono resi necessari per tentare di limitarne la diffusione. In alcuni casi, poi, atteggiamenti irresponsabili e il rifiuto di un approccio scientifico al problema da parte di molte autorità, hanno ulteriormente aggravato la condizione di vasti strati della popolazione mondiale. Non sono mancati casi nei quali la pandemia ha fornito il pretesto per misure liberticide o comunque di abuso di strumenti repressivi. Anche Amnesty e altre Ong sono state vittime di forme di repressione o di limitazione della propria libertà d’azione. Per arginare la violenza e combatterne le cause sono sorti movimenti di gente comune come il Black Lives Matter o movimenti per i diritti delle donne che, con gravi sacrifici, hanno ottenuto parziali successi. 

La diffusione del virus ha colpito in modo più violento i gruppi umani più deboli, le minoranze etniche emarginate, i profughi e i migranti.

Le restrizioni causate dalla pandemia hanno contribuito al proliferare in tutto il mondo dei casi di violenza   domestica, soprattutto contro donne e persone Lgbti a cui non è spesso stata contrapposta una sufficiente azione di contrasto. Inoltre, in 24 paesi Amnesty ha registrato casi di fermo e detenzione di persone Lgbti a causa del loro orientamento sessuale. Il Consiglio per diritti umani dell’Onu   ha potuto compiere progressi nell’affrontare situazioni   di crisi dei diritti umani in Libia, Venezuela e Yemen con la possibile prospettiva di avviare procedimenti per individuare e punire i responsabili delle violazioni

L’attività della Corte penale internazionale, tesa a sua volta a istruire procedimenti per violazione dei ditti umani, è stata invece spesso intralciata, soprattutto dall’opposizione delle grandi potenze.

In sostanza la pandemia non ha fatto che rendere più evidente la mancanza di una leadership mondiale in grado di far fronte alle sfide contemporanee e al tempo stesso ha ribadito l’urgenza di un forte rafforzamento della cooperazione internazionale

La vera leadership mondiale non è emersa dai vari leader politici, con poche eccezioni spesso al femminile, quanto piuttosto da vasti settori del mondo tecnico-scientifico, da medici e operatori sanitari, da quanti si sono presi cura delle persone anziane, dai responsabili dell’ordine pubblico e dell’approvvigionamento dei beni essenziali, persone cioè in massima parte non appartenenti ai gradini più alti della scala sociale.

La cooperazione internazionale ha mostrato limiti evidenti nell’incapacità di intraprendere iniziative economiche di sostegno dei paesi più poveri e nella mancanza di solidarietà per quanto riguarda la possibilità per tutti di accedere in modo adeguato alla disponibilità dei vaccini.  

I diritti economici fondamentali quali il diritto alla vita, al cibo, alla salute, all’istruzione appaiono per molti, in questo contesto, obiettivi ancora difficili da raggiungere.

È necessaria un’immediata correzione delle carenze emerse, che deve essere tangibile già   nei provvedimenti per risollevare le società di tutto il mondo dopo la pandemia;  tali misure dovranno necessariamente  intrecciarsi coerentemente con quelle necessarie per contenere   la crisi climatica le cui conseguenze hanno continuato a colpire soprattutto popolazioni povere, aggravando l’impatto di eventi climatici estremi.

L’uscita dalla crisi non può prescindere da un convinto coinvolgimento di milioni di persone nelle trasformazioni sociali necessarie e questo potrà avvenire solo in una prospettiva di estensione dei diritti. 

Il reperimento delle indispensabili risorse dovrà poi avvenire attraverso la messa in atto di sistemi di tassazione più equi e di un’efficace lotta all’evasione e all’elusione fiscale in grado di diminuire le diseguaglianze sociali. 

L’instaurazione di forme efficaci di cooperazione internazionale solidali, a partire dalla campagna vaccinale, appare come un altro tassello fondamentale di questo necessario mutamento di rotta.

Buon compleanno, Amnesty!

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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