Gestire un rifugio di montagna in Italia e ritrovarsi in territorio svizzero: non è il frutto di una magia o di un sogno ma l’esperienza concreta che stanno vivendo i gestori del Rifugio Guide del Cervino, situato in una splendida posizione, nei pressi del ghiacciaio del Plateau rosa, in Valtournenche, proprio sul confine fra Italia e Svizzera.
Quando infatti, oltre tre anni fa, iniziarono l’iter per il progetto di ristrutturazione del rifugio, si trovarono di fronte a un complicato intreccio di competenze fra il comune valdostano di Valtournenche e quello vallesano di Zermatt e alle diverse normative vigenti in Italia e in Svizzera.
Il rifugio, costruito a 3480 metri di altezza sulla cima Testa Grigia, costituisce l’ideale punto di partenza per diverse escursioni alpinistiche, fra cui la traversata del Monte Rosa e permette inoltre di godere una splendida vista sul Cervino. È facilmente raggiungibile da Breuil-Cervinia con la locale funivia oppure con gli impianti di risalita delle piste da sci di Zermatt che si trovano a pochi metri di distanza. I più coraggiosi e allenati possono arrivarci a piedi con almeno tre ore di cammino da Breuil Cervinia, superando un dislivello di 1480 metri.
La struttura dispone di un servizio ristorante e bar e mette a disposizione degli ospiti anche quaranta posti letto.
Lucio Trucco, una delle guide, conserva, nei suoi ricordi infantili, l’immagine del villaggio sottostante sommerso da metri di neve e del ghiacciaio che sembrava allora costituire una minaccia incombente.
Il rifugio, nel 1984, quando fu costruito, si trovava indiscutibilmente in territorio italiano e il confine sembrava stabilmente definito fra la neve e i ghiacci.
Questa realtà è rapidamente mutata negli anni successivi, tanto da indurre Italia e Svizzera a accordarsi, nel 2009, per stabilire qui “un confine mobile “che si adattasse al progressivo arretramento del ghiacciaio.
Oggi il confine coincide con la linea di cresta nel frattempo emersa: questa nuova definizione ha fatto sì che il rifugio si sia venuto a trovare per due terzi in territorio elvetico e solo per un terzo in Italia.
L’elvetizzazione involontaria non pare gradita alla gestione italiana che teme complicazioni anche sul piano fiscale e sulla determinazione dei prezzi, su quest’ultimo punto in piena sintonia con i clienti di tutte le nazionalità, a cui ovviamente risultano più graditi i prezzi italiani. Ora, nonostante i grattacapi che la questione gli procura, Luigi Trucco non perde il buon umore e vanta ironicamente il privilegio di poter varcare il confine fra due nazioni, muovendosi semplicemente all’interno della sala da pranzo del suo ristorante.
La vicenda del rifugio potrebbe essere considerata semplicemente curiosa se non fosse appunto la conseguenza della progressiva ritirata di questo e di tutti gli altri ghiacciai della terra.
Nell’ultimo secolo, in particolare, i ghiacciai alpini hanno perso metà della loro copertura con un’impressionante accelerazione del fenomeno negli ultimi trent’anni; entro il 2050 non esisteranno probabilmente più ghiacciai sotto i 3500 metri.
Inoltre, l’innalzamento della temperatura provoca anche la fusione del permafrost, il terreno un tempo perennemente ghiacciato sulle Alpi a quote superiori ai 2500 metri.
Questo causa, a sua volta, lo sgretolamento e la conseguente perdita di stabilità del terreno sottostante, con il costante pericolo di frane.
Con la diminuzione delle nevicate, i ghiacciai perdono poi progressivamente la protezione costituita dallo strato superficiale di neve e raccolgono maggiormente polveri atmosferiche; la conseguente perdita del loro candore provoca un maggiore assorbimento di calore che accelera ulteriormente la fusione del ghiaccio.
Gli esperti del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico osservano che i ghiacciai sono molto sensibili a variazioni anche minime della temperatura e sottolineano che fenomeni analoghi a quelli attuali si sono verificati anche in epoche passate ma sempre in modo più graduale e prevedibile.
Anche sulle Alpi, dunque, il riscaldamento globale sta producendo effetti irreversibili che sarebbe saggio tentare almeno di limitare con provvedimenti complessivi di allentamento dell’impatto antropico sull’ambiente.
Il rifugio Guide del Cervino si trova in prossimità degli impianti sciistici più alti delle Alpi, dove in passato era sempre garantita la possibilità di sciare tutto l’anno.
Ora il caldo si fa sentire anche qui e d’estate la neve è sempre più scarsa.
Fra qualche decennio il progressivo aumento delle temperature potrebbe addirittura determinare la fine della possibilità di sciare, perfino in pieno inverno, sull’intero arco alpino.
Il problema della determinazione del confine pare in via di soluzione grazie a un accordo fra le autorità svizzere e quelle italiane, in base al quale la Svizzera rinuncerebbe completamente alla sovranità sulla parte di terreno in cui sorge il rifugio, ricevendo in cambio un’equivalente compensazione territoriale in un altro punto del confine fra i due Paesi.
I gestori del rifugio possono tirare un sospiro di sollievo e pensare di riprendere il loro progetto di ristrutturazione ma i problemi ambientali che stanno alla base di questa curiosa vicenda restano purtroppo di drammatica attualità e il tiepido inverno che stiamo vivendo sembra volercelo ricordare. In conclusione, se qualcuno avesse ancora dei dubbi sul riscaldamento climatico e sul rapido e continuo arretramento dei ghiacciai che ne è una conseguenza non certo secondaria, può venire qui a prenderne atto, magari consolandosi con un buon piatto di spaghetti e un espresso. Oppure con un Rösti e un café crème.