Sbilanciamoci per la pace!

Nel mondo è in atto una forsennata corsa agli armamenti giustificata da un equilibrio mondiale instabile e carico di gravi tensioni internazionali.

La convinzione che un riarmo generalizzato sia la risposta giusta a questa crisi è largamente diffusa e assecondata da precisi interessi economici che spingono in questa direzione.

Chi si oppone a questa pericolosa tendenza lo fa non solo per motivi ideali ma anche nella convinzione che questa spinta  bellicista apparentemente irrefrenabile, oltre a ingrassare i soliti noti, sia il modo migliore, per alimentare nuovi conflitti armati in un momento oltretutto in cui le istanze internazionali sembrano impotenti a esercitare la loro funzione di mediazione. Inoltre, in una fase economica restrittiva per I bilanci statali, all’incremento delle spese militari corrisponde una riduzione di quelle sociali e ambientali.

Le ragioni di chi si oppone alla deriva bellicista hanno solide radici razionali ma spesso si limitano a pure petizioni di principio che non si traducono in proposte di disarmo concrete ed economicamente fattibili. Quanto mai opportuna appare perciò l’iniziativa della piattaforma Sbilanciamoci!, espressione di 51 organizzazioni della società civile  italiana  attive sui temi del lavoro, dell’ambiente, della pace e dell’inclusione.

Ogni anno Sbilanciamoci! analizza criticamente ogni aspetto della la legge di bilancio di volta in volta proposte dal governo in carica, ne esamina il grado di compatibilità con le proprie istanze e contrappone spesso ad essa misure che vanno nella direzione dei propri obiettivi di solidarietà e giustizia.

Lo scopo di questa cosiddetta Controfinanziaria è quindi di analizzare la realtà ma anche di fornire strumenti concreti per modificarla.

Può essere perciò interessante soffermarci sulle proposte alternative in tema di spese militari della   Controfinanziariarispetto alla finanziaria presentata dal governo per il 2025.

Il bilancio del Ministero della Difesa fornisce i dati essenziali per calcolare le spese in ambito militare del Paese; per la prima volta in sede di bilancio preventivo è prevista per questo Ministero una spesa di oltre 31 miliardi,  nettamente superiore dunque alla soglia anche psicologica dei trenta miliardi  di euro mai raggiunta in precedenza,  con un incremento di 2,1 miliardi rispetto all’anno precedente che corrisponde a una percentuale del 7,3%. Nell’ultimo decennio in valore assoluto, cioè senza aggiustamenti inflattivi. l’incremento è stato di 11,9 miliardi con una percentuale del 61%.

Le modifiche proposte dalla Controfinanziaria tengono conto delle compatibilità economiche che il Paese è tenuto a rispettare e questo conferma la concretezza di questa iniziativa.

Le proposte più interessanti di Sbilanciamoci! riguardano quegli aspetti di riconversione della spesa pubblica in direzione della  promozione di una politica non violenta che tenta di far fronte al quadro geopolitico e ai conflitti   senza negare la loro esistenza e in aperta controtendenza rispetto agli indirizzi attualmente prevalenti non solo in Italia.

Va in questa direzione la proposta di potenziare le strutture di peace building già esistenti nel rispetto delle normative nazionali e internazionali in collaborazione con il Ministero degli esteri, con l’obiettivo fondamentale di favorire i processi di pacificazione e riconciliazione nonché di prevenzione dei conflitti. Analogo sostegno dovrà essere assicurato a progetti già in atto per la difesa e l’ampliamento dei diritti umani e ambientali.

Entro il 2030 l’Italia si deve impegnare, in ottemperanza agli impegni presi a livello internazionale, a investire lo 0,7% del Reddito nazionale lordo per progetti di cooperazione e sviluppo destinati al Sud globale.

Sbilanciamoci! chiede inoltre di incrementare progressivamente il finanziamento  per il Servizio civile, con la prospettiva di assicurare nei prossimi anni un contingente annuo di almeno 60.000 posizioni.

Si dovrà poi procedure con opportuni finanziamenti alla dismissione di alcune produzioni militari, provvedendo alla loro riconversione verso produzioni civili e salvaguardando quindi i posti di lavoro  sfuggendo al rischio della conservazione dell’esistente sulla base del ricatto occupazionale. In questo stesso ambito dovrà anche essere ridotta la spesa per l’acquisizione di nuovi sistemi d’arma che gravano per 9,7 miliardi sul bilancio del Ministero della Difesa e per oltre 3 miliardi su quello delle Imprese e del Made in Italy.

Altre risorse potrebbero arrivare dalla tassazione degli ingenti extraprofitti realizzati negli ultimi due anni dale prime dieci industrie militari italiane che hanno realizzato  un incremento del 45% degli utili netti grazie agli  accresciuti ordinativi dovuti alle guerre.

Alcuni territori dovrebbero essere sottratti all’attuale funzione di servitù militari e recuperati a vantaggio dello sviluppo economico delle realtà locali.

Le missioni militari all’estero a cui partecipano militari italiani dovrebbero essere limitate a quelle decise dall’Onu che svolgono un ruolo effettivo di pacificazione mentre l’Italia dovrebbe  ritirarsi da missioni decise unilateralmente da alcuni Paesi per difendere precisi interessi economici, spesso estranei agli interessi delle popolazioni coinvolte.

Un risparmio corposo dovrebbe venire poi dal blocco dell’incremento del personale militare con una razionalizzazione delle posizioni di commando.

Naturalmente  quest’anno più che mai il governo sta procedendo per la sua strada, ignorando qualsisi prospettiva di inversione di tendenza anche nel campo della politica militare; tuttavia lo sforzo di formulare proposte chiare e concrete è uno strumento indispensabile per tentare di creare  prospettive economiche per un futuro più pacifico.  

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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