Giorno della Memoria: i triangoli rosa

Berlino: Memoriale per gli omosessuali assassinati dal nazismo.

Il 27 gennaio è stato proclamato nel 2005 dall’Assemblea generale dell’Onu Giorno della Memoria delle vittime della barbarie nazista in quanto il 27 gennaio di ottant’anni fa le truppe sovietiche facevano irruzione ad Auschwitz, mettendo fine all’esistenza del   maggiore campo di concentramento e di sterminio.

L’unico modo per fare del 27 gennaio un’occasione di utile riflessione sul passato come monito anche per il presente è portare alla luce le vicende umane di tutte le vittime delle persecuzioni, anche di quelle di cui si parla meno. Fra queste spiccano gli uomini gay che nei campi di concentramento in cui furono internati e in gran parte sterminati erano contrassegnati da un triangolo rosa. Di essi si è parlato poco anche per molti anni dopo la guerra e le testimonianze della loro persecuzione stentano ancora oggi a emergere a causa di pregiudizi nei loro confronti, tuttora in gran parte sussistenti anche nei Paesi democratici.

https://www.unilibro.it/libro/le-bitoux-jean/triangolo-rosa-memoria-rimossa-persecuzioni-omosessuali/9788862665285

Il lavoro degli storici su questa tematica si è perciò basato in gran parte su registri di polizia, su documenti dei tribunali e dei campi di concentramento.

La sostanza di queste ricerche è riportata dall’Enciclopedia dell’olocausto.

https://encyclopedia.ushmm.org/it

La persecuzione nazista riguardò soprattutto gli uomini gay mentre la persecuzione del lesbismo  non fu altrettanto sistematica; tuttavia la vivace rete di centri di incontro e di socializzazione di donne  lesbiche che esisteva durante la repubblica di Weimar fu smantellata e si può affermare con certezza che alcune di loro finirono nei campi di concentramento non esplicitamente per il loro orientamento sessuale ma in quanto considerate asociali, prigioniere politiche o appartenenti ad altri gruppi perseguitati.

Durante il periodo della Repubblica di Weimar sorsero in molte città della Germania molti luoghi di ritrovo per uomini gay e si sviluppò anche un dibattito cultuale che metteva in discussione l’applicazione del cosiddetto Paragrafo 175, la disposizione del Codice penale tedesco che fin dal 1871 perseguiva le relazioni sessuali fra uomini.

Naturalmente questi atteggiamenti favorevoli alla libera espressione del proprio orientamento sessuale incontravano forti resistenze negli ambienti conservatori, soprattutto al di fuori dei grandi centri urbani. Nei casi più estremi un orientamento sessuale considerato perverso veniva visto come un aspetto della decadenza del vero spirito tedesco da combattere; naturalmente   queste tendenze reazionarie erano sostenute anche dalla propaganda nazista.

Nella sua fase di affermazione durante la Repubblica di Weimar il movimento nazista non pose la lotta all’omosessualità maschile fra i propri obiettivi principali; il programma nazista del 1920 si concentrava su altri obiettivi. Il partito nazista, tuttavia anche prima della presa del potere, si dichiarò contrario alla depenalizzazione del Paragrafo 175 e anzi favorevole a un inasprimento delle pene da esso previste.

Accanto a gerarchi esplicitamente omofobi come Alfred Rosenberg e Heinrich Himmler, spiccava anche la figura di Ernst Röhm, leader delle SA, la struttura paramilitare del partito nazista creata all’inizio degli anni ’20 e che ebbe un ruolo fondamentale nelle violenze che favorirono l’ascesa al potere di Hitler; Röhm definiva se stesso come “gleichgeschlectlich”  cioè attratto da persone della stesso sesso.

 Senza attenuare la sua avversione all’omosessualità maschile, Hitler difese Röhm fino al 1934, quando ordinò di sterminare le SA nella cosiddetta “notte dei lunghi coltelli”.

Lo sterminio degli appartenenti alle SA fu il risultato di una lotta di potere interna al partito di Hitler ma i propagandisti nazisti avanzarono come motivazione non secondaria la repressione della “criminalità omosessuale”, sapendo in tal modo di far leva su un pregiudizio radicato nella popolazione.

Immediatamente dopo la nomina di Hitler a cancelliere iniziò lo smantellamento dei luoghi di ritrovo degli uomini gay, lo scioglimento delle loro organizzazioni e la chiusura di riviste e centri culturali della comunità gay; molti luoghi di ritrovo sopravvissero nella clandestinità fino a metà degli anni ’30. Contemporaneamente iniziarono gli arresti di persone condannate secondo il Paragrafo 175, notevolmente inasprito, e utilizzando anche altre norme legislative nell’ambito di un programma di “lotta contro la criminalità”.

La Gestapo guidata dall’omofobo Himmler centralizzò a partire dal 1936 la lotta contro l’omosessualità maschile che, insieme all’aborto, veniva considerata una minaccia alla crescita demografica del popolo tedesco. Da questo momento si intensificarono le persecuzioni, gli arresti, le torture degli uomini gay; non erano rare le irruzioni in locali ritenuti ritrovi di persone gay e tali azioni repressive  avvenivano pubblicamente in modo da servire da monito per l’intera popolazione.

L’uso della delazione da parte di parenti e conoscenti era sistematico come puro l’uso di durissimi interrogatori con lo scopo esplicito di ricavare i nomi di altri “criminali omosessuali”.  Alcuni degli arrestati venivano rinviati a processi che spesso si risolvevano in condanne o alla prigionia o ai campi di concentramento.

Anche la castrazione venne talvolta considerata uno strumento idoneo di punizione.

Difficile stabilire il numero esatto degli uomini gay condannati e imprigionati perché alcuni di loro vennero perseguitati in quanto ebrei o oppositori politici.

Si calcola che furono circa 100.000 le persone arrestate ai sensi del Paragrafo 175 e più della metà condannate; fra i 5 e i 15.000 finirono in un campo di concentramento dove secondo molte testimonianze subirono ogni genere di sopruso, dall’assegnazione ai lavori più pesanti al fatto di subire abusi sessuali da parte dei loro carcerieri e degli altri detenuti o di fare da cavie per disumani esperimenti medici.

Inoltre, i triangoli rosa vivevano in un particolare isolamento rispetto agli altri prigionieri che tendevano a evitarli o per pregiudizi nei loro confronti e per timore di essere considerati alla loro stessa stregua.

La liberazione dal nazismo non comportò la completa libertà per gli uomini gay in quanto, sia pure con diverse attenuazioni, il Paragrafo 175 con relative sanzioni rimase in vigore nelle due Germanie ben oltre la fine della guerra e abolito definitivamente nella Germania riunificata solo nel 1994.

Solo nel 1992 la Germania riconobbe “gli omosessuali perseguitati” come vittime del nazismo ma in quanto tali il diritto a un risarcimento pecuniario fu riconosciuto solo nel 2002.

Nel 2008 a Berlino il governo tedesco ha eretto   un Memoriale “per gli omosessuali assassinati dal nazismo”.

 Le persone il cui orientamento sessuale non è socialmente accettato continuano spesso a essere oggetto di pregiudizi e spesso di violenze e persecuzioni; per questo ricordare i triangoli rosa non è certo un fatto puramente retorico ma un modo per dare un senso ulteriore anche a questo Giorno della Memoria.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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