Per quanto riguarda la crisi climatica stiamo vivendo una situazione paradossale; da un lato le conseguenze spesso catastrofiche del cambiamento climatico si fanno sempre più tangibili e frequenti, dall’altro assistiamo a un netto calo di interesse in materia con conseguente allentamento dei provvedimenti attuati per contrastarlo.
La stessa voce dell’opinione pubblica si è fatta più flebile in quanto altre preoccupazioni sembrano aver acquisito la priorità, a cominciare dalle guerre e dalla corsa al riarmo che oltretutto assorbono risorse in parte destinate ad affrontare la crisi ambientale. Purtroppo, però, come eventi di varia natura ci ricordano quotidianamente, la crisi climatica non ha nel frattempo perso nulla della sua gravità e l’inerzia nell’affrontarla finisce per rendere la situazione ancora più drammatica mentre i margini per intervenire tempestivamente in modo efficace si riducono ulteriormente. Oltretutto. le questioni legate al clima e ai conflitti sono strettamente intrecciate fra di loro per cui la lotta contro i cambiamenti climatici ha semmai accresciuto la propria urgenza in un’epoca dagli equilibri internazionali instabili.
Ridare alla crisi climatica la necessaria priorità diventa perciò fondamentale e in questo pensare a una comunicazione incisiva e mobilitante al riguardo acquista un ruolo decisivo.
Comunicare in modo più efficace significa anche difendere, ampliare o in alcuni casi addirittura creare gli spazi per farlo e in questo senso si tratta anche di una battaglia per la democrazia in una fase storica in cui oltretutto l’agibilità democratica sembra restringersi un po’ ovunque.
La negazione dei cambiamenti climatici e del contributo antropico ad essi è in diminuzione anche se non del tutto scomparsa; oggi sono largamente diffusi atteggiamenti di abulia e di fatalismo, causati da un senso di impotenza dei singoli di fronte all’enormità delle questioni ambientali da affrontare e dall’insufficienza dei soggetti sociali e politici in grado di organizzare una pressione collettiva
Una comunicazione basata esclusivamente su aspetti razionali non appare sufficiente a favorire la presa di coscienza e la conseguente mobilitazione; anche la comunicazione basata sui più rigorosi dati scientifici ha bisogno di un’efficacia narrazione che coinvolga anche aspetti emotivi. La scienza fornisce oggi in modo sufficientemente certo informazioni sulla situazione climatica e sui suoi sviluppi drammatici nell’immediato futuro ma non può trasmettere le stesse certezze per quanto riguarda le relative soluzioni per le quali occorre muoversi anche prospettando scenari futuri che presuppongono l’intervento diretto dei soggetti sociali interessati. Pretendere di calare dall’alto soluzioni spesso oltretutto non sempre ottimali genera sfiducia e ostilità.
L’arte può essere un valido supporto nel coinvolgimento di ampi settori dell’opinione pubblica sulle questioni legate al clima.
Amitav Ghosh ha lamentato che da quando si è materializzato il decisivo contributo antropico ai mutamenti climatici e alle loro conseguenze la letteratura si è concentrata esclusivamente sull’umano. “Ammesso che si scrivesse del non-umano, ciò non avveniva nella dimora della letteratura seria bensì in quegli umili annessi dove la fantascienza e il fantasy erano stati esiliati”.
https://neripozza.it/libro/9788854513372
Compito della letteratura dovrebbe essere di affrontare, con le proprie modalità, temi quali i nostri stili di vita, una delle cause della crisi climatica e delle sue.conseguenze.
La via di uscita, sempre secondo Ghosh, consiste nel fatto che anche gli scrittori smettano di considerare la Terra come un corpo inerte al servizio degli esseri umani e della loro infinita volontà di estrarre da essa risorse che non sono infinite.
Occorre invece tornare a dare voce a Gea, come una realtà viva, ascoltare le storie narrate dagli elementi non umani e ritrovare i nessi che ci uniscono ad essi.
Alcune popolazioni da noi “progrediti” spesso altezzosamente bollate come primitive ci possono indicare questo rispetto verso tutti gli aspetti del vivente, senza che questo implichi un anacronistico e impossibile ritorno al passato.Oltre allo stesso Ghosh esistono oggi altri autori che hanno fatto propria questa esigenza.
Anche in campo musicale è in atto uno sforzo in questo senso, sulla scia della strada aperta già nel 2015 da Daniel Crawford che con A Song of our warming planet ha trasformato in un’opera per violoncello gli astratti dati relativi al riscaldamento climatico.Le arti figurative a loro volta possono essere altrettanto efficaci anche nella forma di murales che per la loro stessa collocazione e immediatezza colpiscono l’attenzione di moltissime persone,
L’intreccio di problematica connesse alla battaglia per la giustizia climatica ne fanno il problema centrale da cui dipende il futuro non solo delle nostre d democrazie e della qualità della nostra vita ma in sostanza la nostra stessa sopravvivenza.