Le circostanziate accuse di molestie e di violenze sessuali a carico di Hernri Antoine Grouès, popolarissimo in Francia e conosciuto in tutto il mondo come Abbé Pierre, stanno addolorando e sconvolgendo l’opinione pubblica, non solo quella legata al mondo cattolico.
Per motivi che spiegherò in seguito rattristano profondamente anche chi scrive.
Nato a Lione nel 1912 da una famiglia benestante, matura ben presto la sua vocazione religiosa che lo conduce a prendere i voti nel 1931 nell’ordine dei cappuccini e a compiere, nel contempo, una scelta di povertà, devolvendo la sua parte di patrimonio familiare a opere di carità.
A causa della sua salute cagionevole lascia l’ordine e, divenuto prete e assegnato alla diocesi di Grenoble, partecipa attivamente alla Resistenza, assumendo da questo momento lo pseudonimo di Abbé Pierre.
Per questa attività riceve dopo la Liberazione la Croce di guerra e in seguito si impegna attivamente nella vita politica del suo Paese, arrivando a far parte dell’Assemblea costituente e a essere eletto deputato all’Assemblea Nazionale come rappresentante dell MRP, un movimento cattolico moderato.
Abbandona il Parlamento nel 1951 ma continua a esercitare una presenza attiva in iniziative pacifiste e federaliste. Ritorna a occuparsi principalmente di azioni caritatevoli tramite Emmaus, un movimento laico da lui stesso fondato nel 1949 per lottare concretamente contro l’esclusione, dando vita, inoltre a una comunità con lo stesso nome.
Il movimento fornisce assistenza agli emarginati, servendosi dell’attività di persone a loro volta ai margini della società e finanziandosi con la raccolta e la vendita di materiali e oggetto di scarto. Questo tipo di attività costituisce di per sé una forma di protesta contro gli eccessi del consumismo che corrisponde in gran parte alla sensibilità di parte del mondo giovanile.
Oltre a dare un’opportunità di sussistenza e di lavoro a molti diseredati in comunità che via via si diffondono, il movimento s’impegna infatti anche a organizzare campi internazionali per giovani intenzionati a vivere, per un periodo di tempo limitato, la stessa esperienza di lavoro e di solidarietà.
Questi campi estivi si autofinanziano e al tempo stesso sostengono le molteplici attività del movimento.
L’attività di queste comunità, che serve anche ad alleviare drammatiche situazioni di emergenza, procura al religioso una straordinaria stima e popolarità, ben oltre i confini francesi.
Questo impegno umanitario e insieme politico continua anche nei decenni successivi, nel corso dei quali il religioso non ha mai mancato di far sentire la propria voce a sostegno di iniziative di pace e di provvedimenti legislativi per alleviare le sofferenze degli ultimi, anche a costo di entrare per questo in contrasto con ambienti ecclesiastici conservatori.
La morte sopraggiunge nel 2007 a seguito di un’infezione polmonare e il funerale attesta il grande affetto del popolo francese nei suoi confronti.
Il 17 luglio di quest’anno tuttavia Emmaus international, Emmaüs France e Fondation Abbé Pierre hanno emanato un comunicato congiunto in cui vengono riportati i risultati di un’inchiesta indipendente che ha raccolto le testimonianze, ritenute attendibili, di sette donne che hanno denunciato “comportamenti assimilabili ad aggressioni sessuali o molestie sessuali” compiuti dall’ Abbé Pierre fra il 1970 e il 2005.
Il 6 settembre scorso un nuovo comunicato ufficiale delle stesse organizzazioni ha diffuso diciassette ulteriori testimonianze di abusi perpetrati dal religioso in diverse parti del mondo fra gli anni Cinquanta e i primi anni del Duemila. Le vittime sono donne maggiorenni e minorenni, dipendenti, volontarie o assistite delle suddette organizzazioni o appartenenti all’entourage personale del religioso.
Le organizzazioni esprimono la loro piena solidarietà alle vittime a cui si impegnano a offrire ogni genere di assistenza. Inoltre, per tutto l’anno in corso eventuali ulteriori vittime sono invitate a inoltrare le loro denunce.
In attesa di ulteriori sviluppi della vicenda le tre organizzazioni hanno deciso intanto di dissociare, anche formalmente la loro attività dalla figura dell’Abbé Pierre ma al tempo stesso confermano il loro impegno a fianco dei più deboli
La vicenda ha comportato indignazione sia per i fatti denunciati sia perché fa trapelare una diffusa omertà di cui sono responsabili sia ambienti della gerarchia cattolica che ambienti dirigenziali delle organizzazioni che hanno fatto capo alla figura dell’Abbé Pierre.
Lo stesso Papa Francesco, nel corso del volo di ritorno dal suo recente viaggio in Asia, ha espresso la propria indignazione sia per i fatti denunciati sia per l’omertà intorno a essi.
La vicenda colpisce in modo particolarmente doloroso i dipendenti e i volontari che in tutti questi anni hanno partecipato con impegno e abnegazione alle attività delle associazioni che hanno fatto capo al religioso francese; il valore di questo impegno che continua non viene meno ma certo sarà difficile sfuggire a un senso di frustrazione per questo tradimento che oltretutto getta discredito sulle organizzazioni coinvolte. Inoltre, la demolizione dell’immagine di un personaggio universalmente apprezzato non fa che favorire il cinismo e l’indifferenza verso tutte le iniziative di solidarietà in una fase storica in cui esse faticano a incontrare il favore dell’opinione pubblica.
Anche chi, come me, ha partecipato a suo tempo a un campo organizzato da Emmaus alla periferia di Torino, condivide in parte questa tristezza che non può tuttavia cancellare il ricordo di una bella esperienza giovanile, che ha costituito a suo tempo uno dei primi momenti di indipendenza dalla famiglia e di impegno sociale.
A questo senso di delusione e di frustrazione bisogna reagire trovando in noi stessi le ragioni che ci inducono all’impegno sociale e civile, senza legarli a figure mitiche destinate a mostrare, talvolta in misura grave come in questo caso, tutta la loro debolezza umana.
Insomma, parafrasando Bertold Brecht: “Beati i costruttori di pace che non hanno bisogno di eroi”.