“Acqua per la pace”

Questo è il significativo motto scelto dall’Onu per la giornata mondiale dell’acqua che ricorre ogni anno il 22 marzo per sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sull’uso condiviso e responsabile di questa risorsa.

“Quando l’acqua è scarsa o inquinata o quando le persone non hanno un accesso equo ad essa o non lo hanno, le tensioni possono aumentare tra le comunità e I Paesi” sottolinea in un comunicato, l’Agenzia dell’Onu Un Water. https://www.unwater.org/news/un-world-water-development-report-2024-water-prosperity-and-peace

Quando invece è possibile usufruirne in modo condiviso, l’acqua può veicolare prosperità e pace. Nel mondo più di tre miliardi di persone che vivono in 153 Paesi dipendono da risorse idriche di vario genere condivise con i vicini ma solo 24 Paesi hanno sottoscritto accordi per la fruizione comune e pacifica di questo bene fondamentale. Da questo si deduce l’importanza dello sviluppo di una vera e propria “diplomazia dell’acqua” come strumento per garantire la pace.

Una causa non secondaria del conflitto israelo-palestinese è, ad esempio, il controllo esclusivo delle risorse idriche della regione da parte israeliana, funzionale anche all’ espansion nei territori occupati della Cisgiordania. Nella Striscia di Gaza poi, la falda costiera è praticamente esaurita e, prima dell’invasione israeliana, la popolazione di questa zona era costretta a desalinizzare l’acqua o a importarla da fornitori privati, in entrambi i casi sopportando spese notevoli. L’attuale situazione bellica ha ulteriormente peggiorato la situazione al punto che la mancanza di acqua è uno degli elementi della crisi umanitaria che colpisce la popolazione palestinese

Egitto, Sudan ed Etiopia, a loro volta si contendono l’acqua del Nilo azzurro. La costruzione di una grande diga in Etiopia rischia di limitare in modo drastico le risorse idriche degli atri due Paesi. Nel corso dei conflitti spesso le infrastrutture idriche civili sono oggetto di attacchi militari in contrasto con la legislazione vigente in materia di diritti umani.

 Il Rapporto sullo sviluppo idrico delle Nazioni Unite fornisce una serie di indicazioni preziose in merito; nei prossimi trent’anni il consumo dell’”oro blu” è destinato ad aumentare del 30% mentre già oggi un quarto della popolazione mondiale utilizza ogni anno l’80% o più della riserva di acqua dolce rinnovabile disponibile. La scarsa disponibilità di acqua non consente una sufficiente sicurezza igienico-sanitarie a circa tre miliardi e mezzo di persone.

https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000388952_ita

Il riscaldamento climatico sta ulteriormente aggravando, in varie parti del mondo la problematica dell’esistenza stessa e della fruizione equa delle risorse idriche.

Secondo un rapporto di Drought in del novembre 2022, la siccità, che ha già causato   650.000 vittime negli ultimi cinquant’anni, rischia di diventare una minaccia universale. Entro   il 2050 la maggioranza della popolazione mondiale subirà in modo significativo gli effetti della siccità e 700 milioni di persone dovranno abbondonare la loro terra.

Il fenomeno colpisce innanzitutto l’agricoltura, che assorbe il 70% del consumo di acqua dolce ma anche la produzione di energia oltre a impattare pesantemente sulle condizioni igienico sanitarie di intere popolazioni. Anche l’intelligenza artificiale comporta un notevole consumo idrico ma al tempo stesso potrebbe suggerire soluzioni per la riduzione dei consumi

Se l’Africa resta il continente più vulnerabile alle carenze idriche, anche il 17%  degli abitanti dell’Ue soffre già oggi delle conseguenze della crescente siccità.

In Spagna il governo della Catalogna è stato costretto da un devastante siccità a prendere provvedimenti estremi a cominciare dalla drastica riduzione del consumo idrico nella varie attività economiche e nel  fabbisogno individuale..
Anche l’Italia è pesantemente colpita dalle conseguenze in quest’ambito dei cambiamenti climatici; secondo fati forniti dall’Ispra  la disponibilità  idrica del 2023 è inferiore di 1/5 rispetto alla media del periodo 19551-2022 a causa della forte  riduzione delle precipitazioni e della crescente evaporazione.

 Questi fenomeni sono aggravati nella Penisola da un consumo eccessivo, dalla grave inefficienza della rete idrica, dall’inquinamento e dalla scarsa tutela degli ecosistemi acquatici.

Oltretutto, le precipitazioni sono quantitativamente ridotte ma spesso concentrate in molte zone in modo tale da creare non di rado veri e propri fenomeni alluvionali; la messa in atto di provvedimenti non emergenziali ma strutturali al riguardo sarebbe in effetti una delle grandi opere di cui l’Italia ha effettivamente bisogno.

Occorre inoltre battersi contro i processi generalizzati di privatizzazione in atto di questo bene primario che non può essere trattato come una merce qualunque e abbandonato alle turbolenze e agli interessi del cosiddetto libero mercato. Anche in Italia la tendenza alla privatizzazione nonostante il voto popolare contrario espresso dal referendum del 2011, procede, spesso con la complicità di tutte le forze politiche.

In un’epoca in cui il rullo dei tamburi di guerra sembra avere ovunque il sopravvento, anche battersi per il diritto di tutti gli esseri umani a un accesso equo a questa risorsa essenziale può essere un segno in controtendenza in favore della vita e della pace.

 

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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