Anagrafe italiana residenti estero

L’Anagrafe italiana residenti estero (AI.R.E.)  istituita nel 1988 registra tutti gli italiani e le italiane residenti stabilmente all’estero per un periodo superiore a un anno, con l’esclusione di alcune categorie quali il personale dello Stato dislocato nelle istituzioni civili e militari italiane all’estero.

La registrazione riguarda anche i cittadini italiani nati al di fuori dei confini nazionali e comporta contestualmente sia l’inserimento   in un apposito registro nel Comune di domicilio   in Italia sia un’analoga iscrizione presso il Consolato italiano competente nell’area di residenza estera.

L’iscrizione sarebbe in teoria obbligatoria per chi si trova nelle condizioni previste dalla legge ma in realtà molti non si iscrivono per trascuratezza o per convenienza. La mancata iscrizione comporterebbe in teoria sanzioni raramente applicate anche per mancanza di verifiche.

Gli iscritti all’A.I.R.E. perdono infatti il diritto a fruire del Sistema sanitario in Italia, tranne che per i casi di emergenza; tale esclusione si applica anche a chi, riscuotendo un reddito o una pensione erogati dall’Italia, paga regolarmente anche i contributi sanitari senza ricevere un servizio corrispondente.

È notizia di questi giorni che, salvo ravvedimenti dell’ultima ora, la prossima legge di bilancio conterrà il mancato adeguamento all’inflazione limitato alle pensioni maturate in Italia dagli italiani residenti all’estero, una misura chiaramente discriminatoria e probabilmente anticostituzionale.

Gli italiani residenti all’estero, inoltre, se possiedono un’abitazione in Italia, sono soggetti al pagamento dell’Imposta municipale unica (IMU) prevista per le abitazioni secondarie.

L’iscrizione all’A.I.R.E. comporta il diritto di voto per corrispondenza per l’elezione del Parlamento nelle Circoscrizioni Estero e per i referendum abrogativi nazionali. Per chi risiede in un Paese dell’Unione Europea il diritto di voto si estende anche all’elezione del Parlamento europeo. Presso gli uffici consolari è inoltre possibile rinnovare i documenti di identità e la patente di guida nonché espletare una serie di pratiche senza recarsi in Italia.

Tutto bene dunque? Non tanto. 

Oltre ad alcuni vantaggi sopra elencati la registrazione come residenti all’estero per come è attualmente concepita presenta disagi e aspetti sgradevoli.

 L’indirizzo di residenza estera del connazionale iscritto all’A.I.R.E. non viene infatti spesso comunicato a tutte gli enti e le amministrazioni pubblici, creando in tal modo spiacevoli ed evitabilissimi disguidi. 

Oltre al danno economico il cittadino italiano bisognoso di cure sanitarie non di emergenza durante il proprio soggiorno in Italia ha difficoltà a trovare un medico di base disponibile ed è costretto, sempre a pagamento, a ricorrere al pronto soccorso anche per delle banalità, contribuendo oltretutto suo malgrado a intasare inutilmente strutture sanitarie già in difficoltà.

L’obbligo di pagare senza alcuna riduzione l’Imu per l’abitazione secondaria risulta particolarmente odiosa per chi possiede un’abitazione in Italia, magari costruita con qualche sacrificio e si vede equiparato ai connazionali per i quali la seconda abitazione è quella delle vacanze. Spesso oltretutto chi vive all’estero è costretto nel proprio luogo di residenza abituale a vivere in abitazioni in affitto con oneri talvolta pesanti.

L’imposizione dell’Imu induce spesso l’iscritto A.I.R.E. a rinunciare alla propria abitazione in Italia, spezzando un vincolo affettivo ma anche economico con i propri luoghi di origine che in tal modo non può essere nemmeno trasmesso alle generazioni successive. In un momento in cui viene incoraggiato il turismo del ritorno delle persone di origini italiana che desiderano riconnettersi con le proprie zone di origine appare contraddittorio creare difficoltà a chi ha mostrato apertamente la propria volontà di conservare questo legame.

Per quanto poi riguarda i servizi forniti dai Consolati, si tratta di una grossa facilitazione anche se purtroppo i tagli finanziari imposti continuamente da governi di vario orientamento a partire dai primi anni duemila rendono la loro erogazione lenta e difficoltosa.

Di tali tagli risentono pesantemente anche le istituzioni culturali italiane all’Estero che dovrebbero invece essere anch’esse un elemento fondante del legame di chi vive fuori d’Italia con il Paese di origine oltre che una vetrina dell’immagine dell’Italia nel mondo.

Se l’utilità dell’A.I.R.E. è fuori discussione non c’è dubbio che questa istituzione richiederebbe dei cambiamenti profondi; in primo luogo, per attuare   provvedimenti concreti e incisivi, i vari governi italiani dovrebbero avere una considerazione diversa di quella parte rilevante d’Italia che vive fuori dai confini nazionali. 

Gli italiani all’estero, al di là della retorica, non vedono infatti riconosciute molte delle istanze di fondo del loro rapporto culturale e materiale con l’Italia, nonostante il numero degli iscritti all’A.I.R.E. ammonti a oltre sei milioni che equivale a quello di una popolosa regione italiana.

L’istituzione del voto per corrispondenza è stato un provvedimento importante che va nella giusta direzione ma il suo peso nel contesto nazionale risulta troppo esiguo data la composizione delle Circoscrizioni estero. Al riguardo esistono da anni proposte di riforma che però non trovano attuazione concreta.

La rete consolare, il cui smantellamento ha avuto il massimo impulso in una fase in cui molti emigrati rientravano in Italia, non corrisponde più alle esigenze di un’emigrazione dall’Italia che invece è tornata di nuovo a crescere.

Insomma, una necessaria riforma dell’A.I.R.E., volta a renderla più utile e funzionale passa necessariamente per un ripensamento del rapporto delle istituzioni italiane con l’Italia fuori d’Italia.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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