La fragile tregua stipulata a Gaza ha comportato anche uno scambio fra gli ostaggi israeliani ancora in mano ad Hamas e alcuni palestinesi detenuti nelle carceri israeliane.
Fra questi ultimi è stato liberato anche lo scrittore Bassem Khandaqji, arrestato nel 2004 e successivamente condannato a tre ergastoli con l’accusa di complicità in un attentato avvenuto a Tel Aviv il primo novembre dello stesso anno. L’attentato provocò tre morti e fu rivendicato dal Fronte popolare per la liberazione della Palestina. Secondo lo Human Rights Council dell’Onu Bassem fu giudicato “in modo improprio” da un tribunale militare in regime di occupazione, con grosse limitazioni nell’esercizio dei propri diritti di difesa.
Dopo la liberazione Bassem è stato esiliato in Egitto e ha denunciato condizioni di detenzione segnate da continui maltrattamenti, comuni del resto a molt* altr* prigionier* palestinesi. In carcere Bassem ha completato i propri studi universitari e ha scritto quattro romanzi, due raccolte di poesie e un cospicuo numero di articoli, tutto materiale prodotto e fatto uscire clandestinamente all’esterno. Una maschera color del cielo è il romanzo che lo ha fatto conoscere in tutto il mondo; nel 2024 è stato insignito del Prize for Arabic fiction,il più prestigioso riconoscimento letterario per la lingua araba.
https://www.edizionieo.it/book/9788833577951/una-maschera-color-del-cielo
Il protagonista Nur è, con evidenti riferimenti autobiografici dell’autore, un rifugiato palestinese in un campo profughi presso Ramallah; il giovane ha conseguito una laurea in archeologia e sta scrivendo un romanzo incentrato sulla figura di Maria Maddalena, attingendo ampiamente ai Vangeli gnostici.
Il ritrovamento casuale in un abito acquistato in un mercatino del documento di identità di un suo coetaneo, gli suggerisce l’idea di operare una falsificazione, spacciandosi per ebreo israeliano. L’assunzione della nuova identità è favorita dal suo aspetto fisico e dalla perfetta conoscenza della lingua ebraica. In tal modo Nur, che assume il nome di Ur, può muoversi liberamente e partecipare a spedizioni archeologiche che altrimenti gli sarebbero interdette; il titolo del romanzo allude appunto alla conquista di questa effimera libertà consentita dal possesso di un documento di identità israeliano di color azzurro. Decide perciò di partecipare a una spedizione archeologica che si svolgerà oltretutto nei luoghi, legati alla figura della Maddalena dove intende ambientare il suo romanzo. Questi luoghi sono anche quelli da cui nel 1948 partì uno degli episodi principali della Nabka, la cacciata dei palestinesi dalle loro terre.
Gli insediamenti israeliani sorgono sulle rovine dei precedenti villaggi palestinesi la cui memoria è completamente seppellita, non solo fisicamente ma anche nel racconto dell’epopea sionista che Nur/Ur è costretto a vivere con profondo disagio, anche nel racconto di chi lo circonda durante gli scavi. Questa riflessione si collega con l’interesse continuamente ricorrente nel racconto, per la figura della Maddalena, interpretata dal protagonista non secondo l’ortodossia ecclesiastica bensì, riallacciandosi a una tradizione apocrifa. Maddalena si presenta come testimone degli sconfitti che però fanno del ricordo coltivato ostinatamente, una forma di resistenza.
Maddalena, infatti, è la prima a vedere il sepolcro vuoto, è testimone dell’assenza, di ciò che non c’è più, alla cui ricerca, tuttavia, non rinuncia contro ogni evidenza. Nello stesso modo oggi i palestinesi vedono la loro identità minacciata ma al tempo stesso la sua irrinunciabile salvaguardia costituisce una forma di resistenza e di ribellione. Il confronto con la realtà della condizione palestinese avviene anche attraverso un continuo dialogo interiore fra la vera identità di Nur in quanto arabo palestinese e quella. in qualche modo viva e presente, dell’ebreo israeliano di cui ha assunto l’identità fittizia.
Nei momenti di libertà dal lavoro Nur si confronta anche a distanza con il suo amico Murad, brutalmente arrestato tempo prima. mentre era in sua compagnia. Quanto le riflessioni di Nur corrispondano alla maturazione personale dello scrittore è testimoniato dall’intervista pubblicata da Repubblica pochi giorni dopo la scarcerazione.
“All’inizio degli anni Duemila c’è stata una gigantesca aggressione contro il popolo palestinese. Io ero un giovane uomo e ho scelto di partecipare alla lotta contro l’occupazione e contro l’esercito israeliano. (…) Oggi sono cambiato. Oggi possiamo fare altro, c’è un altro tipo di resistenza, altri modi di lottare contro questa occupazione: il mio libro lo dimostra”. Bassem è convinto che il piano di pace abbia il merito di aver fermato il genocidio a Gaza ma che quanto al resto sia “la visione di Trump” di cui i palestinesi non si possono fidare.
La soluzione dei due Stati non è più praticabile in quanto gli israeliani si sono impossessati di Gerusalemme Est e hanno consentito ai coloni di impadronirsi delle terre migliori della Cisgiordania. L’unica soluzione possibile per cui battersi è quella di un unico stato che garantisca a palestinesi e israeliani gli stessi diritti e la stessa libertà. Per questo sarà necessario “un nuovo quadro etico fra i due popoli „a partire da quello che pensano i palestinesi ma anche con il contributo di tutti coloro che si battono contro il razzismo e il colonialismo, anche fra gli ebrei.
 
				 
															

