Clima: il momento di agire è adesso

“L’umanità è in bilico su un sottile strato di ghiaccio che si sta sciogliendo rapidamente” ha dichiarato Antonio Guterres commentando il Rapporto di valutazione del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (Ipcc) di cui   è stato ora pubblicato un documento di sintesi, anche in italiano.

https://ipccitalia.cmcc.it/climate-change-2023-ar6-rapporto-di-sintesi/

Il Rapporto, pubblicato nove anni dopo il precedente, è frutto del lavoro  di scienziati  di tutto il mondo  ed è stato sottoscritto  da 195 Paesi; l’obiettivo  per i suoi  estensori  di conseguire un consenso universale è stato raggiunto al prezzo di lunghe discussioni e di compromessi in un difficile equilibrio fra oggettive risultanze scientifiche ed esigenze politiche.

Come in precedenza, è emerso il contrasto fra Paesi ricchi che sono anche i massimi responsabili delle emissioni e i Paesi poveri che, se da un lato sono spesso vittime dei fenomeni legati al clima, dall’altra hanno difficoltà a conciliare il loro bisogno di sviluppo con la limitazione delle emissioni; questa differenza ha naturalmente complicato l’individuazione di misure condivise da mettere in atto immediatamente.

Il rapporto conferma la drammaticità della situazione climatica e ribadisce l’evidenza scientifica dell’impatto negativo dell’emissione di gas serra prodotta dall’attività umana rispetto al riscaldamento climatico, dovuto in gran parte al perdurante massiccio ricorso ai combustibili fossili.

Gli estensori hanno compiuto lo sforzo non solo di rinnovare l’allarme in materia    ma anche di indicare i possibili interventi utili e necessari almeno ad attenuare la portata dei fenomeni in atto   le cui conseguenze   colpiscono già soprattutto le regioni più fragili del Pianeta.

Per raggiungere l’obiettivo fissato a Parigi nel 2015 di limitare a 1,5° il riscaldamento medio globale, legato a un dimezzamento delle emissioni di gas serra entro il 2030, è necessario un rinnovato e immediato impegno internazionale.
Il pieno raggiungimento di tale obiettivo i implica inoltre che si arrivi a emissioni zero, cioè a una totale eliminazione di emissioni di CO2 entro il 2050 mentre entro il 2030 le emissioni dovrebbero essere ridotte del 43%. Accanto alla riduzione delle emissioni sarà necessario sia incrementare l’assorbimento naturale di CO2 sia verificare la possibilità di utilizzare tecnologie sicure per la sua cattura.

Il Rapporto presenta diversi scenari possibili per procedere in questa direzione prendendo in considerazione i vari settori della vita e delle attività umane e mettendo in rilievo il ruolo importante che potranno assumere le innovazioni tecnologiche.

Il settore energetico che coinvolge tutti gli altri settori e che causa attualmente un   terzo delle emissioni totali imporrà interventi importanti per incrementare ulteriormente l’uso di energie alternative in misura ancora maggiore di quanto già sta avvenendo.

Per quanto riguarda i trasporti il Rapporto si concentra sulla possibilità di ridurre la domanda mentre viene valorizzata la funzione dei veicoli elettrici, rispetto ai quali si auspicano progressi nella produzione delle batterie. Attualmente l’uso dell’energia fotovoltaica e di quella eolica ha costi analoghi a quello dei combustibili fossili con diversità al riguardo nelle varie regioni del mondo; questo favorisce un importante e generalizzato aumento nell’uso di queste energie pulite.

L’industria imporrà, nel settore edilizio, scelte innovative riguardo ai materiali utilizzati, al riciclo e alla minimizzazione degli sprechi che potrebbero comportare anche notevoli benefici economici.

Nelle aree urbane si sottolinea l’importanza della produzione e del consumo sostenibile dei beni e dei servizi, dell’elettrificazione dei trasporti e della messa in atto di azioni di assorbimento dell’anidride carbonica.

Per la prima volta il rapporto dà importanza alla domanda e ai comportamenti individuali a cui viene attribuito un ruolo   significativo per la totale decarbonizzazione a condizione che essi siano sostenuti da importanti investimenti nelle infrastrutture.

I sistemi politici sono chiamati a fare la loro parte, elaborando politiche in grado di affrontare i problemi in modo globale.

Il settore agroforestale può contribuire in modo significativo all’ assorbimento di CO2 e fornire inoltre materie prime per la mitigazione climatica in altri settori. La deforestazione al contrario comporta un aumento delle emissioni e riguarda soprattutto regioni povere in cui spesso avviene per l’acquisizione di terreni agricoli necessari alla sopravvivenza delle popolazioni; la lotta alla deforestazione dovrà dunque colpire la speculazione ma essere anche compatibile con la sicurezza alimentare delle popolazioni coinvolte.

Anche dal lato della domanda vi sono margini di miglioramento quali in primo luogo il passaggio a diete sane e sostenibili e una riduzione degli sprechi alimentari. Importante anche la produzione di bioenergia con cattura e sequestro di carbonio anche se la tecnologia al riguardo ha ancora costi molto elevati.

 Gli edifici, a loro volta, sono causa di   emissioni dirette dovute ad esempio ai sistemi di riscaldamento e indirette dovute alle tecniche edilizie, riguardo alle quali si pone senz’altro il problema di ridurre l’impiego di cemento e acciaio. Le emissioni sono in aumento   per la richiesta di maggior spazio disponibile per ciascun abitante, per l’aumento della popolazione e per la maggiore elargizione di servizi. nonostante un’efficienza energetica crescente. Naturalmente esistono notevoli differenze anche nel campo dell’efficienza energetica fra le varie zone del mondo in rapporto al loro sviluppo economico e questo pone ovviamente un problema di giustizia climatica e di sviluppo sostenibile che consentano di colmare gradualmente questo divario.

Si tratterà poi di limitare, soprattutto nei Paesi più sviluppati, la domanda di superfluo per quanto riguarda l’utilizzazione degli spazi, ottimizzando anche la creazione e l’utilizzazione di quelli comuni.

Nella costruzione di edifici nuovi o nei lavori di ristrutturazione naturalmente dovranno essere rigorosamente seguiti criteri di efficienza energetica.

Appare evidente l’urgente necessità di adeguate competenze tecnologiche per gli operatori del settore   oltre che di importanti finanziamenti pubblici e di autonomia decisionale dei livelli politici locali più vicini ai cittadini.

Il Rapporto mostra nel complesso un relativo ottimismo per quanto riguarda l’esistenza di tecnologie adeguate, oltretutto suscettibili di continui miglioramenti, per conseguire gli auspicati obiettivi di mitigazione climatica ma sottolinea altresì la necessità di consistenti e solleciti impegni finanziari che consentano interventi immediati dato che il fattore tempo assume un’importanza decisiva.

La pandemia e le tensioni internazionali sembrano aver fatto passare in secondo piano nell’opinione pubblica e nell’azione dei governi le emergenze ambientali che invece conservano tutta la loro urgenza. In particolare poi i problemi oggettivi di approvvigionamento  e le speculazioni nel mercato energetico hanno indotto molti governi a rallentare se non addirittura a invertire il processo di progressivo abbandono dei combustibili fossili; si pensi,  per fare solo alcuni esempi, alla decisione del governo tedesco e di quello cinese di rilanciare l’uso del carbone come fonte energetica oppure al fatto che il Presidente Usa, contravvenendo alle promesse elettorali, abbia dato il via libera alle trivellazioni petrolifere in Alaska.

Bisogna insomma scongiurare il rischio che anche quest’ultima chiamata all’azione.

che si regge su basi scientificamente solide, risulti ancora una volta inascoltata; può essere utile evidenziare    che i mutamenti necessari per contrastare la crisi climatica possono contribuire a una migliore qualità della vita per tutti e alla creazione di nuove opportunità di lavoro.

Già negli anni Novanta Alexander Langer sosteneva infatti che “la conversione ecologica potrà affermarsi solo se risulterà socialmente desiderabile”

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