Costruire il futuro con migranti e rifugiati

Questo è il titolo del rapporto annuale presentato il 13 dicembre scorso dalla Fondazione Migrantes, un organismo pastorale della Conferenza episcopale italiana. https://www.migrantes.it/il-diritto-dasilo-report-2022-costruire-il-futuro-con-i-migranti-e-i-rifugiati/

Il rapporto fornisce un quadro tanto dettagliato quanto allarmante delle migrazioni forzate causate da guerre e da varie situazioni di emergenza; le persone in fuga da guerre o catastrofi sono circa cento milioni, il numero più alto mai registrato.

L’ Europa, in cui solo una minima parte di queste persone trova rifugio, presenta un quadro contraddittorio; il 2022 è stato l’anno dell’aggressione russa all’Ucraina che ha visto l’Unione europea accordare generosamente, fino all’inizio di ottobre, la protezione temporanea a 4.400.000 persone.

Ma al tempo stesso i Paesi dell’Ue, con una politica che le istituzioni comunitarie hanno avallato e sostenuto, hanno continuato a fare di tutto per tenere fuori dai confini europei poche migliaia di migranti provenienti da altri Paesi e altrettanto bisognosi di protezione.

Per loro l’Europa ha mostrato il volto arcigno e spesso mortifero di una fortezza inespugnabile da difendere anche a costo di calpestare quei diritti umani di cui si fa spesso paladina.

“L’ Italia non può fare tutto da sola”; questo è il ritornello che i governanti italiani di ogni colore politico hanno intonato in tutti questi anni ma le cifre rivelano una realtà diversa.

Secondo dati dell’UNHCR, l’Organizzazione dell’Onu per i rifugiati, a giugno dell’anno in corso, l’Italia ospitava 296.000 rifugiati contro i 613.000 della Francia e i 2.235.000 della Germnia.

La Svizzera, a sua volta, secondo i dati forniti dalla Sem, l’organo confederale che si occupa delle migrazioni, ha accolto quest’anno 70.000 rifugiati provenienti dall’Ucraina, 24.000 da altri Paesi, soprattutto Siria e Afghanistan, oltre a mille provenienti da campi profughi e inseriti in un progetto pluriennale di ricollocamento che il governo di Berna ha tuttavia deciso di sospendere si spera provvisoriamente . A monte di ogni valutazione resta la vergogna della mancanza, da parte dei singoli Paesi europei e delle istituzioni comunitarie,   di un programma di salvataggio e accoglienza che impedisca le quotidiane morti in mare o la degradante condizione dell’inferno libico.

Il 9 e il 10 dicembre scorsi, in occasione della Giornata Mondiale dei diritti umani, si sono svolte a Ginevra una serie di iniziative organizzate dal movimento Refugees in Lybia, e da vari movimenti di solidarietà.

Il movimento Refugees in Lybia è composto da persone che sono fuggite dai campi di detenzione libica e da altre che sono riuscite a scappare  ma portano ancora i segni fisici e psichici della detenzione.

L’iniziativa ha avuto lo scopo dichiarato di sollecitare un intervento concreto dell’UNHCR, che ha sede nella città svizzera, nei confronti dei profughi detenuti illegalmente e in condizioni disumane in Libia e in altri Paesi africani, reclamandone l’evacuazione in modo sicuro e legale e l’attuazione nei loro confronti di progetti di protezione e accoglienza.

I manifestanti hanno inoltre denunciato il Memorandum Italia-Libia, recentemente rinnovato tramite il quale il governo italiano di fatto finanzia la detenzione e il respingimento illegale dei migranti in Libia da parte delle sedicenti autorità libiche e della cosiddetta guardia costiera del Paese nordafricano.

La situazione sconfortante delle politiche migratorie europee è purtroppo sostenuta   attualmente da un largo consenso delle opinioni pubbliche dei vari Paesi, senza spostare il quale politiche diverse in materia diventano pure petizioni di principio.

Ma il consenso politico non è un dato astratto e immutabile ma una costruzione lenta e paziente che comincia dalla diffusione di un’informazione corretta, con dati reali che, come abbiamo visto, smentiscono l’emotività creata ad arte da chi propaganda consapevolmente la sensazione di un’Europa invasa dai migranti.  

Le forze politiche che si dichiarano favorevoli a politiche di accoglienza devono passare dalle parole ai fatti, impegnandosi in primo luogo  a elaborare  proposte per la creazione di flussi migratori legali e regolari e a promuovere politiche inclusive quali migliore antidoto all’indifferenza e alla xenofobia; la solidarietà non può essere una bandierina da sventolare in campagna elettorale, salvo poi, una volta raggiunto il potere, praticare politiche del tutto simili, nella sostanza a quelle criticate fino a quel momento.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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