Hanno fatto il giro del mondo le immagini raccapriccianti diffuse dal governo degli Stati Uniti di migranti non in possesso di un regolare permesso di soggiorno trascinati in catene su un aereo che con destinazione Guatemala, loro Paese di origine.
Volenterosi agiografi del pensiero trumpiano si sono affrettati a spiegare che quella mostrata dalla foto è la realtà quotidiana che regola le espulsioni dagli Usa.
A questo si accompagna la discussione sull’esatta traduzione del termina deportation usato da Trump per la sua campagna di espulsioni di massa di persone immigrate definite illegali ma spesso inserite nella realtà economica del Paese, magari come lavoratori al nero particolarmente utili per incrementare i profitti di chi li sfrutta. Il termine deportation, infatti indica propriamente l’espulsione da un Paese di chi non ha formalmente il diritto di restarci e quindi in sostanza sarebbe un atto giustificabile da un punto di vista legale.
Al di là di ogni disquisizione linguistica sono proprio le politiche e i metodi praticati da Trump a conferire di fatto al termine deportation quella connotazione sinistra che ha in italiano la parola deportazione o, ancora di più, per evidenti motivi storici, Deportation in tedesco.
La tesi di Donald Trump secondo cui i provvedimenti in atto siano in gran parte espulsioni di criminali appare molto discutibile alla luce del racconto di come stanno avvenendo negli Usa, dopo la sua rielezione, vere e proprie razzie delle persone da espellere. Il sindaco democratico di Newark ha descritto un’irruzione da parte di agenti dell’Ice, l’agenzia federale responsabile del controllo dell’immigrazione, avvenuta in un locale della sua città con il conseguente arresto di persone non in possesso di documenti validi. Naturalmente il primo criterio adottato da questi solerti funzionari per fermare una persona è il colore della pelle e nemmeno chi è entrato negli Usa con un canale legale durante la Presidenza Biden può considerarsi al sicuro.
Uno dei primi decreti firmati da Trump ha sancito del resto l’abolizione dello ius soli per cui chi nasceva nel territorio Usa era automaticamente considerato cittadino americano, un principio di civiltà sancito dalla Costituzione federale fin dalla fine della Guerra Civile per garantire i diritti dei discendenti degli schiavi liberati. La foto pubblicata dal governo federale è chiaramente costruita con una precisa regia e ha uno scopo politico preciso; mostrare la decisione della nuova Amministrazione nell’ attuare da subito una delle promesse elettorali ma indica al tempo stesso l’orgoglio dei nuovi governanti americani di agire contro persone, che in gran parte non hanno fatto nulla di male, con l’ostentazione di una cattiveria contrabbandata per autorevolezza. Le persone immigrate potenzialmente oggetto dei provvedimenti di Trump sono circa undici milioni e appare ovvio che difficilmente si arriverà nemmeno lontanamente a espellere un numero così alto di immigrati dato che oltretutto una tale misura finirebbe per colpire a morte determinati settori economici; metà della forza lavoro agricola statunitense, ad esempio, è costituita da lavoratori non in possesso di un regolare permesso di soggiorno. Ma intanto far credere che tutti gli immigrati “clandestini” verranno cacciati, mostrando un esempio plateale di deportation appare come un riuscito espediente propagandistico
La palese demagogia dell’ostentazione della violenza spacciata per autorevolezza serve a trasmettere un messaggio di piena e decisa attuazione di un provvedimento purtroppo gradito all’elettorato americano non solo di destra, sapientemente indotto a individuare nel migrante il capro espiatorio di tutte le proprie frustrazioni.
Purtroppo, la politica di Trump si inserisce in un trend mondiale di politiche migratorie discriminatorie e violente di cui non mancano esempi quotidiani.
È ancora vivo lo sconcerto per la liberazione in Italia del torturatore libico Najeem Almasri, inseguito da un mandato di cattura della Corte Penale internazionale, la cui vicenda ha messo in luce gli oscuri accordi fra Italia e Libia per evitare con qualsiasi mezzo gli sbarchi di migranti in Italia. In Germania si è verificato un accordo fra forze centriste e l’estrema destra neonazista che ha permesso l’approvazione di una mozione che inasprisce le misure antimigranti, in palese violazione delle leggi internazionali in materia di diritto d’asilo.
Le forze sociali e politiche che si oppongono a questa deriva devono rapidamente attrezzarsi a contrastarla in modo più incisivo mentre finora si sono spesso limitate o a scimmiottare le politiche della destra, sperando inutilmente di rubarle consenso o, nel migliore dei casi, hanno espresso la propria indignazione, palesando al tempo stesso la propria impotenza,
Si tratta invece di agire con costanza e coerenza, senza inseguire l’ultimo sondaggio e nella convinzione che le risposte finora fornite ai fenomeni migratori alla lunga si mostreranno a fallimentari.
In primo luogo, non si deve più cedere alla tentazione di perseguire iniziative di corto respiro che in qualche modo ledano i diritti e la dignità umani in cambio di un illusorio e fugace consenso dell’opinione pubblica.
Si tratta di intraprendere invece iniziative che oltre a rispettare la dignità umana possano essere anche socialmente accettabili o perfino vantaggiose per le collettività di accoglienza.
Un nuovo approccio potrebbe prendere lo spunto da una battaglia per la regolarizzazione di tutti quei lavoratori al nero che, in misura diversa, sostengono come manovalanza a basso costo settori fondamentali dell’economia
Questo sarebbe un aspetto importante di lotta allo sfruttamento del lavoro nero che comporterebbe in un primo momento aumenti nel costo della manodopera ma, oltre a garantire la dignità della e persone e a eliminare qualsiasi forma di concorrenza sleale nel mercato del lavoro. porterebbe vantaggi sul piano fiscale e del sistema pensionistico.
Indispensabile appare anche l’attuazione di una serie di provvedimenti specifici, quali ad esempio il miglioramento dei servizi sociali per tutti nelle zone in cui la convivenza fra immigrati e italiani poveri può creare situazioni di attrito da combattere e non certo da strumentalizzare politicamente.
Eventuali inevitabili rimpatri di persone non in possesso di permesso di soggiorno dovranno avvenire nel rispetto dei diritti e con politiche di sostegno ai Paesi da cui i migranti provengono.
L’unico modo per invertire un trend che un po’ tutti i Paesi sviluppati, a partire da politiche migratorie discriminanti, rischia di mettere in crisi le istituzioni democratiche è contrapporre alle politiche di corto respiro delle destre, politiche di integrazione dei migranti e di regolazione dei flussi migratori che devono essere sottratti davvero e non a parole al controllo dei trafficanti di uomini e delle mafie del mercato del lavoro.
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