Giorno della memoria: i Triangoli rossi

“Ogni Giorno della memoria (…) si parla molto di Auschwitz, si parla di Birkenau o Treblinka , di Buchenwald o di Mauthausen , ma quasi mai di Dora-Mittelbau , di Natzweiler-Struhof e altri campi riservati ai Triangoli rossi, i detenuti politici” Così  si esprime  il  grande scrittore italo-sloveno Boris Pahor che si è battuto con i suoi scritti per un giusto riconoscimento, non solo nel Giorno della memoria, per i deportati politici nei campi di concentramento nazisti. https://www.giunti.it/catalogo/triangoli-rossi-i-campi-di-concentramento-dimenticati-9788845279454

Lo stesso Pahor fu imprigionato per essersi unito alle truppe partigiane slovene, rifiutandosi  di combattere con i nazifascisti  dopo l’8 settembre.

Nel 1944 fu catturato dai domobranci, i collaborazionisti fascisti sloveni, incarcerato, torturato dalla Gestapo e deportato in vari campi di concentramento in Germania e in Francia.

Sopravvisse ai campi di concentramento ma dovette superare vari problemi di salute prima di poter ritornare nella sua Trieste.

Si parla poco in effetti dei campi di Dora-Mittelbau in Turingia, di quello di Natzweiler Struhof in Alsazia e di altri in cui erano detenuti soprattutto Triangoli rossi.

Non si tratta solo di tributare un giusto riconoscimento formale ai detenuti politici del nazismo ma di valorizzare il fatto che   in tutti i Paesi europei, compresi quelli dominati dai nazifascisti, ci fu una coraggiosa opposizione   alla barbarie. Nei campi di concentramento in cui erano presenti i detenuti politici tentarono in vario modo di tenere in vita forme di organizzazione politica e culturale oltre a forme embrionali di resistenza che produssero   anche   azioni di sabotaggio, pagate anche con la vita, soprattutto nei luoghi dove i Triangoli rossi erano  costretti a collaborare per l’industria bellica tedesca.

I motivi di un adeguato riconoscimento, a cui ora si si sta in parte cercando di porre rimedio, all’azione e al sacrificio dei detenuti politici sono molteplici. Gran parte della  stessa storiografia antifascista si è occupata poco de Triangoli rossi e questo è dovuto anche all’eterogeneità della composizione di questo gruppo; con il triangolo rosso   venivano  contrassegnati infatti sia  i militanti politici che i partigiani antifascisti, gli scioperanti, i renitenti alla leva, coloro che avevano aiutato gli ebrei, i  militari che avevano abbandonato gli eserciti fascisti, fenomeno  che riguardò  in particolare misura i militari italiani   dopo l’8 settembre del ’43 . Con il progredire dell’avanzata tedesca verso est inoltre molti appartenenti alle varie nazionalità slave, particolarmente disprezzate dai nazisti, venivano genericamente classificati con questo contrassegno. In genere i detenuti politici dei vari campi non erano desinati immediatamente allo sterminio ma utilizzati in disumani lavori forzati    che ne fiaccavano rapidamente la resistenza psicofisica anche a causa della denutrizione e  delle condizioni igieniche disastrose nei campi.

Una sorta di omertà politica ha avvolto in particolare  le vicende del campo di Dora dove venivano costruite le temibili V2 ideate da Wernehr von Braun, il quale, dopo la guerra, divenne cittadino statunitense passando quindi  al sevizio degli Usa senza dover giustificare il suo passato  di criminale nazista; sottolineare le atrocità del campo di Dora ma anche l’eroismo dei sabotatori delle armi tedesche avrebbe significato, nell’immediato dopoguerra, gettare un’ombra sulla figura dello scienziato tedesco e mettere in discussione il cinico pragmatismo con cui veniva ignorato il suo passato.

Per fortuna il governo tedesco ha deciso col tempo di rompere questo silenzio rendendo note le vicende di questo campo   attraverso la creazione di un apposito Memoriale come centro di memoria ma anche di studio.

Va dato atto, inoltre, al governo francese di aver i a sua volta istituito, dove sorgeva il campo di Natzweiler, un analogo Memoriale.

 Si calcola che durante l’intera durata del regime nazista nei campi siano stati internati 13 milioni di deportati, sei dei quali ebrei e gli altri sette appartenenti alle altre categorie in cui i nazisti avevano meticolosamente suddiviso le varie categorie di deportati, ognuna contrassegnata da un triangolo di colore diverso; oltre agli ebrei  e  ai politici nei campi furono internati rom e sinti, omosessuali, testimoni di Geova, i cosiddetti  asociali, gli emigrati inizialmente  fuggiti dalla Germania in quanto oppositori del nazismo, i delinquenti comuni Naturalmente la rigida suddivisione in categorie decisa dalla follia organizzativa nazista risultava in parte schematica, costruita su presupposti ideologici e spesso poco corrispondente alla realtà.

Il primo campo di concentramento nazista fu creato a Dachau, nei pressi di Monaco di Baviera. nel 1933, subito dopo l’avvento di Hitler al potere e vi furono deportati inizialmente oppositori politici del regime. Il campo di Dachau servì ai nazisti da orribile modello per la realizzazione dei successivi campi di concentramento e di sterminio.

In Italia furono poi creati anche dai fascisti dei campi di concentramento per detenuti politici senza contrassegni particolari ma con condizioni di detenzione altrettanto dure.

Questa realtà è stata completamente rimossa dopo la fine del fascismo e non viene mai ricordata nelle commemorazioni ufficiali né esiste alcun memoriale analogo a quelli realizzati in alcuni campi nazisti; fare piena luce anche sulla realtà di questi campi sarebbe una parte di quel processo di rielaborazione di un periodo tragico della storia italiana che, come sappiamo, non è mai avvenuto pienamente. Questa rielaborazione del passato fascista   utile per definire compiutamente l’identità italiana dovrebbe essere il frutto di una pratica antifascista capace di incidere sul presente.

Dunque, al pericolo che il Giorno della memoria diventi una stanca celebrazione retorica, ci si può opporre anche dando il giusto rilievo a coloro che si opposero in varie forme al nazifascismo, collegando la loro lotta e il loro sacrificio a quello di chi anche oggi lotta e muore per reagire a regimi oppressivi.

 

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