Hamas

Il pogrom del 7 ottobre del 2023, che ha avuto come responsabile principale l’ala militare di Hamas, è stato un evento terribile che Gad Lerner ha paragonato all’eccidio nazista di Marzabotto. Inoltre, ha fornito al governo israeliano il pretesto per iniziare l’invasione della Striscia di Gaza con le modalità di un vero e proprio genocidio.

In sostanza il popolo palestinese di Gaza ma anche della Cisgiordania è risultato la vera vittima degli atti terroristici e della repressione israeliana. Risulta perciò importante capire le origini di questa situazione e in particolare il ruolo assunto dal movimento islamista nella vicenda irrisolta della questione palestinese. Limitarsi a una condanna del terrorismo senza cercare di capirne le radici è un atteggiamento sterile da cui si può tentare di uscire analizzando la storia di Hamas e cercando anche di comprendere i motivi per cui le caratteristiche storicamente laiche della società e della resistenza palestinese abbiano progressivamente ceduto il campo all’affermazione di un islamismo con precipue caratteristiche di nazionalismo palestinese.

Un aiuto prezioso a questo proposito ci viene dall’opera di Paola Caridi che in un suo ponderoso saggio, frutto di anni di indagine sul campo, recentemente aggiornato , ha tracciato un quadro esauriente della storia del movimento islamista

.https://www.feltrinellieditore.it/opera/hamas-1/

Paola Caridi, giornalista freelance e storica del Medioriente è stata fra l’altro inviata dal Cairo e da Gerusalemme, collaborando con numerose testate giornalistiche. I suoi frequenti   e competenti interventi nel dibattito sulla questione palestinese sono caratterizzati dalla adesione alla causa della liberazione di questo popolo, senza tuttavia mai perdere un approccio critico ai problemi e senza lesinare critiche anche aspre ai dirigenti palestinesi,

Hamas nacque negli anni ‘’80 come una costola dei Fratelli musulmani, dedicandosi inizialmente soprattutto a interventi di assistenza sociale e sanitaria e nel campo dell’istruzione e dell’appoggio a tutte le forme di vita comunitaria. Questi obiettivi  vennero ritenuti fondamentali almeno fino allo scoppio della prima Intifada (“rivolta”), in cui invece l’appoggio alla lotta di liberazione divenne esplicito. In questo contesto nel 1987 avvenne la fondazione ufficiale di Hamas la cui ala militare ha sempre costituito un elemento essenziale dotato di una certa autonomia. Il movimento non si è mai tuttavia caratterizzato esclusivamente per la sua attività militare ma ha sempre mostrato  una precisa identità ideologica e culturale, creando e consolidando nel tempo la sua presenza in tutti i territori palestinesi ma soprattutto a Gaza dove ha costruito  una articolata struttura amministrativa.

 La religione e la cultura islamica vengono da sempre   letti e interpretati da Hamas come un fattore di identità del popolo palestinese. Hamas in arabo significa “zelo”, “spirito combattente” ed è acronimo di “Movimento per la resistenza islamica

La complessa presenza all’interno della società palestinese accrebbe notevolmente la popolarità del Movimento anche di fronte a una crescente corruzione all’interno dell’Autorità nazionale palestinese e a un’incapacità di quest’ultima di opporre un’adeguata resistenza all’oppressione israeliana.

 I rapporti di Hamas con Israele sono sempre stati caratterizzati da fasi di conflitto acuto, segnato da ripetute azioni terroristiche e da periodi di tregua nei quali tuttavia non è mai avvenuta la rinuncia al principio della lotta armata. Particolarmente travagliato il dibattito interno ad Hamas sulla presenza politica all’interno delle istituzioni palestinesi, culminato con la partecipazione alle elezioni del 2006 che decretarono per il movimento islamista   un autentico trionfo, le cui dimensioni superarono   le attese dei suoi stessi dirigenti, costringendoli ad assumere responsabilità amministrative a cui non si mostrarono adeguatamente preparati.

In questa fase sarebbe forse stata possibile un’evoluzione di Hamas verso un maggiore realismo politico anche nei confronti di Israele, il cui diritto all’esistenza non è mai stato mai stato riconosciuto dal movimento islamista che anche per questo è stato dichiarato  dagli Stati occidentali come organizzazione terroristica. A questa mancata possibile evoluzione hanno contribuito le sanguinose rivalità fra le forze palestinesi, alimentata da forze straniere; Israele ha avuto una responsabilità importante nella radicalizzazione del Movimento, favorendo il suo radicamento a Gaza in funzione di opposizione all’ANP, salvo poi doversi confrontare con le sue azioni terroristiche e con i suoi attacchi missilistici,

Ne è conseguita una drammatica rottura fra Hamas che ha amministrato Gaza fino all’inizio dell’invasione israeliano mentre Fatah è rimasta prevalente in Cisgiordania. L’abbandono della Striscia da parte di Israele nel 2005 ha favorito ulteriormente il radicamento di Hamas in una situazione in cui questo territorio formalmente abbandonato dalla presenza israeliana ha subito in realtà un totale strangolamento civile ed economico che ha favorito l’involuzione militarista e integralista del movimento islamista.

La sanguinosa divisione fra i palestinesi pesa come un macigno sulle sorti di questo popolo  ed è un ulteriore ostacolo alla già difficilissima creazione di uno stato indipendente tanto più che una presenza dei rappresentanti palestinesi  è indispensabile per qualsiasi ragionevole soluzione del conflitto.

Il libro di Caridi appare un contributo fondamentale per comprendere alcuni nodi fondamentali della questione palestinese, per la quale non si intravedono soluzioni accettabili. Paola Caridi riesce ad affrontare con equilibrio questioni scottanti ma ineludibili riuscendo a fornire al lettore strumenti indispensabili di comprensione con uno stile giornalistico accessibile ma mai superficiale.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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