I diritti negati: il Rapporto di Amnesty International

I diritti umani e lo Stato di diritto soffrono di una perdurante crisi come conferma il Rapporto annuale di Amnesty International.
L’aggressione russa all’ Ucraina è di per sé una grave violazione del diritto internazionale ed è costellata da una serie di crimini contro l’umanità che hanno portato all’incriminazione di Putin da parte della Corte penale internazionale.

La guerra ha anche aggravato la crisi energetica e colpito il sistema mondiale di produzione   e distribuzione dei beni alimentari, fenomeni che si ripercuotono in particolare sulle popolazioni più fragili. In questo come in casi analoghi, la possibile azione dell’Onu è paralizzata dalla facoltà, da parte    delle maggiori potenze mondiali, fra cui la Russia stessa, di esercitare il diritto di veto sulle decisioni prese dalla maggioranza dei Paesi aderenti all’Organizzazione.

Ma se l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale è concentrata sull’Ucraina altri conflitti continuano a manifestarsi in altre parti del mondo.

In Etiopia continua una guerra che ha già causato la morte di centinaia di migliaia di persone.

In Cisgiordania l’esercito israeliano ha ucciso nel 2022 almeno 151 palestinesi compiendo arresti e razzie sempre più numerosi.  A proposito di Israele, Amnesty conferma l’accusa di apartheid che tante polemiche ha già suscitato in occasione della pubblicazione del precedente Rapporto dell’organizzazione; si registra addirittura un peggioramento della situazione a causa dell’ampiamento degli insediamenti illegali da parte dei coloni israeliani con conseguente cacciata dei palestinesi dalle loro case.

 La situazione si è aggravata anche per quanto riguarda conflitti interni a singoli Stati che   causano  forme di dura repressione che si traducono  in violenza e in emarginazione di gruppi minoritari di popolazione come avviene in Myanmar, ad Haiti, nel Mali, nello Yemen e in Venezuela. Il riscaldamento globale produce effetti consistenti in termini di siccità, alluvioni, incendi devastazioni, insicurezza alimentare colpendo in primo luogo le popolazioni più deboli.
Eppure i maggiori responsabili dei cambiamenti climatici non sono riusciti a adottare misure incisive per limitare il fenomeno e la Conferenza mondiale sul clima che si è riunita quest’anno in Egitto si può considerare sostanzialmente fallita.

Le maggiori compagnie petrolifere occidentali hanno al contrario realizzato profitti record, mentre molti Paesi hanno incrementato l’estrazione e l’utilizzo del carbone, dimostrando quanto sia difficile incamminarsi sulla via necessaria del progressivo abbandono dei combustibili fossili.
Anche i finanziamenti del fondo per il risarcimento dei danni provocati da eventi climatici estremi, che  i Paesi più ricchi si sono impegnati a stanziare a favore di  quelli  più poveri,  stentano a tradursi in realtà.

L’aggressione russa all’Ucraina e i numerosi crimini di guerra commessi dagli aggressori sono effettivamente una sfida a quei valori universali che l’Occidente proclama di voler difendere.

Perché questo sia credibile è però necessario che l’Occidente stesso esca dalla logica della doppia morale in cui è attualmente invischiato che induce a denunciare i crimini e le violazioni dei diritti umani. dei Paesi invisi dall’Occidente e a tacere, per malcelati interessi politici ed economici, sulle violazioni dei diritti da parte degli stessi Paesi occidentali o di Paesi considerati amici.

  Questo doppiopesismo rende oltretutto più debole la difesa dei diritti del popolo ucraino di fronte a Paesi non esplicitamente schierati nel conflitto.

La doppia morale si applica anche all’accoglienza di chi fugge da guerre, disastri naturali o persecuzioni; mentre l’Europa accoglie generosamente chi fugge dall’Ucraina, continua a respingere in modo illegale chi proviene da altri Paesi e avrebbe diritto a richiedere la protezione umanitaria. Anche altri Paesi come gli Usa o l’Australia praticano forme illegali di respingimento o segregazione di richiedenti asilo.

La restrizione dei diritti colpisce spesso  la libertà d’azione e di opinione di organizzazioni come Amnesty e altre organizzazioni umanitarie, accusate spesso, in modo del tutto pretestuoso da singoli Paesi, di essere al servizio di potenze straniere come è appunto avvenuto in Russia. ”Proteggere la protesta” sarà per questo  il motto all’insegna del quale Amnesty svilupperà nel corso dell’anno una serie di iniziative a livello internazionale.

Le donne soffrono in modo particolare della generalizzata  restrizione dei diritti, prima di tutto  perché partono in generale da una situazione di svantaggio e poi perché rappresentano spesso la parte più fragile della società che subisce in primo luogo le conseguenze delle crisi sociali ed economiche; in Afghanistan i talebani hanno portato alle estreme conseguenze la sostanziale  cancellazione delle donne dalla vita civile e culturale del Paese mentre in Iran alla  ribellione delle donne  alla schiavitù del velo   ha fatto seguito una crudele repressione.  L’esempio della coraggiosa ribellione delle iraniane può indicare proprio nelle donne il soggetto principale della lotta per la riaffermazione dei diritti di tutti.

I diritti delle donne sono però attaccati anche in Paesi   come gli Usa dove è stata imposta per legge una pesante limitazione del diritto all’aborto.

 L’anno trascorso appare come un anno di svolta che rivoluzionerà in modo non ancora decifrabile gli equilibri internazionali; al rafforzamento delle alleanze occidentali basato, almeno a parole, sulla proclamazione della difesa dei diritti, ha fatto riscontro un processo di ulteriore logoramento degli stessi.

Nel 2023 ricorre il settantacinquesimo anniversario della proclamazione dei diritti dell’uomo, un documento nato dalle distruzioni della Seconda guerra mondiale e questo dovrà perciò essere l’anno che segna una svolta nella riaffermazione dei diritti per evitare che la loro negazione provochi gli stessi lutti del passato. Un impegno in questo senso è il contributo più concreto che ognuno di noi può dare per evitare l’abisso verso cui i potenti della terra rischiano di avviare   l’intera umanità.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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