Il naufragio di Cutro in cui hanno perso la vita oltre 70 migranti riporta in primo piano il tema delle migrazioni e la necessità di nuove politiche migratorie. L’orrore suscitato da questa tragedia è dovuto anche al fatto che essa si è avvenuta vicinissima alla costa calabrese e quindi praticamente sotto i nostri occhi ma non deve farci dimenticare le tragedie che avvengono ogni giorno alle frontiere della “fortezza Europa” ma anche in altre parti del mondo economicamente sviluppate.
Uno sguardo d’insieme ai fenomeni migratori può essere d’aiuto per individuare un modo finalmente incisivo e umano di affrontare il problema, facendo giustizia di tante inesattezze e pregiudizi.
A questo scopo può servire anche la consultazione della nuova pubblicazione della fondazione tedesca Rosa Luxemburg sullo stato dei fenomeni migratori nel mondo.
https://www.bestellung.rosalux.de/-p508115279
I dati sono stati ripresi dal quindicinale Work, organo del sindacato svizzero Unia che li ha sintetizzati e commentati, mettendo in particolare rilievo la situazione della Svizzera e dell’Europa.
Da un punto di vista storico la pubblicazione documenta come praticamente ogni popolo sia frutto di complessi fenomeni migratori avvenuti nel tempo.
L’Europa è il continente che ha conosciuto in misura più massiccia le migrazioni; fra il 1620 e il 1914, infatti, 32 milioni di europei hanno raggiunto le Americhe.
In questi anni il numero delle persone che lasciano la loro terra d’origine è più alto che mai; secondo dati delle nazioni Unite il fenomeno ha coinvolto, nel solo 2020, 281 milioni di persone.
L’aspetto più rilevante, ma non sempre adeguatamente preso in considerazione, riguarda le migrazioni interne; solo in Cina nel 2020, si calcola che 286 milioni di persone abbiano lasciato la campagna per cercare una migliore condizione di vita in città.
Ovviamente tutti questi movimenti di popolazioni hanno sempre cause profonde, spesso drammatiche.
La Svizzera è uno dei Paesi al mondo che accoglie il maggior numero di persone provenienti da altri Paesi, soprattutto del Sud Europa, che costituiscono circa il 25% della popolazione attuale e che hanno contribuito in modo decisivo al benessere del Paese, anche se sono ancora escluse dalla partecipazione alla vita politica del Paese.
Una percentuale ancora più alta di immigrati si registra tuttavia in alcuni Paesi arabi, in particolare negli Emirati del Golfo che registrano una massiccia presenza di lavoratori stranieri, spesso soggetti a pesanti forme di sfruttamento, come le vicende relative alle costruzione delle infrastrutture che hanno permesso lo svolgimento degli ultimi campionati del mondo di calcio in Qatar hanno ampiamente messo in luce.
Per quanto riguarda poi i profughi che fuggono dalle guerre, Giordania, Turchia, Libano, ne accolgono, spesso in condizioni deplorevoli e senza prospettive di rimpatrio, un numero nettamente superiore a quello dell’Europa.
Gli autori della pubblicazione condannano severamente le politiche della “fortezza Europa” che, in mancanza di una politica di regolazione legale dei flussi migratori, costringono chi fugge dalla guerra e dalla miseria a cercare mezzi di fortuna per raggiungere il nostro Continente. affidandosi ai mercanti di morte e perdendo spesso la vita in questo tentativo disperato.
Fra il 2014 e il 2022 circa 25.000 migranti hanno perso la vita nel Mediterraneo, nel vano tentativo di raggiungere le coste europee mentre un numero probabilmente maggiore di persone è morta nel tentativo di raggiungere le coste mediterranee dall’Africa subsahariana. Quasi quotidianamente poi arrivano notizie sulle sofferenze e talvolta sulle morti di quanti tentano di arrivare in Europa attraverso la rotta balcanica o sbarcando alle Canarie.
Mentre per i poveri l’ingresso in Europa rimane un miraggio che può costare la vita, per i ricchi questa strada rimane agevolmente aperta; Cipro e Malta, in primo luogo, ma anche Austria ed Estonia mostrano una particolare generosità nel concedere visti e passaporti a ricchi extracomunitari.
I Paesi europei versano 754 milioni i di euro all’anno a Frontex, l’Agenzia che esercita una funzione di polizia alle frontiere esterne dell’Europa.
L’azione di Frontex si estende anche al di fuori dell’Europa, in alcuni Paesi di provenienza dei migranti come la Nigeria, dove istruisce unità della polizia locale con specifici compiti di interdizione dell’emigrazione. Frontex è stata più volte accusata di maltrattamenti e di respingimenti illegali da parte di organizzazioni umanitarie molte delle quali. in un recente referendum svoltosi in Svizzera, si sono inutilmente espresse contro un aumento dei finanziamenti a favore dell’Agenzia.
Ingenti fondi dell’Unione europea sono inoltre versati a Paesi che, per usare un eufemismo, non brillano per il rispetto dei diritti umani, quali Libia e Turchia ai quali viene chiesto di impedire ai migranti di dirigersi verso i confini europei.
L’immigrazione dei poveri viene spesso definita illegale ma è l’unico modo per raggiungere l’Europa anche da parte di chi fugge da guerre e persecuzioni e come tale avrebbe diritto a forme di protezione umanitaria previste dal diritto internazionale.
A essere illegali sono dunque proprio i respingimenti che negano ai singoli migranti il diritto di inoltrare richiesta d’asilo.
Le cose non vanno meglio in Gran Bretagna, visto che il governo inglese sta tentando di mettere in atto un piano di respingimenti e di vera e propria deportazione in Ruanda dei migranti che cercano di raggiungere il territorio inglese; si tratta di un progetto in chiaro contrasto con i principi di umanità e di legalità internazionale riconosciuti dalle stesse leggi britanniche.
Si spera tuttavia che la tragedia di Cutro spinga almeno a mutare le politiche italiane e comunitarie attraverso, in primo luogo, la creazione di corridoi umanitari che permettano a chi ne ha diritto di raggiungere l’Europa in modo sicuro e legale anche se i precedenti giustificano purtroppo qualche scetticismo.
Al di là di ogni considerazione sul numero dei migranti che ciascun Paese può accogliere e integrare, dovrebbe essere comunque fuori discussione che chiunque rischi la morte deve prima di tutto essere salvato.
Tutto questo però sarà inutile se non cesseranno le campagne d’odio contro i migranti che da anni ben individuabili settori politici alimentano per bassi scopi propagandistici; gli immigrati sono una risorsa e non certo un problema in un’Europa in piena crisi demografica. D’altra parte, se è vero che né l’Italia né l’Europa possono da sole risolvere tutti i problemi del mondo, sono tuttavia in grado di attuare politiche più eque che sono il vero modo per rendere lo slogan “aiutiamoli a casa loro” qualcosa di più di una pura esercitazione retorica.