La civiltà dell’Occidente

Quando leggo certe notizie mi chiedo se veramente noi siamo quel modello di civiltà che vorremmo esportare nelle altre parti del mondo. La nostra civiltà trae le sue origini dal mondo greco, romano, giudaico e cristiano. Nell’antica Grecia la xenia (ospitalità in greco antico) era un’azione “sacra” e consisteva nel rapporto di rispetto reciproco tra ospitante e ospitato, nel quale il primo cercava di soddisfare al meglio il proprio ospite cibandolo, lavandolo, vestendolo e consegnandogli un regalo nel momento del commiato. Al forestiero che si accoglieva a casa non veniva chiesto né il nome né l’identità, perché era sufficiente trovarsi di fronte a uno straniero in condizione di bisogno affinché scattasse la grammatica dell’ospitalità

Nell’antica Roma l’ospitalità fa un salto di qualità e diventa una contaminazione di culture, oltre che uno stile di vita per mettere in relazione l’establishment con i cittadini. Nasce così l’hospitum publicum, ovvero una sorta di regolazione del diritto all’ospitalità. 

Nell’ebraismo, la Bibbia è un continuo canto al valore assoluto dell’ospitalità e dell’accoglienza dei forestieri, che, non di rado, vengono chiamati “angeli”. In Genesi, nella vicenda di Sodoma non si trova traccia di pratiche omosessuali tra i suoi abitanti, bensì della loro usanza di stuprare gli stranieri. Anche nel libro di Ezechiele si trova conferma di quanto sopra affermato: «Questa è stata la colpa Sodoma: era orgogliosa di vivere nell’abbondanza e nella sicurezza. Non aveva preoccupazioni, tuttavia non ha aiutato i poveri e gli oppressi. È diventata arrogante e ha commesso azioni che io detesto. Allora io l’ho fatta scomparire dalla faccia della terra come tu sai» (Ezechiele 16, 49-50)

Il cristianesimo raccolse queste tradizioni sull’ospitalità, e le interpretò come una declinazione del comandamento dell’agape ed espressione diretta della predilezione di Gesù per gli ultimi e i poveri: «Ero straniero e mi avete accolto» (Matteo 25,35).

Oggi, di fronte a tanta barbarie, indifferenza, razzismo, xenofobia, ma di quale civiltà andiamo parlando?

E poi non c’è solo il problema dell’accoglienza: tutto ciò che succede sotto ai nostri occhi ci costringe a rivedere quei valori spirituali che l’occidente ha portati nella storia del mondo: democrazia, diritti civili, diritti delle donne, libertà di pensiero e di opinione, integrazione, gestione dello Stato in modo equo e giusto fra tutte le classi sociali, ricerca della felicità, potere al servizio dei cittadini, suffragio universale… Credo che ci troviamo al “Tramonto dell’Occidente”, ci troviamo davanti a un processo di decadenza dei suoi valori morali andati perduti nella globalizzazione, nell’industrializzazione sfrenata, incentrata più sulla produzione e il consumo che sulla qualità della vita (salute, cultura, relazioni sociali, integrazione fra le diverse etnie, gestione del tempo libero…), avendo delegato la politica ai potentati economico-finanziari, a politici che, anziché mettersi al servizio dei cittadini, la utilizzano in maniera camuffata per esercitare maggiore controllo su di noi.

Allora, non posso che condividere il pensiero del prof. Carlo Rovelli che ne suo lungo post https://www.kulturjam.it/…/carlo-rovelli-ipocrisia…/… afferma, tra l’altro, che: «… l’esplosione dell’ipocrisia dell’Occidente in questo ultimo anno è senza pari. D’un tratto, l’Occidente, tutti insieme in coro, ha cominciato a cantarsi come il detentore dei valori, il baluardo della libertà, il protettore dei popoli deboli, il garante della legalità, il guardiano della sacralità della vita umana, l’unica speranza per un mondo di pace e giustizia…». E continua dicendo: «Io sarei felice di unirmi al coro, se ogni volta che condanniamo il fatto – del tutto condannabile – che una potenza militare abbia attaccato con futili pretesti un paese sovrano, mi aggiungerei al coro se ogni volta l’Occidente aggiungesse “E io Occidente quindi mi impegno a non fare mai più nulla di simile in futuro, come ho fatto in Afghanistan, in Irak, in Libia, a Grenada, a Cuba, e in tantissimi altri paesi. Lo abbiamo fatto ma ora che lo fanno i Russi ci rendiamo conto di quanto sia doloroso, non lo faremo più”. […] Sarei felice di unirmi al coro che si commuove per i poveri Ucraini, se questo coro si commuovesse anche per gli Yemeniti, i Siriani, gli Afghani e tutti gli altri, con la pelle di tonalità leggermente diversa, invece di lasciare fuori tutti gli altri a marcire ».

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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