L’ultimo Digital News Report dell’Istituto Reuters, frutto di un’indagine svolta in 47 Paesi in tutti i continenti, in cui esiste una sostanziale libertà di informazione, evidenzia che solo il 48% delle persone interpellate mostra un vivo interesse alle notizie mentre il 36% dice di saltarle a volte o spesso. Molti rifiutano categoricamente tutte le fonti di informazione dai giornali alle informazioni televisive e online ai social media, altri agiscono in modo selettivo, rifiutando un determinato tipo di notizie.
Si tratta di fenomeni generalizzati e consolidati nel tempo dato che l’indagine conferma un trend di crescita del “digiuno informativo” già evidenziato da analoghe indagini precedenti.
Le ragioni del fenomeno possono essere diverse anche in ragione delle varie aree del mondo ma presentano alcune caratteristiche comuni.
Le motivazioni addotte da chi tende in tutto o in parte a evitare le notizie ci danno un quadro solo parziale di questo rifiuto. Molti di coloro che si mostrano restii a informarsi adeguatamente lamentano come causa principale la mancanza di tempo che li costringerebbe a limitarsi al massimo a un’occhiata superficiale alle notizie del giorno.
Gli autori statunitensi di un saggio che analizza in modo documentato il fenomeno ritengono più convincente l’ipotesi che i destinatari delle notizie non si sentano coinvolti dal prodotto che viene loro offerto.
https://cup.columbia.edu/book/avoiding-the-news/9780231205191
Questa distanza dai media e la sensazione di essere sommersi da una quantità di notizie difficile da controllare, favorisce ulteriormente il distacco dall’informazione;
In epoche così problematiche, come quella che stiamo vivendo, la fuga dalle notizie è messa in atto anche come tentativo per non perdere il proprio equilibrio personale
Come antidoto alla valanga di informazioni che rischiano di travolgerci, inducendo molti a sottrarsi ad esse, l’autore svizzero Rolf Dobelli invita a una sorta di dieta informativa che dovrebbe produrre un accesso selettivo e qualitativamente migliore alle notizie https://www.ilsaggiatore.com/libro/smetti-di-leggere-notizie
In alcuni casi chi evita le notizie è in preda al timore di mettere in discussione le proprie convinzioni confrontandosi con punti di vista diversi dal proprio.
Un altro aspetto può essere la paura non infondata di essere manipolati da informazioni in tutto o in parte false, fenomeno che la comparsa dell’intelligenza artificiale anche in campo giornalistico rende sempre più verosimile.
Anche la diffusione di notizie inutilmente sensazionalistiche o allarmistiche per ottenere un’attenzione epidermica del pubblico può essere un ulteriore fattore respingente.
Il problema è di grande rilevanza perché l’informazione è il sale della democrazia e la fuga da essa è probabilmente connesso con il crescente astensionismo che caratterizza le scadenze elettorali in varie parti del mondo. “La democrazia muore nell’oscurità”, il motto del quotidiano Washington Post,pare adatto a mettere in guardia dai pericoli cui una democrazia è esposta se i cittadini non la sostanziano con la loro attenzione e la loro partecipazione.
Il mondo giornalistico cerca di fare la sua parte per (ri)conquistare il maggior numero possibile di utenti a usufruire delle varie fonti di informazioni, tenendo conto anche delle abitudini delle nuove generazioni.
In un incontro tenutosi nell’aprile scorso a Perugia nel corso del Festival internazionale del giornalismo due esperti del settore Ellen Heinricks e Nick Newmann hanno formulato una serie di proposte rivolte ai giornalisti per cercare di ovviare al problema.
I giornalisti impegnati nei vari settori dovrebbero innanzitutto compiere, utilizzando le tecniche di loro pertinenza, un maggiore sforzo divulgativo per rendere comprensibili anche questioni complesse, facendo intravedere possibili vie d’uscita.
Si dovrebbe prestare attenzione al coinvolgimento dei lettori nelle vicende esposte e nei personaggi che ne sono protagonisti.
Non andrebbe trascurata nemmeno la varietà e la competenza dei team che forniscono le notizie e a questo proposito proprio a Perugia ha incontrato un notevole interesse l’esperienza di una Tv pubblica canadese che si rivolge alle varie comunità presenti nel Paese con redazioni inclusive e più vicine alla sensibilità di ciascuna di esse.
Nell’uso di contenuti digitali è poi necessaria una continua capacità di innovazione e una sorta di educazione per gli utenti alla loro fruizione che forse, viene da pensare, sia un compito che spetta soprattutto alla scuola.
È senz’altro importante che gli operatori del settore si facciano carico di compiere ogni possibile sforzo per avvicinare i cittadini fornendo informazioni affidabili e coinvolgenti, tuttavia il problema va affrontato anche da altri punti di vista.
La fuga dalle notizie è soprattutto il sintomo di una sensazione di frustrazione di impotenza di molti cittadini in varie parti del mondo che hanno l’impressione di non disporre di strumenti adeguati per incidere sulla realtà e quindi fuggono non solo dal sistema informativo ma anche da ogni forma di partecipazione civile e politica.
Crisi dell’informazione e crisi della partecipazione politica sono insomma due facce di uno stesso problema che non può essere affrontato in modo parziale e unilaterale.