La guerra in testa

Fin dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio del 2022, molti di noi sono sprofondati in uno stato di angoscia che si è accentuato nell’ottobre scorso con l’eccidio compiuto da Hamas e l’attacco di Israele alla striscia di Gaza.

Oltre all’orrore per i notiziari bellici che invadono quotidianamente i nostri media, s’insinua sempre di più nelle nostre menti la sensazione che la guerra non sia più un evento lontano ed a noi  estraneo  ma una realtà che ci può coinvolgere direttamente da un momento all’altro. Avvertiamo spesso questo disagio in ogni momento della nostra vita, anche quando la nostra mente e la nostra attività sembrano rivolte altrove.

Uno studio compiuto in 18 Paesi europei, riportato dalla rivista scientifica inglese Nature Communications e focalizzato specialmente sul conflitto ucraino dimostra in modo chiaro quanto lo scoppio della guerra e le sue prime fasi abbiano influito sulla psiche della popolazione europea.

https://www.nature.com/articles/s41467-024-44693-6

L’inizio della guerra  in Ucraina sembra aver colpito  la popolazione europea in modo ancor più pesante di quanto non fosse avvenuto  per il Coronavirus, stando a una precedente indagine in materia riportata dalla stessa rivista

Il fenomeno sembra aggravato dal fatto che la guerra è iniziata immediatamente dopo che il mondo era appena uscito dalla crisi pandemica con tutte le conseguenze psichiche che anch’essa aveva causato.

Sull’effetto psicologico ha influito senz’altro il fatto che, per la prima volta dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, è scoppiato un conflitto che di fatto coinvolge su fronti opposti le due maggiori potenze atomiche e per di più in territorio europeo.

La fuga dei profughi verso i vari Paesi europei e la minaccia alla catena dei rifornimenti alimentari hanno pure svolto un ruolo nella vicenda.

Ma soprattutto è stata forte l’influenza del continuo susseguirsi di immagini cruente trasmesse da tutti da tutti i media a cui nessuno di fatto ha potuto sottrarsi.

Le continue immagini di morte e di distruzione sono state probabilmente responsabili del peggioramento della salute mentale degli europei, naturalmente in misura diversa a seconda delle condizioni di salute mentale di ciascun individuo.

Lo studio si è svolto indagando il periodo che va da gennaio ad aprile del 2022 e includendo dunque il periodo precedente lo scoppio delle ostilità e la prima fase della guerra.

È stato analizzato su scala internazionale lo sviluppo del benessere psichico degli individui in questo periodo, le differenti reazioni individuali rispetto all’evento e la corrispondenza fra benessere quotidiano e  rilevanza data dai media giorno per giorno agli avvenimenti bellici.

Lo studio ha mostrato un crollo generalizzato del benessere psichico il giorno dell’inizio dell’invasione, senza particolari differenze dovute a età, genere, condizione sociale, orientamento politico o caratteristiche delle diverse personalità.

La relativa ripresa del benessere nelle settimane successive è stata lenta e con differenze marcate in rapporto alla personalità individuale, con un recupero praticamente nullo in individui con scarsa stabilità.

Confrontando i singoli giorni presi in considerazione lo studio nota un peggioramento del benessere nei giorni in cui i social media hanno dato maggior risalto alle notizie sulla guerra.

Un ulteriore aspetto rilevante, anche se estraneo allo studio citato, è l’irrigidimento delle posizioni delle persone  che sui social si sono occupate della guerra in Ucraina e del successivo conflitto israeliano-palestinese; si tende a prendere posizione in modo rigido, sventolando certezze apodittiche sulle vicende belliche che annullano le possibili sfumature e contraddizioni,  inevitabilmente connesse a vicende di questo tipo e non lasciano spazio al pensiero critico. A ognuno è chiesto spesso di arruolarsi, secondo un’espressione molto cara al pensiero dogmatico, senza se e senza ma da una parte o dall’altra della barricata mentre ogni minimo dubbio o distinguo viene facilmente tacciato di tradimento.

È un fenomeno difficile da analizzare scientificamente ma è sotto gli occhi di tutti e mi pare che questo irrigidimento mentale confermi il fatto che le nostre teste sono già in qualche modo entrate in guerra.

Tenendo conto dei rischi che l’intera umanità sta correndo e della scarsa influenza che le nostre prese di posizione hanno su eventi così drammatici, sarebbe meglio rivolgere le nostre flebili voci a sviluppare una mentalità di pace e di compromesso che possa in qualche modo frenare la deriva bellicista a cui stiamo andando incontro.

Seguici

Cerca nel blog

Cerca

Chi siamo

Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

Ultimi post