L'”autostrada” ciclabile di Zurigo

Il 22 maggio è avvenuta a Zurigo l’inaugurazione di un tunnel cittadino riservato alle biciclette e ai monopattini che permette di transitare, rapidamente e in tutta sicurezza, sotto il vasto complesso della principale stazione ferroviaria cittadina e di accedere eventualmente in modo comodo ai binari.

I tunnel è un tratto dell’originario progetto di autostrada cittadina la cui struttura di base, ora trasformata per la nuova utilizzazione, era stata edificato a questo scopo alla fine degli anni ’80.

Il tunnel è lungo 440 m e in alcuni punti raggiunge una larghezza di 6 metri con un limite di velocità di 20 km.

All’interno del tunnel è stata predisposta una postazione che permette il parcheggio gratuito di 1240 bici, di un certo numero di monopattini nonché   la possibilità di ricaricare i veicoli elettrici; in questo modo sarà facilitato l’accesso ai treni in un sistema integrato di mobilità efficiente e sostenibile. Il nuovo tunnel, la cui trasformazione   è costata alle finanze pubbliche 27,7 milioni di franchi, farà parte, secondo i progetti dell’Amministrazione cittadina, di un complesso di piste ciclabili di 130 chilometri il cui completamento è previsto entro il 2030.

La realizzazione di questo progetto è anche il frutto di una lunga e tenace lotta,iniziata cinquanta anni fa, per contrastare l’indiscriminata estensione del traffico motorizzato all’interno della città .

 Nel 1954 fu presentato un progetto concepito per il traffico motorizzato all’interno del quale il tunnel sotto la stazione era concepito come parte di un raccordo cittadino fra tre diverse autostrade, ciascuna a quattro corsie.

Il gigantesco piano autostradale urbano prevedeva originariamente l’edificazione di un triangolo autostradale di raccordo, con corsie disposte su sei livelli, la costruzione di numerosi ponti sui due fiumi della città nonché la copertura di parte di uno di essi.

Era inoltre previsto l’abbattimento di centinaia di edifici nonché l’eliminazione di numerosi polmoni verdi urbani anche per far posto a  numerosi  parcheggi dai costi non chiaramente previsti.

L’opposizione a questo apocalittico progetto iniziò nel 1971 con la formazione di una pionieristica associazione ambientalista nata in ambito universitario che in breve tempo raccolse in città più di trentamila firme con una petizione che chiedeva   la rinuncia a un progetto, che avrebbe sconvolto la struttura urbana, e la sua sostituzione con una circonvallazione.

Nei decenni successivi l’opposizione al raccordo autostradale cittadino è cresciuta, coinvolgendo in modo diretto strati crescenti di popolazione.

Alcuni dei tronconi più periferici del sistema autostradale urbano sono stati nel frattempo realizzati con un impatto spesso negativo sulla vivibilità di alcune zone della città ma il progetto del raccordo in piena città è stato messo definitivamente da parte, possiamo dire a furor di popolo.

Questa lotta ambientalista però non può dirsi conclusa in quanto la necessità di rendere sempre meno attrattiva la circolazione motorizzata in città rimane valido.

In effetti Zurigo vive in una situazione alquanto contraddittoria dal punto di vista di una mobilità sostenibile; la città è dotata di un efficientissimo sistema di trasporto pubblico integrato di tram, bus e percorsi ferroviari che si estende di fatto anche all’area extraurbana circostante. Nelle strade secondarie dei quartieri residenziali la circolazione dei mezzi motorizzati è rigorosamente regolata e disciplinata, spesso con limiti di velocità di 30 o di 20 km orari.

Nelle strade di scorrimento, invece, il traffico motorizzato è intenso e sono consentite velocità sostenute   mentre le piste ciclabili sono ancora insufficienti e spesso non adeguatamente protette; questo comporta che i marciapiedi, in genere ampi, vengano utilizzati in modo spesso spericolato da cicli e monopattini, con situazioni pericolose per i pedoni.

L’invasività del traffico motorizzato sfiora e attraversa addirittura zone pedonali come la centralissima Bahnhofstrasse.

L’apertura del tunnel sotto la stazione costituisce   un buon esempio di ristrutturazione della mobilità urbana effettivamente realizzabile e in grado di raccogliere un vasto consenso popolare ma la lotta per generalizzare una mobilità veramente sostenibile risulta ancora lunga e difficile.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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