Le quattro stazioni: un concerto ferroviario

Sono sempre stato un’entusiasta utente delle ferrovie e nel, corso del tempo, ho potuto osservare la vita delle stazioni che ho frequentato con maggiore assiduità; le loro trasformazioni sono in qualche modo uno specchio dei cambiamenti delle rispettive società.

Un primo cambiamento riguarda la trasformazione del viaggiatore da cliente da trattare con rispetto e a cui offrire il massimo comfort, in un consumatore forzato di ogni genere di prodotti.

La stazione di Firenze ne è un esempio emblematico; la vecchia e confortevole sala d’aspetto, un tempo  aperta perfino ai plebei di seconda classe, è ora diventata un luogo riservato ai fruitori abituali delle Frecce rosse.  Tutti gli altri   sono stati prima relegati nell’ampio salone d’ingresso, aperto a tutte le intemperie, fino a poco tempo fa almeno dotato di sedili che recentemente sono stati opportunamente eliminati per evitare che il viaggiatore dimentichi il suo dovere di consumatore coatto. Osservazioni analoghe si possono fare per le altre stazioni; a Milano, ferma restando l’assenza di una sala d’aspetto, nell’area treni esiste un solo bar, marginalizzato in un angolo dell’area, dove in compenso si possono acquistare articoli di marca di ogni genere, non certo adatti a soddisfare le necessità immediate di chi viaggia che magari avrebbe urgenza di addentare un buon panino o di rinfrancarsi con un caffè più che di acquistare un profumo esclusivo.

Per conoscere con certezza   il binario da cui partirà il tuo treno devi aspettare in piedi fino all’ultimo momento, salvo poi affrettarti a raggiungerlo quando viene effettivamente annunciato, impresa non agevole se il posto da te prenotato per tornare in Svizzera si trova in un vagone posto testa a lunghissimi convogli. Dall’area treni sono poi scomparse le grandi edicole verso cui, in passato, mi fiondavo in arrivo dalla Svizzera con la stessa ingordigia di un bambino in un negozio di caramelle. La scomparsa delle edicole dalle stazioni segue comunque un trend  che investe tutto il territorio italiano e non solo, di cui è responsabile la crisi della carta stampata. Su questo punto non ho il diritto di versare lacrime di coccodrillo visto che anch’io,   con il mio tablet-edicola, non mi posso proclamare innocente ma è chiaro che qualcosa è andato perso, soprattutto sul piano emotivo.

Il fenomeno non riguarda Zurigo dove la carta stampata viene venduta nei numerosi Kiosk disseminati in tutta la Stazione centrale che vendono un po’ di tutto.

Restando a quest’ultima stazione, da me frequentata nel corso di decenni, si ha l’impressione che essa risponda a un sagace piano roosveltiano inteso ad assicurare la piena occupazione nel settore edilizio; non ricordo un solo giorno in cui essa non sia stata oggetto di una qualche attività di ristrutturazione, ampliamento, ecc. Oggi è praticamente un enorme centro commerciale che offre ogni genere di mercanzia e di confort; la sua estensione è cresciuta enormemente nel corso del tempo, tanto da farti quasi pensare che al suo interno i treni siano superflui.

Recentemente un viaggiatore occasionale si è lamentato del fatto di non riuscire mai a imbroccare, al suo arrivo, l’uscita desiderata.

A Pisa, invece, stazione di transito, il problema principale si presenta quando sei al binario di partenza e cerchi di indovinare dove si fermerà la carrozza in cui hai prenotato il tuo posto; naturalmente indicarlo sui tabelloni luminosi sarebbe banale per cui ti devi affidare a indicazione generiche date all’ultimo momento dall’altoparlante e spesso rese incomprensibili dal passaggio proprio in quel momento dell’immancabile treno merci. Con tutta evidenza si tratta della messa in atto di un apprezzabile programma di Trenitalia, concepito per stimolare le capacità intuitive e la prestanza atletica dei viaggiatori

Anche se questo testo non è esente da qualche ironia critica, la mia passione ferroviaria   resta immutata; nulla può ripagare il piacere di un comodo viaggio in treno, in compagnia magari di persone interessanti, di letture avvincenti e di buona musica, che a volte ti fanno sembrare il viaggio perfino troppo breve.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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