Lista delle S-malattie consigliare #32: Etichetta

Chi sei tu? Chi sono io? 
Grazie a quali elementi hai risposto a una o all’altra domanda?

Buongiorno, come stai?

Oggi ho voluto chiamare questa s-malattia “Etichetta” e per introdurre l’argomento, ho deciso di riportare qui sotto, una poesia di Erin Hanson che fa proprio al caso nostro.

Tu non sei i tuoi anni,
né la taglia che indossi,
non sei il tuo peso
o il colore dei tuoi capelli.
Non sei il tuo nome,
o le fossette sulle tue guance,
sei tutti i libri che hai letto,
e tutte le parole che dici
sei la tua voce assonnata al mattino
e i sorrisi che provi a nascondere,
sei la dolcezza della tua risata
e ogni lacrima versata,
sei le canzoni urlate così forte,
quando sapevi di esser tutta sola,
sei anche i posti in cui sei stata
e il solo che davvero chiami casa,
sei tutto ciò in cui credi,
e le persone a cui vuoi bene,
sei le fotografie nella tua camera
e il futuro che dipingi.
Sei fatta di così tanta bellezza
ma forse tutto ciò ti sfugge
da quando hai deciso di esser
tutto quello che non sei.

Quante volte, magari è capitato anche a te che  il tuo modo di vestire, la città da cui provieni o la lingua che parli, hanno fatto in modo che venissi classificato?

Basta anche solo pensare ai pregiudizi sugli  gli stranieri che   vivono qui, o a quelli su di noi all’estero..

Ci sono centinaia di luoghi comuni e barzellette in merito, ma non è questo il punto.

Tuttavia mi chiedo  quanto quelle etichette possano averti influenzato nella tua vita.

Qualsiasi appellativo ci venga attribuito, dopo la parola “sei”, costituisce in qualche modo, un “ordine” inconscio.

Tendiamo sempre ad adeguarci alle aspettative altrui, a prescindere dal fatto che queste siano positive o meno.

Io ti vedo “x” e pertanto tu sei “x”.

A prescindere dai giudizi , positivi o  negativi, gratificanti o denigranti che siano, in entrambi i casi, sono comunque limitanti.

Qualcosa che ci immobilizza in un unica “forma”, quasi a impedirci, di esprimere il nostro pieno potenziale.

Chi lo dice che un bravo geologo, non possa essere anche un batterista?

O che il più grande contabile, non possa essere anche un ottimo disegnatore?

“Non è ciò che non conosci che ti mette nei guai, è ciò che dai per certo che non lo è.”  Mark Twain

Ogni essere vivente nel sistema solare, è molto di più di ciò che noi a occhio nudo possiamo percepire.

Come fai a distinguere un tipo di cellula da un’altra se non ti fermi a osservarla al microscopio?

Come fai a capire le passioni, attitudini o abilità di una persona, mentre la vedi fare la spesa, se non ti fermi a parlarci per conoscerla meglio?

Aldilà del tipo di etichetta, esiste un modo per far si che queste non ci tocchino emotivamente o non ci limitino mentalmente.

Quando vieni apostrofato con un: “Sei proprio xxx” rivolgiti al tuo interlocutore con un bel sorriso fiero e ringrazialo per l’appellativo che ti ha attribuito. Se è positivo, tutto ok. 
Qualora fosse negativo, non si sentirà più tanto forte e il suo tentativo di ferirti emotivamente con quelle parole non avrà successo. Accetta  qualsiasi   riferimento, anche ostile alla  tua persona e lascialo andare.

Solo tu puoi decidere chi sei e nessun altro.

Il modo migliore per non farsi influenzare mentalmente, è tornare con il pensiero, a tutti quei ricordi in cui, il tuo agire, ha dimostrato che puoi fare ed essere anche qualcos’altro, oltre a ciò che ti è appena stato detto.

Quei ricordi specifici, si chiamano “riferimenti”. 
Grazie a essi, in una giornata storta, riesci a tornare combattivo ed energico, ricordandoti che il tuo scarso risultato di oggi, non è, ma soprattutto non deve diventare, ciò in cui ti identifichi.

Se le tue azioni di oggi, hanno prodotto come risultato sei su dieci, non significa che il tuo valore sia pari a sei.

Ricordati delle volte in cui hai ottenuto risultati migliori, ti aiuterà a capire cosa serve replicare e quali azioni evitare.

Qualora tu non avessi riferimenti migliori, guarda ciò che hai ottenuto oggi con occhio costruttivo e amorevole.

Qualsiasi punto di partenza è sempre più utile dell’attesa di una partenza.

Se vivo nell’attesa di fare qualcosa alla perfezione, il mio modo di ragionare e di agire, saranno sempre e solo basati su un’ipotesi, quindi, poco concreti.

 Un n risultato iniziale, seppur a volte deprimente e demotivante, ti permetterà,invece, sicuramente di rispondere a tutte quelle domande grazie alle quali potrai concretamente migliorare la performance la volta successiva. 

Ovvero:
Cosa è andato bene?
Cosa posso migliorare?
Cosa posso fare per migliorarlo?

Oggi, abbiamo visto cos’è un’etichetta e come neutralizzarla per non farci influenzare.
La prossima volta voglio invece ragionare, insieme a te, su come e cosa costituisce un identità, così da poter essere più saldi sulle proprie gambe senza farsi sempre trascinare dagli eventi e dal giudizio altrui, come un palloncino trasportato dal vento.

Ti auguro una strepitosa settimana e come sempre…

Ricordati.

A volte basta solo un primo passo per cambiare il mondo, ma per rivoluzionarlo davvero, non può restare il solo.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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