“Ciao, se state leggendo questo messaggio è segno che non sono più a questo mondo”.
Queste sono le drammatiche parole con cui inizia la raccolta di scritti di Lorenzo Orsetti, morto infatti in battaglia il 18 marzo del 2019, all’età di trentatré anni, combattendo a fianco della milizia curda dell’Ypg (Unità di protezione del popolo) contro le forze dell’Isis appoggiate dall’esercito turco.
Si tratta delle trascrizioni di interviste rilasciate da Lorenzo dal fronte, corredate da molte foto raccolte dai familiari e pubblicate in un libro il cui ricavato finanzierà un ambulatorio pediatrico a Kobane: Orso, Scritti dalla Siria del Nord Est. Red Star Press 2021.

Lorenzo Orsetti, soprannominato Orso, si era aggregato, con il nome di battaglia di Tekoser (Il combattente), nel settembre 2017, alle milizie che combattono a fianco dei curdi siriani che hanno costituito nel Nord Est della Siria una regione autonoma in cui è in atto un tentativo di creare una nuova forma di socialismo libertario, caratterizzato da democrazia diretta, eguaglianza di genere. rispetto dell’ambiente e pluralismo culturale e religioso.
Da un punto divista teorico questo esperimento sociale è frutto anche dell’evoluzione ideologica del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) guidato da Abdullah Öcalan, detenuto in condizioni di isolamento dal 1999 in un carcere turco.
La creazione delle milizie internazionali a sostegno della lotta dei curdi siriani rinnova in sostanza, in un’altra epoca storica, l’esperienza delle Brigate internazionali che combatterono contro i fascisti di Franco in Spagna.
In uno scritto della raccolta, Lorenzo rivendica del resto un profondo legame fra la sua esperienza e le migliori tradizioni della Resistenza contro il nazifascismo.
L’esperienza democratica di questa regione, che i curdi chiamano Rojava, è osteggiata non solo dagli islamisti, ma anche dal governo turco che li appoggia militarmente e dallo stesso Assad che teme la creazione di una regione democratica e autonoma in una parte dello stato da lui dominato. Il fondamentale contributo che le milizie curde hanno fornito alla guerra contro l’Isis è stato di fatto misconosciuto e l’abbandono della regione da parte delle truppe statunitensi. ha lasciato i curdi in balia degli islamisti e soprattutto del temibile esercito turco. i regimi turchi che si sono succeduti nel tempo hanno contrastato con ogni mezzo la formazione di un qualsiasi organismo statale curdo per cui i curdi, divisi in quattro stati diversi, continuano ad essere un popolo senza un proprio stato. Gli stessi combattenti internazionalisti che fanno ritorno in patria sono spesso fatti oggetto di “attenzioni” da parte della magistratura; in Italia si sono registrati diversi casi di reduci dal fronte siriano posti sotto osservazione speciale in quanto hanno fatto uso di armi, senza alcuna considerazione del motivo per cui questo è avvenuto. Superato lo shock della lettura delle parole iniziali, gli scritti di Lorenzo ci tramettono l’immagine di un giovane estremamente determinato e convinto della sua scelta, che ricava da questa consapevolezza una straordinaria serenità. In sostanza Orso è convinto di combattere, con altri mezzi, per gli stessi ideali per cui si era battuto in Italia. Scrive: “La rivoluzione curda è la cosa più vicina ai miei ideali che abbia mai trovato ed è un piacere e un onore prendervi parte “scrive Orso nel dicembre del 2017.” E sempre negli stessi giorni: “La cosa più bella che ho trovato qui finora? La speranza e me la tengo ben stretta”.
Lorenzo non era un avventuriero o un esaltato e per lui la lotta armata, nella condizione concreta dei curdi siriani, è una dolorosa necessità contro l’oppressione e per la costruzione di un mondo migliore.
“Tanto per essere chiari: non sono un pazzo, un incosciente, uno che si trova qui per caso o un invasato militare. Non mi piacciono le guerre”
Colpisce nel racconto la serenità e il sentimento di fratellanza che unisce i combattenti di diversa provenienza che spesso, pur parlando lingue molto diverse, riescono comunque a comunicare fra loro. Questo permette loro di mantenere vivo quel senso di umanità cha la durezza della guerra e le atrocità di cui il nemico islamista è capace rischierebbero altrimenti di compromettere.
La profonda sensibilità di Lorenzo traspare anche dal suo amore per i cani randagi che incontra sul suo cammino, anch’essi in fondo vittime della guerra e con i quali instaura spontaneamente un’empatia ricambiata.
Dobbiamo essere grati a chi ha raccolto questi scritti che sono la miglior testimonianza degli ideali per cui Orso ha combattuto e che spronano anche noi all’impegno civile e alla solidarietà con chi combatte anche per la nostra libertà.