Overtourism

Il sovraffollamento turistico (overtourism) viene definito dall’organizzazione mondiale del turismo come un impatto su determinate località prodotto dall’afflusso di masse eccessive di turisti tale da determinare un peggioramento delle condizioni di vita dei residenti ma anche una cattiva qualità dell’esperienza vissuta dai visitatori.

 Il problema, in alcuni casi, non è nuovo tanto che   il termine overtourism è già stato accolto ufficialmente da anni nella lingua inglese; negli ultimi mesi episodi di protesta da parte di cittadini esasperati hanno dato particolare risalto al fenomeno. A Barcellona, ad esempio, si sono svolte nel corso dell’estate riuscite manifestazioni che hanno espresso questa crescente insofferenza in una città con meno di due milioni di residenti che vede ogni anno l’arrivo di trenta milioni di turisti. Le proteste si sono svolte in genere in modo pacifico e isolati casi di intolleranza non hanno oscurato le ragioni obiettive di chi è sceso in piazza, che sono analoghe a quelle dei residenti di molte altre mete turistiche in Spagna, in Italia e in Grecia. 

La diffusione dei voli low cost e la crescita capillare dell’offerta ricettiva oltre all’apertura del mercato turistico a popolazioni, come quella cinese, che prima non avevano la possibilità economica e politica di viaggiare hanno contribuito all’esplosione del fenomeno.

Al rallentamento imposto dalla crisi pandemica ha fatto seguito un’esplosione turistica che appare inarrestabile. Tomaso Montanari, rettore dell’Università per stranieri di Siena, ha riassunto gli effetti negativi del turismo di massa, definendolo “un’industria estrattiva che internalizza i profitti ed esternalizza i costi”.  I profitti finiscono in mano a grandi gruppi multinazionali, spesso del tutto estranei alla realtà locale. Piattaforme di affitto brevi come Airbnb hanno favorito fenomeni di gentrificazione dei centri cittadini con conseguente cacciata degli abitanti tradizionali, costretti a trasferirsi altrove o addirittura a non avere più un tetto sicuro sopra la testa. Questo ha prodotto un impatto economico ma anche sociale, facendo venir meno legami umani creati nel tempo e producendo un soffocamento di altre attività economiche, oltre a generare spesso un modello occupazionale basato sullo sfruttamento e sulla precarietà.

Anche il turista alla lunga viene danneggiato perché si trova confrontato con un’offerta turistica omogenea e standardizzata che non permette di cogliere gli aspetti caratteristici di una cultura diversa dalla propria, obiettivo quest’ultimo che dovrebbe essere alla base di ogni “esplorazione” turistica. Il cambiamento del modello attuale dell’industria turistica dovrebbe dunque essere un interesse comune sia di chi accoglie che di chi viene accolto

 Appare dunque necessario un radicale mutamento d’indirizzo difficile da immaginare, viste le attuali dimensioni del fenomeno.  Occorre tuttavia osservare che il fenomeno turistico ha dimensioni limitate e storicamente determinate. Prima di tutto la stragrande maggioranza degli abitanti del Pianeta non esce mai nemmeno oggi per diletto dal proprio Paese e comunque il turismo ha preso gradualmente l’aspetto attuale, in alcune zone del mondo, solo dal Novecento e in particolare dopo la Seconda guerra mondiale. Se non è né prevedibile né  auspicabile un semplice arresto del fenomeno o un ritorno al passato, questo non impedisce di immaginare possibilità di intervento per modificarne  gli aspetti più negativi.

Soluzioni palliative, come quella adottata a Venezia di far pagare un piccolo balzello ai turisti “mordi e fuggi” serviranno magari a rimpinguare le casse della città lagunare ma non contribuiscono in alcun modo ad alleviare il problema.

Occorre una svolta ben più radicale che vada nella stessa direzione dei cambiamenti di difesa ambientale e di transizione ecologica necessari nell’era del riscaldamento climatico.

 I benefici del turismo dovranno avvantaggiare maggiormente i residenti sia in termini economici e occupazionali sia con la creazione di nuovi servizi di cui tutti possano fruire.

Gli investimenti pubblici non dovranno essere destinati a sostenere ad ogni costo le attività turistiche ma anche   altre attività economiche adatte alle diverse situazioni. Dovranno essere anche scoraggiate, come già avviene in alcune località, le forme immobiliari speculative che penalizzano i residenti 

Su un altro piano si tratterà di escogitare soluzioni di volta in volta adatte alle diverse circostanze quali la tutela dei centri storici più fragili con forme di limitazione degli afflussi.

L’offerta turistica dovrà essere diversificata, evitando, nel limite del possibile di concentrare eccessivamente nel tempo e nello spazio l’afflusso turistico, favorendo anche la conoscenza di luoghi meno pubblicizzati ma altrettanto degni di interesse. Il turismo ecocompatibile, che già incontra un interesse crescente, sarà oggetto di opportuni incentivi 

 Dovranno poi essere privilegiate tutte le iniziative culturali che valorizzino interessi comuni dei turisti e dei residenti e favoriscano una migliore conoscenza reciproca,  evitando anche, in tal modo, assurde contrapposizioni dettate dall’ esasperazione fra soggetti di fatto vittime delle distorsioni attuali.

Anche ogni singolo individuo è chiamato a contribuire a questo sforzo dal cui esito positivo tutti finiranno per trarre vantaggio. 

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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