Perché il femminismo serve anche agli uomini: una riflessione

Comincio questo articolo con una confessione: sono stato educato in maniera diversa dagli altri; ciò è accaduto perché i miei genitori, a loro volta, sono stati educati in maniera diversa dagli altri. I miei nonni paterni, classe 1908 e 1909, hanno avuto cinque figli, di cui quattro maschi: mia nonna ha insegnato a tutti a lavare, stirare, cucinare, cucire… I miei nonni materni, classe 1911, hanno avuto una sola figlia, a cui hanno insegnato a essere indipendente, come lo era stata mia nonna. A differenza del marito operaio, che era andato in pensione anticipata, anche a causa di un infortunio sul lavoro, mia nonna ha insegnato fino a sessantacinque anni; negli ultimi quindici, ha avuto il vantaggio di trovare il pranzo pronto ogni pomeriggio, preparato dal marito che era rimasto a casa.

A casa mia, ognuno di noi aveva un compito da svolgere: mio padre il sabato faceva la spesa, perché mia madre il sabato lavorava e lui no; noi bambini dovevamo mettere a posto la nostra stanza e poi, crescendo, ognuno aveva un compito in casa. A me toccava passare l’aspirapolvere per tutta la casa la domenica mattina, specialmente quando avevamo ospiti a pranzo, cosa non infrequente.

Capii che c’era qualcosa di strano in noi quella volta in cui, da ragazzino, mentre spazzavo il terrazzo in attesa degli ospiti, vidi il figlio del mio vicino di casa che sghignazzava. Quando gli feci notare che suo padre e suo fratello spazzavano regolarmente il cortile, mi rispose che i suoi usavano una scopa da maschio, mentre io stavo usando una scopa da femmina. Crescendo, ebbi la certezza di essere stato educato in maniera diversa dagli altri, e dovetti aspettare l’età adulta per incontrare uomini simili a me, anche se non riuscivo a capire come fosse stata educata la maggioranza.

Dopo tanti anni, la lettura del libro di Lorenzo Gasparrini, Perché il femminismo serve anche agli uomini, mi ha finalmente snebbiato e fatto capire una realtà che prima riuscivo solo a intuire. Gasparrini è filosofo, attivista antisessista e ha fondato il blog Questo uomo no. Questo libricino di appena cinquantotto pagine, pubblicato dalla casa editrice Eris nella collana “Strumenti di autodifesa culturale”, mi sembra essenziale per far comprendere, sia agli uomini che alle donne, che un altro tipo di cultura è non solo possibile, ma indispensabile. L’autore parte con la definizione di femminismo, o meglio di femminismi, quelle pratiche di libertà create – con l’azione, il pensiero, la parola scritta e pronunciata, da donne che hanno provato, provano e proveranno a liberarsi dalle oppressioni della società in cui vivono. Le loro esperienze raccontano, descrivono, analizzano e smontano meccanismi oppressivi sociali in atto su tutte e su tutti. Gasparrini fa notare come tutti abbiamo un’opinione preformata su cosa sia il femminismo, pur non essendo un argomento di studio nei programmi scolastici, così come non si studiano le lotte per la parità dei diritti o per le varie forme di emancipazione; non si accenna mai, nel percorso scolastico, nemmeno ai movimenti politici e culturali non-etero che pure hanno un ruolo importantissimo nella vita civile. Eppure, pur essendo la stragrande maggioranza di noi ignorante in materia, in tanti esprimono opinioni del tipo “il femminismo è vecchio e superato”, “il femminismo è divisivo, è come il maschilismo ma al contrario”, “le femministe sono represse, odiano gli uomini”…

Lo scopo di questo libro è dichiarato fin dalla prima pagina: mostrare le strutture che il potere patriarcale crea anche negli uomini, dove per patriarcato si intende quel sistema di potere che manifesta e fissa un sistema “maschile” eterosessuale di oppressione verso altri generi che hanno difficile accesso a posizioni di potere, subiscono discriminazioni o sono soggetti a pregiudizi culturali. Nel libro sono descritte diverse pratiche da mettere in atto, per smantellare il sistema patriarcale e diventare capaci di aggregarsi tra uomini senza secondi fini, di esprimere i propri desideri sessuali o d’amore senza maschere, ipocrisie e violenze, di trovare insieme ad altri e altre modi di vivere diversi rispetto all’attuale folle corsa verso traguardi sempre più irraggiungibili. Descrivere queste pratiche qui sarebbe troppo lungo, ma vi assicuro che sono tutte cose non complicate da mettere in atto, se lo si vuole. Le donne sanno, da secoli, perché si analizzano da secoli, che non esiste un solo modello di donna. La cultura dominante ci dice che c’è un solo modo di essere uomini. L’uomo deve essere sicuro si sé, autorevole, non deve mai manifestare emozioni e debolezza, può fare quello che vuole senza dover chiedere mai. Ma la verità è che esistono tanti modi di essere uomini, e sono tutti migliori di questo. La maggioranza degli uomini ancora non sa che non esiste un solo modello di uomo. Credo che sia arrivata l’ora di impararlo.

E’ un libro da leggere, da regalare, da commentare, da proporre agli studenti delle scuole superiori, per riflettere insieme, per intraprendere tutti e tutte questo viaggio in cui non c’è la meta, se non diventare, ogni giorno, migliori del giorno precedente.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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