“Qui non può succedere”

It  can’t happen  here  (Qui non può succedere) è il suggestivo titolo di un romanzo  di Harry Sinclair Lewis,   pubblicato nel 1935.

Il romanzo descrive la resistibile ascesa di un certo Buzz Windrip, un immaginario (ma non troppo) senatore populista che diventa Presidente degli Stati Uniti  sconfiggendo Franklin Delano Roosvelt  con un programma che promette  radicali riforme economiche, che oggi definiremmo populiste,  e un ritorno ai valori tradizionali americani.

È venuto in mente anche a voi Donald Trump?

Lo scrittore, il primo statunitense a essere insignito cinque anni prima del premio Nobel per la letteratura, aveva in mente naturalmente i suoi tempi e paventava anche per il Suo Paese un futuro simile a quello che si stava verificando in Germania dove Adolf Hitler aveva preso il potere due anni prima, mostrando in modo sempre più chiaro il volto mostruoso del suo dispotismo criminale.

Nella finzione romanzesca Windrip, dopo aver sconfitto Roosvelt, instaura un regime dittatoriale analogo a quello tedesco, smantellando le istituzioni democratiche e perseguitando le minoranze e le donne oltre a reprimere nel sangue la crescente opposizione di un popolo sempre più disilluso dal confronto fra le promesse elettorali e l’effettivo esercizio del potere. La repressione è affidata alla milizia paramilitare al suo servizio

Contro di lui si erge a protagonista di una rivolta liberale il giornalista Doremus Jessup e il romanzo è appunto incentrato sulla lotta fra i due personaggi e i loro seguaci.

Anche se non ci sono elementi per portare fino in fondo il parallelismo fra la figura letteraria e la situazione creatasi dopo l’elezione di Donald Trump, non possono sfuggire alcune inquietanti analogie e il potere della letteratura di evocare situazioni che poi (in questo caso si spera solo in parte) si verificano effettivamente.

Colpisce anche il titolo del romanzo che in qualche modo coinvolge nel presente come nel passato tutti coloro che considerano la democrazia come un bene acquisito una volta per sempre e non un bene prezioso ma gracile da difendere costantemente; “Qui non può succedere” esprime l’ottusa certezza di chi non vuole ammettere nemmeno a se steso l’amara ma attualissima realtà che anche le democrazie più collaudate sono soggette alla disgregazione se non ci si rende conto in tempo del pericolo.

La singolarità di questo romanzo consiste anche nel fatto che le analogie con il regime  hitleriano non nascondono le radici profondamente americane della dittatura instaurata da Windrip  che  non appare come un invasato seguace delle teorie naziste    ma come un ricco truffatore    anche in grado di legare a sé gli strati poveri della popolazione, un possibile e credibile prodotto della società americana di ieri e di oggi.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      

Un altro scrittore statunitense, Philip Roth ne Il complotto contro l’America (The plot against America) ha pubblicato nel 2004 un’altra fiction a sfondo politico ambientata negli Stati Uniti degli anni ’40 che ha come protagonista Charles Lindberghil primo trasvolatore atlantico in solitaria e senza scalo che ebbe forti simpatie per Hitler da cui nel 1938 ricevette la croce di ferro, un riconoscimento riservato agli amici della Germania.

Lindbergh non nascose mai un aperto antiebraismo che condivise con l’industriale Henry Ford, anch’egli simpatizzante hitleriano. Entrambi aderirono all’American First Commmitee, formatosi nel 1940 come gruppo di pressione che, rifacendosi al filone isolazionista e neutralista presente negli Usa fin dalla Prima guerra mondiale, propugnava il non intervento statunitense nella Seconda guerra mondiale, attestandosi di fatto su posizioni di vicinanza alla Germania nazista.

“America first” com’è noto è uno degli slogan politici preferiti da Donald Trump fin dalla sua prima campagna elettorale nel 2016.

Il valore di attualità del racconto di Roth è stato messo ancora più in evidenza dalla miniserie televisiva con lo stesso titolo del romanzo realizzata da David Simon e Ed Burns durante la prima presidenza Trump. 

Roth immagina che alle elezioni del 1940 al posto Charles Lindbergh venga eletto presidente al posto di Roosvelt e, dopo aver scelto fra i suoi collaboratori fra l’altro l’industriale Henry Ford come ministro dell’interno proclama la neutralità degli Usa nella Seconda guerra mondiale e inizia una politica di aperta persecuzione degli ebrei e degli oppositori politici. Nella realtà di oggi analoghe forme di persecuzione, di cui si notano purtroppo segnali inquietanti, potrebbero riguardare altre minoranze e milioni di immigrati.   Alla fine, però nel romanzo di Roth viene restaurata la democrazia e Roosvelt torna al potere.

In entrambi i romanzi accanto a riferimenti distopici applicati alla realtà statunitense che segnalano i pericoli sempre incombenti sulla democrazia, viene sottolineata anche la forza della reazione delle forze democratiche; un auspicio ottimistico speriamo valido  anche nella realtà di oggi e non solo per gli Usa.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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