Riflessioni di un lettore “dispersivo”

Mi ricordo ancora un esercizio di lessico che mi fu proposto durante un corso di tedesco.

Si trattava di definire la caratteristica di una persona giudicando da punti di vista opposti alcuni aspetti della sua personalità.

In italiano l’esercizio si presenterebbe più o meno in questo modo: “Luisa si ritiene una persona parsimoniosa ma alcuni la giudicano…”, dove al posto dei puntini bisognerebbe ovviamente inserire l’aggettivo “tirchia” o un suo sinonimo.

Questo brillante esercizio lessicale con un sottile sottofondo psicologico mi viene in mente quando penso alle mie personali abitudini di lettura.

Sono un lettore interessato soprattutto alla saggistica e all’attualità e mi muovo   in un ampio spettro di problematiche, in prevalenza contemporanee che spaziano dall’ambientalismo all’economia, dalle questioni interne ai due Paesi di cui sono cittadino alla politica internazionale, dai temi delle migrazioni ai diritti dei popoli.

Il mio occhio sul presente non disdegna ovviamente di ricercare nel passato le radici dei fenomeni contemporanei oggetti del mio interesse.  Questo mi porta inevitabilmente a centrare di volta in volta la mia attenzione su problematiche diverse e talvolta distanti fra loro.

Insomma, si tratta di una molteplicità di interessi che possono portare appunto a definirmi un lettore dispersivo ma al tempo stesso poliedrico, applicando la logica dell’esercizio lessicale e psicologico da cui ho preso le mosse.

In effetti, la tensione fra due poli attraversa costantemente la mia vita di lettore e, se dopo un saggio sulla crisi climatica passo alla lettura di un testo sulla condizione del popolo curdo, mi assale il dubbio di soddisfare in parte la mia curiosità al prezzo però di un certo grado di superficialità. A questo si aggiunge il dilemma sul tempo da dedicare alla lettura di quotidiani e riviste rispetto a quello riservato ai libri per non parlare della difficoltà di lasciare spazio al piacere e alla diversa prospettiva che un   buon testo narrativo possono sempre riservare.

Non mi appassiona poi la diatriba fra lettura cartacea e lettura digitale che spesso crea opposizioni fra schieramenti l’un contro l’altro armati, mentre per me si tratta solo di optare   in modo pragmatico per l’uno o per l’altro tipo di lettura con un occhio alla funzionalità   e anche agli aspetti economici di tale scelta.

La diffusione di Internet ha cambiato, penso non solo per me, le modalità di lettura in quanto consente continui chiarimenti e approfondimenti di quanto sto leggendo ma nasconde anche qui il pericolo di deviare dal percorso di lettura in atto, specie se, come accade al sottoscritto, si ha la tendenza a farlo. Al tempo stesso però in questo modo si aprono percorsi di conoscenza. che una lettura troppo “disciplinata” non consentirebbe. Il mio dibattito interno fra la mia realtà di lettore poliedrico-dispersivo e un presunto dover essere di lettore (noiosamente?) coerente mi porta spesso a una forma di indulgente autoassoluzione.

Penso infatti che nelle letture non finalizzate a precisi obiettivi di ricerca e di studio, l’aspetto ludico   non vada mai accantonato e questo si traduce nel seguire la propria natura e le proprie tendenze senza pretendere di aspirare a un’inarrivabile perfezione.

L’accettazione critica di se stessi è in fondo un principio valido anche per questioni esistenziali di maggiore rilevanza.

Al tempo stesso però tenere viva la tensione fra gli opposti è un modo per provare a essere un po’ migliori, come lettori ma soprattutto come esseri umani.

In questo senso auguro a tutte e a tutti un anno di proficue e piacevoli letture secondo i propri interessi e la propria indole.

 

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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