Salgado e il dovere della speranza

Ho avuto il piacere nei giorni scorsi di visitare a Zurigo la mostra fotografica itinerante che raccoglie molte delle stupende foto scattate da Salgado nella sua lunga permanenza in Amazzonia. https://amazonia-exhibition.ch/de/ausstellung/?gclid=EAIaIQobChMIq8GUoriVgQMVMpCDBx3gwQ87EAAYASABEgLO-PD_BwE

L’ Amazzonia è una regione geografica di oltre sei milioni di chilometri quadrati, caratterizzata dalla più grande foresta pluviale del mondo, prevalentemente in territorio brasiliano. Esplorata dagli europei fin dai tempi di Amerigo Vespucci, fu successivamente considerata dai colonizzatori dapprima come un territorio completamente ostile, per diventare in seguito sia un luogo di romanticismo esotico che soprattutto un territorio da sfruttare in modo tale da sconvolgerne progressivamente gli equilibri.

 Sebastiao Salgado, nato a Almorès in Brasile nel 1944, vive prevalentemente a Parigi ed è considerato uno dei più grandi fotografi viventi. La sua attività in varie parti del mondo ha sempre avuto al centro l’attenzione e l’interesse per le condizioni delle popolazioni che vivono nei territori oggetto del suo interesse artistico e umano, dal Sahel al Portogallo, alle ex colonie dell’Angola e del Mozambico e a varie realtà delle campagne del Sud America, con un particolare riguardo anche alla condizione dei migranti.  La   pluriennale permanenza di Salgado nell’ Amazzonia brasiliana ha avuto come motivazione iniziale la volontà di riprendere e salvaguardare le proprie radici esistenziali, dopo l’abbandono forzato del Brasile in seguito all’avvento della dittatura militare che dominò sanguinosamente il Paese dal 1964 al 1985.

In tal modo l’artista ha acquisito una vasta conoscenza di molti popoli che abitano la grande foresta e una profonda condivisione dei loro problemi; nelle foto che compongono la mostra colpisce in effetti lo sguardo umano con cui il fotografo franco-brasiliano inserisce e illustra la vita dei popoli indigeni all’interno dell’ambiente   amazzonico. Ogni popolo incontrato viene mostrato con le proprie caratteristiche culturali e storiche, anche grazie all’aiuto di pannelli esplicativi.

Il rispetto anche per i singoli individui è dimostrato, fra l’altro, dal fatto che i loro nomi vengono scrupolosamente riportati a fianco delle foto che li ritraggono. La disposizione dei pannelli che contengono oltre duecento  foto non segue un ordine rigoroso, fatto questo che può risultare spiazzante per lo spettatore, che però al tempo stesso ha l’impressione di essere completamente immerso nell’ambiente naturale; del resto, si tratta di un effetto esplicitamente perseguito dai curatori, in primo luogo da Lelia Wanik Salgado, moglie, collaboratrice e ispiratrice dell’artista.

Una composizione musicale del musicista francese Jean Michel Jarre, ispirata ai rumori della foresta, accompagna il visitatore a scoprire la vegetazione, i fiumi, le montagne e i popoli dell’Amazonia brasiliana.

Alcuni filmati che integrano l’esposizione illustrano, attraverso le testimonianze di indigeni raccolte durante il governo Bolsonaro, non solo gli usi e costumi dei vari popoli ma anche i problemi e le minacce che essi subiscono.

Il governo Bolsonaro , infatti, perseguendo  una politica di appoggio ai grandi allevatori, all’agricoltura industriale e a un’indiscriminata  attività mineraria, ha favorito  un  disboscamento incontrollato, tentando inoltre di imporre   ai popoli dell’Amazzonia stili di vita e modelli produttivi a loro del tutto estranei e nocivi per l’equilibrio dell’intero ecosistema. Tutto ciò ha costituito un’esasperazione di devastanti politiche predatorie già in atto da tempo che si spera verranno modificate, in coerenza con le promesse elettorali, dal suo successore,

Lo stesso Salgado ha preso pienamente coscienza, nel corso della sua lunga permanenza nella regione, dei pericoli che la minacciano e della necessità di intervenire per contrastarli; per questo ha fondato l’Istituto Terra, mettendo in atto un progetto di riforestazione e di sviluppo sostenibile nella valle del fiume Doce, nel Nord Est del Brasile.

Questa sensibilità ambientale può apparire in contrasto con la sfiducia manifestata da Salgado in varie interviste sul futuro dell’umanità ma in fondo coincide con lo stato d’animo di chi ogni giorno osserva, con un minimo di sensibilità, la sproporzione fra la devastazione dell’ambiente, con conseguenze drammatiche sulla vita di intere popolazioni, e la palese inadeguatezza delle politiche messe in atto per contrastarle.

La speranza operosa in un cambiamento forse ancora possibile è un dovere a cui nessuno può sottrarsi.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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