Una pubblicazione saggistica sugli elementi di coesione di una nazione piccola ma culturalmente complessa come la Svizzera citava fra l’altro l’esistenza di un sistema efficiente e capillare di trasporti pubblici. Tale sistema permette in effetti di raggiungere, in un Paese geograficamente complesso, qualsiasi località e al tempo stesso consente anche all’abitante del villaggio più sperduto di non sentirsi isolato e abbandonato, soprattutto se non può o non vuole servirsi di un mezzo motorizzato privato.
Specularmente mi chiedo se l’esistenza di una situazione profondamente diversa da questo punto di vista in Italia, non renda più problematica l’unità del Paese.
Questa tesi può apparire superficiale ma un’analisi più attenta finisce per confermarla
Il confronto che mi viene ovvio fare è quello fra Zurigo e Pisa, le due realtà che conosco meglio e varie volte all’anno mi capita di mettere a confronto i sistemi di trasporto pubblico di queste due città. Prenderò in considerazione i trasporti urbani e i collegamenti con le zone circostanti, precisando che non guidando nessun mezzo motorizzato la mia testimonianza si basa su esperienze dirette.
Nei giorni scorsi ho potuto verificare la difficoltà a raggiungere un piccolo paesino della provincia pisana che si trova a circa quaranta chilometri dal capoluogo; tenendo conto dei tempi di attesa il viaggio è durato due ore e mezzo, un tempo non molto diverso rispetto a quando si viaggiava a cavallo. Oltretutto i collegamenti sono possibili due volte al giorno durante la settimana e diventano quasi inesistenti la domenica.
Inutile dire che un raffronto con una situazione analoga a Zurigo e dintorni dà un esito radicalmente diverso.
Pisa è una realtà urbana di per sé modesta con una popolazione residente di circa 90.000 abitanti ma è anche sede universitaria con un notevole numero di iscritti, ospita un aeroporto internazionale ed è inoltre una meta turistica particolarmente frequentata.
Non mi interessa qui semplicemente mettere a confronto la qualità dei due sistemi di servizi di trasporto dato che su questo piano la gara, come risulta dall’esempio precedente, è del tutto impari ma di osservare anche le implicazioni culturali di questa disparità; credo che, senza alcuna pretesa di scientificità statistica e tenendo conto delle diversità delle realtà prese in considerazione il confronto fra le due realtà urbane rispecchi le differenze fra i due Paesi
Vivere a Zurigo senza auto è perfettamente possibile, a Pisa è una vera e propria sfida e se a Zurigo e Pisa sostituiamo rispettivamente Svizzera e Italia il discorso rimane sostanzialmente valido.
A Zurigo i mezzi pubblici sono costantemente affollati da persone di tutte le età e di diverse condizioni sociali mentre a Pisa gli utenti dei bus sono prevalentemente persone anziane a cui peraltro non viene offerta nessuna comodità e i giovani che usano i mezzi pubblici sono considerati degli “sfigati”.
Questo pregiudizio non sussiste nella città elvetica dove i mezzi pubblici e in particolare i tram dagli inconfondibili colori bianco e azzurro sono amati e rispettati come un elemento insostituibile del paesaggio urbano, al punto che esiste un apposito museo in cui vengono illustrate tutte le fasi dell’ormai più che secolare storia dell’azienda pubblica cittadina.
Alcuni tram ormai storici vengono mantenuti in perfetta efficienza e talvolta fatti uscire dalle rimesse per percorsi turistici a cui anche gli stessi zurighesi amano partecipare, magari sorbendo una cioccolata calda.
Anche Pisa ha ospitato in passato un rudimentale sistema tramviario urbano ed extraurbano, oggi completamente soppresso.
Tutto questo non significa che a Zurigo la situazione sia ideale; il traffico privato è ancora troppo intenso e invasivo e gli spazi riservati a pedoni e ciclisti sono decisamente inadeguati. I tram dispongono tuttavia di percorsi riservati che evitano loro di rimanere coinvolti nel caos del traffico privato come invece accade costantemente ai bus della città toscana.
I dati statistici dimostrano che gli sforzi per dotare Zurigo e le zone limitrofe di efficaci collegamenti pubblici non hanno portato a una significativa riduzione del trasporto privato ma piuttosto a aumento della mobilità complessiva con l’utilizzazione da parte delle stesse persone sia dei mezzi privati che di quelli pubblici. Dato che l’offerta pubblica è adeguata ci sarebbero le condizioni per imporre maggiori limitazioni alla mobilità privata. Diverso il discorso di realtà italiane come quella qui analizzata, dove imporre tali limitazioni in mancanza di alternative adeguate significherebbe di fatto porre gravi ostacoli alla mobilità personale.
Qualcuno sostiene che l’abitudine a servirsi i della propria auto o della propria moto, specie nella realtà italiana, sia talmente radicata da essere insuperabile ma credo che questa sia una visione troppo pessimistica e che invece mutamenti radicali possano essere introdotti anche in questo ambito, sia pure con la dovuta gradualità e laddove esista una volontà politica, attualmente carente, di favorirli.
Anche Pisa e le zone limitrofe hanno sofferto nel corso del tempo del processo di spostamento della mobilità dal pubblico al privato che ha caratterizzato l’Italia a partire dagli anni sessanta
mDal 1932 al 1960 le città di Pisa e di Livorno sono state collegate da una linea ferrotramviaria costiera che attraversava un paesaggio incantevole, caratterizzato in molti tratti da folte pinete e dalla vicinanza del mare. In nome di una discutibile idea di progresso questa linea è stata soppressa e sostituita da bus pubblici e naturalmente da un numero infinito di mezzi motorizzati.
La permanenza di questo sistema di trasporto su rotaia sarebbe una sintesi perfetta di efficienza, compatibilità ambientale e costituirebbe inoltre una notevole attrazione turistica.
I più anziani ricordano ancora con affetto quello che il linguaggio popolare chiamava “trammino”e si racconta che il suo ultimo viaggio, compiuto emettendo un fischio continuo simile a un lamento, strappò una lacrima a molti.
In tempi recenti per un certo periodo qualcuno ha proposto il ripristino di questo suggestivo mezzo di trasporto ma il progetto non ha visto la luce e oggi su buona parte della dismessa linea ferroviaria è stata realizzata una consolatoria pista ciclabile, indubbiamente apprezzabile, che tuttavia non ha la stessa funzionalità del trenino.
È noto che i prezzi dei trasporti pubblici in Svizzera sono notevolmente più alti che in Italia ma se si tiene conto del servizio offerto la differenza si relativizza; a Zurigo posso raggiungere con i mezzi pubblici qualsiasi luogo della città dall’alba fino a tarda sera, cosa che a Pisa non è possibile.
Un’offerta migliore di trasporti pubblici insomma migliorerebbe la vita di molti italiani ma la loro carenza non può essere attribuita solo al malgoverno e alla cattiva amministrazione ma anche alla scarsa consapevolezza di molti che si potrebbe vivere meglio in un mondo con meno auto.