Un vaccino per tutti?

Il 2021 sarà l’anno della vaccinazione anti-COVID-19 ma non per tutti e anche in questo campo potrebbe incidere notevolmente il divario economico fra le varie parti del mondo.

Secondo dati raccolti dal New York Times, infatti, mentre la grande maggioranza dei cittadini dei Paesi più fortunati potrà presumibilmente vaccinarsi entro l’anno, una vaccinazione di massa, allo stato attuale, non sembra invece possibile per la maggior parte degli altri abitanti della terra.

In particolare, la dotazione dei vaccini prevista per gli Usa, il Canada e l’Ue dovrebbe essere, se tutto andrà secondo i piani, addirittura superiore al fabbisogno, mentre molti Paesi poveri, se non verranno presi immediati provvedimenti, riusciranno a stento a vaccinare un quinto dei loro abitanti e potranno  verosimilente completare il loro programma vaccinale solo nel 2024.

Le iniziative intraprese per modificare la situazione non hanno finora prodotto risultati rilevanti.

L’organizzazione mondiale della Sanità ha avviato un programma internazionale di donazioni per acquisire due miliardi di dosi di vaccino da destinare ai Paesi più poveri ma il progetto, che oltretutto non sembra riscuotere il successo sperato, risolverebbe comunque solo in parte il problema. 

Anche il tentativo della stessa Oms di creare una piattaforma con lo scopo di mettere volontariamente in comune tecnologie e conoscenze per consentire un’ampia e sollecita produzione di vaccini e terapie anti-COVID a prezzi accessibili, non ha prodotto alcun risultato.

La richiesta del governo sudafricano e di quello indiano, in sede di Organizzazione mondiale del commercio, di una sospensione temporanea dei brevetti, dei copyright e dei segreti industriali, sempre nell’ambito della produzione di prodotti per la lotta alla pandemia, è stata bloccata dalla decisa opposizione di Usa e Ue

Per sollecitare un intervento almeno a livello di Ue, una serie di associazioni e movimenti hanno perciò lanciato fra tutti i cittadini europei l’iniziativa denominata No profit on pandemic.eu con lo scopo di raccogliere almeno un milione di firme necessarie per sollecitare la Commissione europea a proporre un provvedimento legislativo che vada nella stessa direzione di favorire la produzione di cure e vaccini a prezzi accessibili a tutti e nei tempi brevi che la situazione esige.

L’iniziativa chiede, in particolare, un intervento pubblico a livello europeo nella gestione dei trattamenti anti-COVID, tenendo conto anche dei cospicui investimenti che sono stati erogati con il denaro dei contribuenti in questo campo, che hanno contribuito in modo decisivo a raggiungere risultati brillanti in tempi eccezionalmente brevi. 

La necessità di interventi che facilitino    una lotta efficace su base planetaria alla diffusione dell’epidemia appare urgente non solo per evidenti motivi umanitari   ma anche perché, senza di essi, il virus continuerà ad essere una minaccia incombente per tutti.

Secondo molti esperti il protrarsi di una massiccia diffusione del COVID-19 in vaste zone del pianeta dove non fosse possibile condurre efficaci campagne vaccinali, potrebbe permettere al virus successive mutazioni potenzialmente non contrastabili dai vaccini attualmente esistenti, pericolo che già oggi sembra attuale.

La cosiddetta immunità di gregge o immunità solidale per essere veramente efficace deve essere perseguita su scala globale e riguardare almeno il 70% della popolazione mondiale, cioè circa 5,5 miliardi di persone con l’impiego dunque di circa 11 miliardi di vaccini a doppia dose nel minor tempo possibile.

Il raggiungimento di questo obiettivo richiede un aumento delle linee di produzione attuali del vaccino con un investimento calcolabile in circa 6 miliardi di franchi; questo incremento produttivo sarà possibile solo con  investimenti pubblici a carico soprattutto dei Paesi più ricchi e potrà altresì ovviare alle attuali difficoltà dei produttori a rispettare gli impegni contrattuali nella consegna dei vaccini.

Se si pensa che per la ricerca sono stati i investiti circa 25 miliardi di franchi e ai danni incalcolabile che il protrarsi della pandemia produrrebbe, si tratta di un investimento ragionevole e utile per tutti. 

La pandemia ha accentuato ancora di più l’esigenza di considerare la salute un bene universale e intangibile, sottraendolo alle pura logica di mercato

 Tutti dovremmo poi aver compreso   che, in un mondo interconnesso, pensare di trovare soluzioni locali a problemi globali è oltre che meschino anche del tutto illusorio: o ci salveremo tutti o non si salverà nessuno.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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