Non state leggendo una fake news ma una notizia vera, solo che i cattolici a cui si fa riferimento sono gli appartenenti alla piccola comunità della Chiesa cattolica cristiana svizzera, da non confondere con la Chiesa cattolica romana che fa capo al Papa.
Si tratta della più piccola delle Chiese cristiane nazionali presenti in Svizzera, riconosciuta da 11 governi cantonali, che annovera circa 12.000 fedeli suddivisi in 28 comunità parrocchiali. Il termine christkatolisch risale al cosiddetto giuseppinismo, la politica religiosa voluta dall’imperatore Giuseppe II d’Asburgo fra il 1780 e il 1790.
Tale politica intendeva ridimensionare il ruolo della Chiesa all’interno dell’impero austro- ungarico a cui apparteneva anche la regione della Fricktal, attualmente parte del cantone svizzero dell’Argovia e allora sottoposta al potere imperiale austriaco.
I fondamenti dell’attuale Chiesa cattolica cristiana risalgono però agli anni ’70 del diciannovesimo secolo, nell’ambito dell’opposizione di ambienti del cattolicesimo liberale europeo ai dogmi stabiliti nel 1870 dal Concilio Vaticano I, che sancì fra l’altro il dogma dell’infallibilità del Papa quando si pronuncia ex cathedra, cioè in quanto pastore e dottore della Chiesa, su questioni di fede e di morale.
Nel 1871 si formò, in un incontro tenutosi a Soletta, il primo nucleo della nuova Chiesa che si costituì ufficialmente nel 1875 con l’adesione di varie comunità, soprattutto della Svizzera tedesca. Nell’anno successivo fu eletto il primo vescovo con il riconoscimento ufficiale da parte dello Stato. i principi teologici costitutivi della Chesa cattolica cristiana furono definiti nell’ambito della facoltà teologica della stesso orientamento, costituita a Berna nel 1874 e tuttora attiva.
La nuova Chiesa intendeva ispirarsi al cristianesimo del primo millennio e proclamava esplicitamente il rifiuto del centralismo, ribadito dai nuovi dogmi pontifici, un ruolo attivo dei laici, il superamento del celibato dei sacerdoti e una profonda riforma liturgica. Gli organismi fondamentali della Chiesa sono il vescovo, il sinodo nazionale che comprende delegati ecclesiastici e laici provenienti delle varie comunità locali riconosciute.
Dal 1889 furono stabiliti legami con rappresentanti di analoghe Chiese europee.
Oggi la Chiesa cristiana cattolica pratica un’attiva politica ecumenica che prevede uno stretto contatto soprattutto con la Chiesa anglicana e con alcune Chiese ortodosse.
Nel 1999 anche le donne sono state ammesse al sacerdozio mentre due anni fa è sta riconosciuta piena dignità al matrimonio omosessuale.
Frank Bangerter, eletto nei giorni scorsi vescovo di questa piccola comunità religiosa, non ha mai nascosto la sua omosessualità; vive da 28 anni con il suo partner e ha dichiarato di sperare che la sua elezione sia un segnale, anche al di fuori della sua comunità ecclesiastica, della piena accettazione delle persone omosessuali anche nelle altre comunità cristiane.
Questo riferimento appare tanto più prezioso nel momento in cui il cattolicesimo romano conferma, al di là di alcune aperture formali, la propria intolleranza verso gli omosessuali, la cui presenza nei seminari viene respinta con decisione, come ribadito recentemente dal Papa stesso con parole decisamente inappropriate, poi debolmente ritrattate.
Dopo una formazione economica e un’attività nel settore delle risorse umane, a seguito della diffusione dell’Aids specie fra gli omosessuali, Bangerter decise di dedicarsi all’assistenza ai malati.
Questa esperienza segnò profondamente la sua vita; conobbe il suo partner e sentì l’esigenza di un profondo cambiamento esistenziale che lo indusse a intraprendere studi teologici a indirizzo protestante.
Dopo un’esperienza nella comunità riformata, aderì alla Chiesa cristiana cattolica che trovò più conforme alla propria sensibilità religiosa, divenendone parroco.
Il nuovo vescovo si trova confrontato con una situazione difficile per la sua comunità ecclesiale, per il numero ridotto di fedeli e senza un adeguato ricambio generazionale
Il problema investe anche il reclutamento di nuovi parroci che dovrà essere in parte superato affidando a persone laiche crescenti responsabilità ecclesiali, in armonia del resto con la vocazione della piccola Chiesa fin dalle sue origini.
Insomma, una piccola Chiesa che tuttavia getta semi di apertura e di tolleranza che possono germogliare anche nelle altre comunità religiose e nella società.