Una voce israeliana contro il genocidio

Il governo Netanyahu, con la decisione di controllare l’intera Striscia di Gaza, sta attuando un’ulteriore, pericolosissima. escalation militare. Purtroppo, uno degli elementi che rendono possibile la politica criminale del governo di Netanyahu è il vasto consenso che ancora riscuote all’interno della società israeliana, anche in ambienti un tempo favorevoli a una soluzione pacifica e negoziata dei rapporti con i palestinesi.

Risulta perciò prezioso raccogliere le voci anche all’interno della società israeliana di chi denuncia senza mezzi termini quanto sta avvenendo a Gaza. Questo è il caso   di B’Tselem, una   Ong israeliana fondata nel 1989, il cui nome   significa “A sua immagine”, una citazione biblica tratta dalla Genesi per indicare che ogni essere umano è creato a immagine di Dio.  B’Tselem si definisce come un Centro di informazione per i diritti umani nei territori occupati da Israele, cioè in Cisgiordania, Gerusalemme est e nella Striscia di Gaza. L’organizzazione ritiene l’occupazione israeliana di questi territori illegittima e di per sé contraria ai diritti umani e considera Israele uno stato che pratica l’apartheid nei confronti della popolazione palestinese. Il mese scorso B’Tselem ha diffuso un dettagliato rapporto dal significativo titoloOur genocide” che denuncia, sulla base dei dati raccolti, che a Gaza lo Stato israeliano sta compiendo quello che senza remore viene appunto definito un genocidio di cui anche i membri dell’organizzazione, in quanto cittadini israeliani, sentono il peso.

https://www.btselem.org/sites/default/files/publications/202507_our_genocide_eng.pdf

L’attacco criminale di Hamas e di altri gruppi armati del 7 ottobre 2023, che ha colpito in modo indiscriminato e feroce un grande numero di civili, ha fatto da catalizzatore di  un cambiamento della politica israeliana che dal controllo e dalla repressione è passata alla distruzione e all’annientamento della popolazione di Gaza.

“Un esame della politica israeliana nella Striscia di Gaza e dei suoi orribili esiti insieme alle dichiarazioni di importanti politici e comandanti militari israeliani sugli obiettivi dell’attacco – è scritto nell’introduzione al report- porta all’inequivocabile conclusione che Israele sta attuando un’azione coordinata per distruggere intenzionalmente la società palestinese nella striscia di Gaza. In altre parole: Israele sta commettendo un genocidio contro i palestinesi della Striscia di Gaza.” Il termine genocidio è utilizzato secondo il diritto internazionale, sancito dalla risoluzione dell’Onu con  del 1948 ma il rapporto non si basa solo su questa definizione giuridica, ma adotta un quadro analitico più ampio, ispirandosi alla concezione originaria di Raphael Lemkin,  l’ ebreo polacco il cui contributo giuridico fu alla base di tale definizione.

Vengono inoltre utilizzate ricerche storiche e sociologiche, documenti e testimonianze di vario genere per esaminare il processo e le circostanze che hanno reso possibili   gli atti genocidari che Israele sta attuando nella Striscia, di cui un elemento essenziale è lo stesso consenso sociale che impedisce un riconoscimento e uno smascheramento del crimine in atto. “Il genocidio può raramente essere perpetrato senza il consenso, il sostegno e la legittimazione interna del gruppo che lo perpetra”. Non mancano riferimenti alla situazione della Cisgiordania, con la preoccupazione che la stessa politica genocidiaria venga attuata   anche in questa regione, come molti elementi inducono a temere.

A Gaza oltre all’ uccisione deliberata di decine di migliaia di civili, in gran parte donne e bambini è in atto il controllo militare   della distribuzione del cibo e degli altri aiuti umanitari che sta causando un numero imprecisato di morti per fame e per l’insorgere di malattie: questo si accompagna alla distruzione sistematica di intere aree urbane e di quelle infrastrutture che rendono possibili la coesione sociale e in definitiva la sopravvivenza stessa di una comunità Emblematico al riguardo è l’annientamento delle strutture sanitarie e l’attacco del personale in esse impiegato, descritto esaurientemente da un rapporto della Ong Physicians for Human Rights.

https://phr.org/our-work/resources/we-could-have-saved-so-many-more-anguish-and-death-caused-by-israels-restrictions-on-medical-supplies-in-gaza/?utm_source=web-promo#_edn3

Tutti questi fattori, considerati nel loro complesso, fanno ritenere che il numero delle vittime sia superiore a quello di giorno in giorno annunciato dalle fonti ufficiali.Incalcolabili sono poi i danni psichici causati sull’intera popolazione da queste condizioni di terrore e di deprivazione che perdureranno anche dopo l’auspicabile conclusione dell’offensiva israeliana.

Non è difficile comprendere per quale motivo le autorità israeliane impediscano sistematicamente l’accesso a Gaza dei rappresentanti degli organi di informazione internazionali mentre i giornalisti palestinesi sono sistematicamente eliminati fisicamente dall’esercito israeliano in quanto pericolosi testimoni. È auspicabile che questo documento contribuisca ad accrescere la presa di coscienza e l’opposizione della società israeliana alle politiche governative per le ulteriori gravissime conseguenze dell’escalation in atto. B’Tselem auspica inoltre un intervento attivo della comunità internazionale per fermare il genocidio, uscendo finalmente dalla sostanziale complicità   per passare invece ad azioni concrete e incisive per arrestarlo.

 

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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