Nel 1994, lo scrittore italiano Massimo Pietroselli vinse il premio Urania (la collana ucronico-fantascientifica) con il romanzo Miraggi di Silicio. La trama è questa: il professore Aaron Porath vive in un mondo idilliaco, organizzato in piccoli borghi bucolici dove la vita scorre serena. Tutto il mondo è interconnesso in una grande rete chiamata “Occhio sul mondo” che controlla ogni aspetto della vita dei cittadini e permette a questi di essere sempre in contatto col centro della società. Porath, però, nonostante la sua vita agiata e tranquilla, sente che qualcosa non quadra, percepisce che dietro la perfezione dei Borghi e dietro l’inquietante Occhio sul Mondo si nasconde ben altro. Così inizia a porsi domande e a indagare. Grazie ad alcuni alleati incontrati lungo la strada scoprirà la verità. La sua vita perfetta, il suo lavoro, tutte le sue sensazioni sono fittizie, sono il frutto di un mondo virtuale creato al computer. Un mondo costruito ad arte per nascondere agli uomini la verità sulla loro condizione.

Se escludiamo il finale e un contesto diverso e togliamo i combattimenti, la trama è quella di Matrix, il famoso film del 1999, senza però che si sappia con certezza se sia liberamente ispirato al libro di Pietroselli. L’autore italiano non era certo il primo nel suo genere a immaginare realtà simulate di tale portata, ma le similarità sono davvero tante. In quell’imprecisato (ma non troppo remoto) futuro il telelavoro (lo smart working) e l’informatizzazione capillare hanno trasformato la società umana in una grande rete, i cui nodi sono costituiti da piccole unità abitative autosufficienti, collegate alle altre attraverso la sede del governo globale.
Vi chiederete, cari lettori, perché vi sto dicendo tutto questo. Forse sto insinuando che la società occidentale in quarantena per il Coronavirus c’entri qualcosa? Sono un complottista? Neanche per sogno. Vi scrivo questo perché recentemente una ragazza, parlandomi del più e del meno, mi ha detto qualcosa che ha fatto scaturire questo articolo e queste similitudini: «[…] ho come la sensazione che la vita di prima fosse un sogno, che tutto quello che è accaduto è come se non fosse mai successo davvero e che la realtà vera sia quella attuale».
Quanti si sentono così?
Il mondo prima del virus, che non vediamo l’ora di rivivere, ci sembra una realtà lontana, talmente tanto da farlo sembrare un miraggio… di silicio! Il mondo tornerà come prima, su questo ho pochi dubbi, ma non esattamente come prima. La pandemia ha evidenziato drammaticamente quanto la nostra società occidentale, sicura, del benessere e opulenta, possa essere ancora un gigante dai piedi d’argilla alla minima crisi sociale, tanto da far pensare che forse il mondo “reale” non era quello di prima, dove davamo per scontate molte cose, molte conquiste, ma questo, quello della reclusione sociale, del telelavoro, delle mascherine, del distanziamento fisico, del bando di tutti gli eventi (o quasi) di socializzazione per evitare dei contagi di massa.