Senza arrendersi mai: storie di due donne coraggiose

Secondo il rapporto dell’UNFPA pubblicato nel 2020, il numero di matrimoni forzati giornalieri nel mondo si attesta a 33.000 ogni giorno, mentre nel 2030 saranno quasi 800 milioni le donne e ragazze che verranno date in sposa da bambine. A questi dati riguardanti unicamente matrimoni sotto costrizione, si vanno ad aggiungere i numeri (sommersi e indefiniti) di donne che si sono sposate consenzienti e che “non possono”, semplicemente, uscire al matrimonio contratto. Pena, come minimo, il biasimo per la scelta e il diniego da parte della propria famiglia di origine. Realtà, queste, lontane e inconcepibili per molte e molti…e così il solo modo per “viverle” può essere dato per tramite della letteratura. Ad esempio, attraverso la lettura di “Dopo l’abbandono” e “La ladra di parole”, due romanzi accomunati dal fatto di avere come protagoniste due donne, per certi versi molto diverse ma entrambe costrette a una vita che non desiderano, fatta di dolore, oppressione e disgusto. E entrambe, contro questa vita, trovano la forza di ribellarsi.

Il primo libro, opera della scrittrice israeliana Zeruya Shalev e pubblicato in italiano da Feltrinelli nel 2005, narra la storia di Ella, giovane archeologa e mamma di un bambino in età scolare, che decide all’improvviso di abbandonare il marito e fuggire da una relazione solo apparentemente felice, per inseguire un sogno: la libertà incondizionata. Una scelta difficile, che porta la donna a dover fare i conti con l’incomprensione delle persone a lei care e a confrontarsi con un frustrante isolamento sociale e relazionale, ma anche un subdolo e pesante senso di colpa che non le permette di gestire in modo sereno il rapporto con il figlio piccolo. E anche quando, messa di fronte alla possibilità di formare un’altra famiglia insieme a un nuovo amore, la protagonista del libro non cessa mai di domandarsi la correttezza della sua scelta e la lungimiranza con la quale (non) ha agito. Allo stesso tempo, l’abbandono permette a Ella, tra dubbi e tormenti, di scoprire che possiede risorse inaspettate. Quando, ad esempio, decide di lasciare il marito Amnon, dopo anni di freddezza e recriminazioni reciproche, si consola con ottimismo e ribella al conformismo della società in cui è cresciuta: “I tempi sono cambiati“, dice a suo padre, un professore severo e pomposo. “Oggi la gente non fa tante storie per il divorzio, conosco tanti figli di genitori divorziati e non gli è successo niente, hanno un padre e una madre e imparano ad affrontare la vita“.

In questo senso, ai miei occhi, Ella, che pur “sceglie” con una certa leggerezza e sostanziale narcisismo, personifica la forza di scontrarsi con gli schemi, di vivere pienamente le proprie passioni, di mettersi in gioco. In Ella vive il desiderio di scegliere contro le imposizioni dettate da tradizioni. Ella cavalca il desiderio di libertà vissuto con intensità e non sempre facilmente.

Il secondo libro, “La ladra di parole”, pubblicato nell’agosto del 2021 dalla casa editrice Nord, è scritto da Abi Daré, brillante autrice di origini nigeriane e residente nel Regno Unito. Il significato del romanzo è tutto racchiuso in una frase della protagonista, Adunni: “Per le ragazze come me, il futuro è già deciso, ma io non mi arrendo nel silenzio. Un giorno troverò la mia voce“. Adunni ha quattordici anni e sogna di diventare maestra per spiegare alle bambine come l’istruzione sia una mezzo potentissimo per liberarle della miseria e per guardare lontano, ma il sogno si infrange quando il padre, vedovo e bisognoso di denaro, le annuncia di averla promessa in sposa a Morufu, un uomo ricco, molto più vecchio di lei e con già altre due mogli. Che fare? Accettare passivamente il proprio destino o ribellarsi con la – non facile – fuga? E verso dove? Come? Nella pagine del libro chi legge vive il dramma raccontato in prima persona dalla giovane, la quale si esprime con una certa ingenuità, che è sincera e per questo spiazzante.

Attraverso uno stile narrativo che è dolce e allo stesso tempo grafico e disturbante, la vicenda di Adunni chiede di essere ascoltata in tutto e per tutto. Incanta e travolge. Indigna e emoziona. E ci ricorda che non c’è mai una ragione sufficiente per smettere di cercare di capire il mondo, immaginare il futuro e sognare.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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