Un piccolo mondo importante

Conservo ancora ricordi molto vividi dei miei primi anni a Zurigo. Lo sguardo verso tutto quel nuovo impregnava le esperienze di presenza ed entusiasmo. 

Tra i miei primi maldestri tentativi di trovare un lavoro ero approdata sul sito web di una libreria italiana. Un’interfaccia semplice svelava poche informazioni ma sufficienti per capire che si trattava di un luogo con una storia interessante. Mi segnai l’indirizzo e in un buio pomeriggio di fine novembre mi ritrovai davanti alla piccola vetrina della libreria, stretta tra due imponenti sexy shops, in una traversa appartata e con un insolito traffico di pedoni solitari.

Lo spazio era molto ridotto ma gli scaffali che ricoprivano i muri riuscivano con ordine e accuratezza a esporre tutti i volumi necessari. Una piccola signora sorridente era comparsa da un’entrata che dava sul retro del negozio, teneva tra le mani una grande tazza fumante. 

-Buongiorno, mi stavo facendo un the. Ne gradisce uno anche Lei?- Così conobbi Lisetta Rodoni. 

Il mio intento, con la scusa di acquistare un libro, era sondare il terreno e capire se potevo propormi come commessa o aiutante, ma era bastato uno sguardo rapido per capire che quel piccolo mondo era stato creato su misura per lei sola, la libraia Lisetta, che offriva tazze di the a quei pochi clienti che varcavano l’entrata del suo negozio, intrattenendoli per ore a parlare di libri e scrittori. 

Cosa che successe a me, imbrigliata nella sua foga vorace di trattare più temi possibili in un tempo che mi era parso lunghissimo, per quanto mi facesse piacere discutere di letteratura in un luogo tanto insolito come una piccola libreria italiana nel quartiere a luci rosse di Zurigo. 

Ricordo che tornai a casa, un po’ frastornata ma con la consapevolezza di aver trovato un personaggio che prima o poi sarebbe entrato in una delle mie storie.

Lisetta non parlò solo di Italo Calvino e Leonardo Sciascia ma mi raccontò di un tempo in cui lei e suo marito Sandro erano riusciti attraverso la libreria, aperta nel 1961, a creare un centro pulsante di incontri, scambi, sopporto e politica, per la comunità italiana di Zurigo. 

Mi raccontò di come ai tempi fosse molto difficile reperire libri o riviste in italiano e grazie al loro lavoro diventarono un punto di riferimento per tutti gli immigrati, dai lavoratori che cercavano manuali in grado di spiegargli un mestiere, a chi voleva imparare il tedesco, fino ai primi sindacalisti che cercavano testi specifici. La libreria italiana divenne col tempo un porto sicuro, dove si diffondeva cultura e si discuteva animatamente di politica, o anche semplicemente si passava per un saluto o un po’ di compagnia, per tutti quei lavoratori stagionali con le famiglie rimaste in Italia che avevano bisogno di scacciare la malinconia di certi giorni. 

Diventò un luogo così movimentato che cominciò anche ad attirare l’attenzione delle autorità. Mi raccontò che per un certo periodo vennero sorvegliati dalla polizia zurighese, che stilava rapporti su ogni loro spostamento, anche nei movimenti più quotidiani come andare a prendere i figli a scuola. 

Provai ad immaginare quante volte Lisa Rodoni avesse raccontato quella storia, a quanti sconosciuti come me che avevano varcato la soglia del suo mondo, lo stesso che le faceva ancora brillare gli occhi. 

Non ci sono più entrata in quella piccola libreria, forse perché molto lontana dal mio quartiere o forse semplicemente perché la vita ha preso altri ritmi e priorità, portandomi a risparmiare tempo comprando online tutti i testi di cui avevo bisogno. Ma ci ho pensato spesso a quella signora e alla sua isola di libri italiani, sopravvissuta a un quartiere difficile che con il tempo ha perso tutti gli immigrati italiani, trasferitisi altrove, in luoghi meno degradati e più consoni alle famiglie, lasciando solo più il posto a prostitute e kebabbari.

E mi sono chiesta spesso cosa ne sarebbe stato di quel luogo dopo di lei. 

Il 27 marzo Elisa Rodoni-Cavedon si è spenta, all’età di novant’anni. Sulla pagina del sito compare una sua foto in bianco e nero datata 1969. C’è lei, con un taglio di capelli sbarazzino e uno sguardo penetrante e molto determinato. Sotto la foto c’è una citazione: “Ho avuto un piccolo mondo, ma era importante”.

In un mio racconto ho immaginato un’altra donna, forte e caparbia quanto Lisetta, che prendeva in mano l’eredità di quel luogo. Una donna con un passato doloroso e una perdita incolmabile che solo lì, tra  gli scaffali pieni di storie riesce a sopportare. Ho immaginato che i libri potessero consolare e accogliere i vuoti, portare salvezza e accorrere ai richiami di aiuto e che solo una donna perduta potesse abitare un luogo che è stato casa e paese per così tante persone. 

Ma questa è finzione narrativa. La realtà è che probabilmente solo un pazzo porterebbe avanti un progetto tanto poco proficuo come una piccola libreria italiana in una viuzza nascosta del quartiere più malfamato di Zurigo. E forse va bene anche così, che quel mondo rimanga solo di Lisetta e che si spenga con lei, lasciandosi dietro una gran bella storia, come la scia di un aereo. 

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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