Poche settimane fa, il Parlamento ungherese ha approvato una legge che vieta il Budapest Pride (previsto il 28 giugno) sostenendo – tra l’altro – che un tale evento violi la normativa del 2021 sulla “protezione dei minori”. Questo provvedimento che è stato approvato in sole 24 ore (con 136 voti a favore e 27 contrari)e “dice” di voler mettere al bando la “promozione e l’esibizione” dell’omosessualità ai minori, include restrizioni anche su letteratura, film e televisione, nonché multe fino a 500 euro per chi parteciperà alle parate del Pride e l’utilizzo di strumenti di riconoscimento facciale per identificare i partecipanti. In risposta, migliaia di manifestanti sono scesi nelle strade di Budapest, bloccando strade e ponti per protestare contro la legge, considerata un attacco ai diritti fondamentali e alla libertà di assemblea.
Per Massimo Congiu, giornalista, studioso di Geopolitica dell’Europa Centro-Orientale si tratta di una chiara espressione tipica del sistema di potere creato e retto dal primo ministro ungherese Viktor Orbán nei confronti delle minoranze e della diversità (in questo caso la comunità LGBTQ+).
«Oggi nel cuore dell’Europa c’è un sistema di potere che dalla sua nascita si è impegnato a esercitare un controllo sempre più capillare, sempre più profondo sulle varie espressioni della vita pubblica, a partire da quelle più strategiche come la stampa per esempio. È un controllo che ha portato poi il governo Orbán a entrare pesantemente anche nelle scuole con la riscrittura di testi, soprattutto di storia, un governo che scoraggia lo spirito critico, la coscienza civile, che invita alla passività sociale per poter esercitare meglio il suo potere. Un governo che divide la popolazione tra chi collabora appunto con l’esecutivo per il bene della patria, secondo la retorica dell’esecutivo e per un futuro di libertà e prosperità. A me sembra che tutto questo sia chiaro e non rappresenta veramente, non è da tempo, una buona notizia per il progresso della democrazia e i buoni rapporti all’interno dell’Unione Europea».
E la società civile ungherese? «In questi anni – nota Congiu – si è attivata (spesso facendo sentire la sua voce contro le leggi bavaglio sulla stampa, contro le disposizioni in ambito scolastico e universitario, per esempio, contro le politiche governative nei confronti dei flussi migratori e adesso contro il divieto del pride). C’è poi, dall’anno scorso la novità rappresentata dal partito TISZA – Partito del Rispetto e della Libertà, guidato da Péter Magyar, che viene dal Fidesz di Viktor Orbán e che si situa sempre all’interno del rispetto e della valorizzazione degli interessi nazionali, dei valori ungheresi, ma in maniera meno radicale e comunque con uno sguardo più benevolo nei confronti dell’UE». Di mezzo c’è, naturalmente, anche la guerra in Ucraina e il rapporto con Putin…
Ascolta l’intervista integrale a Massimo Congiu con Valeria Camia e Alessandro Vaccari, qui