La tenuta di San Rossore, nei pressi di Pisa, fa parte di un più ampio parco naturale di Migliarino, San Rossore Massaciuccoli istituito dalla Regione Toscana nel 1979 e insignito nel 2005 del diploma europeo delle aree protette.
Fino al 1979 la tenuta era proprietà del Presidente della Repubblica e in precedenza del re d’Italia.La tenuta ospita un ippodromo e la villa del Gombo tuttora residenza presidenziale.
Il nome di San Rossore deriva da una corruzione popolare di San Lussorio, Luxorius o Luxurius in latino, un martire cristiano dell’epoca di Diocleziano le cui spoglie furono trasportate a Pisa dalla Sardegna, in attesa di una collocazione definitiva.
La zona fu per molto tempo un luogo di paludoso e lagunoso; le continue esondazioni dell’Arno e del Serchio portarono a un progressivo interramento della zona e alla formazione di una fitta selva che fornì il legname per la costruzione delle navi della Repubblica marinara pisana.
Per lungo tempo la zona ospitò numerosi monasteri con una significativa popolazione religiosa.
Sotto il dominio dei Medici fra il XV e il XVI secolo la zona conobbe uno sfruttamento economico legato al pascolo, alla caccia, alla fornitura di legname e ad attività agricole. In questo periodo il corso terminale dell’Arno venne rettificato per limitare piene rovinose, con conseguente modifica del territorio di San Rossore.
Una delle caratteristiche di San Rossore è la presenza di pini domestici la cui introduzione, anch’essa dovuta ai Medici, modificò notevolmente il paesaggio della zona, dando vita inoltre a una fiorente produzione di pinoli che ha avuto fino al XX secolo una notevole rilevanza. Sotto il successivo dominio dei Lorena avvenne l’introduzione dei pini marittimi, dapprima lungo la costa, come difesa dal libeccio, e in seguito in zone più interne progressivamente bonificate.
Sempre in epoca medicea fu attuato un popolamento di daini e di dromedari. Questi ultimi trovarono un habitat a loro favorevole e il loro numero crebbe progressivamente nei tre secoli successivi; gli animali vennero utilizzati per lavori di fatica. Il filosofo Friedrich Nietzsche, durante una visita a San Rossore, rimase colpito dalla loro presenza che citò, definendoli cammelli, in un passo di Umano, troppo umano. La loro presenza durò fino alla Seconda guerra mondiale quando la popolazione di dromedari fu annientata in quanto la carne degli animali servì a sfamare i soldati tedeschi qui accampati dopo l’armistizio dell’8 settembre del ’43. Nel dopoguerra si tentò di reintrodurne un numero limitato ma senza successo in quanto gli animali non trovarono più un habitat adatto. Nel 2014 gli scout, che hanno tenuto nel Parco un loro Convegno, hanno donato tre dromedari, due femmine e un maschio.
In epoca napoleonica avvenne l’introduzione dei cinghiali ma la tenuta subì gravi danni per il suo intenso sfruttamento a fini militari che cessò con il ritorno dei Lorena che ne fecero sempre più una zona di rappresentanza secondo un uso che continuò poi in epoche successive.
I Savoia usarono ampiamente la tenuta come zona di caccia, accrescendo la presenza di selvaggina ma vietandone l’accesso al pubblico che fu poi ripristinato con l’avvento della Repubblica. La monarchia sabauda incrementò notevolmente la produzione agricola e l’allevamento nella tenuta ma la sua presenza è legata al fatto che il 5 settembre 1938 proprio a San Rossore Vittorio Emanuele III firmò le infami leggi razziali che diedero inizio alla persecuzione sistematica degli ebrei anche in Italia.
Anche oggi l’accesso del pubblico è libero anche se soggetto a precise limitazioni per salvaguardare l’ambiente naturale. L’accesso delle auto è possibile con regole ancora più rigide e secondo limitati percorsi di accesso.
All’interno della tenuta sono possibili diverse attività di conoscenza e educazione ambientale aperta a tutti e sono presenti strutture di ristoro e di soggiorno immerse nel verde.
Gli ecosistemi del Parco sono continuamente sottoposti a osservazioni e studi scientifici.
Ovviamente l’equilibrio fra fruizione pubblica e difesa dell’ambiente. naturale non è sempre facile da conservare nella tenuta e nell’intero parco.
Una visita a San Rossore è senz’altro consigliabile a chiunque si trovi a soggiornare da queste parti