L’atomica “nascosta” di Israele

Dopo gli attacchi israeliani e statunitensi contro l’Iran, reo agli occhi degli aggressori di volersi dotare di un proprio arsenale nucleare, pare opportuno dare un’occhiata al malcelato segreto dell’arsenale atomico israeliano.

La politica israeliana al riguardo del proprio armamento nucleare è volutamente ambigua; lo stato ebraico non ha mai ammesso apertamente di possedere l’atomica ma non lo ha mai neppure negato. Questa ambiguità non lascia tuttavia alcun dubbio sulla realtà di Israele come potenza nucleare, su cui gli osservatori concordano unanimemente, collocando Il Paese al sesto posto in questa poco rassicurante classifica, con il possesso di un numero di testate stimato in un minimo di 90 ma che per alcuni arriva almeno potenzialmente a 200.

Questa voluta opacità consente allo stato ebraico di avere dei vantaggi sul piano giuridico e diplomatico, a cui si aggiunge la mancata sottoscrizione del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP), in vigore dal 1970, che impegna gli stati firmatari a un uso pacifico dell’energia atomica e ad attivarsi per un progressivo disarmo. La mancata ratifica consente a Israele di essere esente da controlli internazionali.

In un mondo dove la doppia morale vige incontrastata si assiste dunque al paradosso di una potenza nucleare esente da ogni controllo che attacca militarmente un Paese firmatario del TNP, al momento non in possesso di armi atomiche, accusandolo di venir meno agli impegni assunti con tale   sottoscrizione.

La vicenda della creazione dell’arsenale atomico israeliano inizia praticamente con la fondazione dello stato ebraico. Dopo anni di discussione nel 1952, venne costituita la Israel Atomic Energy Commission,con lo scopo esplicito di dotare il Paese di un’arma che avrebbe dovuto impedire una nuova Shoah.

Nel 1958 iniziò l’attività del sito nucleare di Dimona, nel deserto del Negev, ancora oggi il più importante in campo militare. Si stima che nel 1967 Israele possedesse le capacità tecniche per allestire un ordigno nucleare e negli anni successivi, gli Stati Uniti, principale alleato del Paese mediorientale, presero atto e accettarono questa nuova realtà.

Israele non ha mai ufficialmente compiuto test nucleari anche se vi sono sospetti che ciò sia avvenuto in forma segreta.

Una delle vittime dell’ambiguità sul nucleare è stato Mordechai Vanunu, un ebreo di origine marocchina emigrato con la famiglia in Israele e assunto come tecnico nucleare    presso il sito di Dimona nel 1973. Le sue idee politiche di sinistra radicale e la sua militanza pacifista e a favore dei diritti dei palestinesi lo indussero nel 1986 a rivelare al giornale inglese Sunday Times che nella base di Dimona, contrariamente alle dichiarazioni ufficiali, era in atto un vasto programma di allestimento di ordigni nucleari.

In seguito a queste rivelazioni il tecnico fu preso di mira dal Mossad, il servizio segreto israeliano e convinto da un’avvenente agente di questa organizzazione a trascorrere una romantica vacanza romana; al suo arrivo in Italia, fu catturato e trasportato in Israele, dove subì una condanna a 18 anni, 11 dei quali in isolamento, per tradimento e spionaggio. Vanunu ha in seguito rivelato di essere stato sottoposto in carcere a torture fisiche e psicologiche.

Anche dopo la scarcerazione ha subito nuove condanne oltre ad altre pesanti limitazioni della libertà personale e al divieto di lasciare Israele, tuttora in vigore.

https://www.ibs.it/mordechai-vanunu-prigioniero-di-israele-ebook-ivan-maffei/e/9788831648271?srsltid=AfmBOorHML9AaPe9ELN-vU0feMchEn53Wg1WCSI-te78E7I9-dphCbPy

Il conflitto in atto fra Israele e Iran ha reso di nuovo attuale il problema della proliferazione nucleare nell’area. Israele motiva la sua aggressione a uno stato sovrano, definita eufemisticamente “guerra preventiva”, con il pericolo mortale per la propria esistenza che sarebbe costituito da un eventuale arsenale atomico israeliano.

Il regime islamista non ha mai riconosciuto la legittimità dell’esistenza di quello che ha sempre definito “entità sionista” e non ha mai cessato di proclamare la propria volontà di cancellarla dalla faccia della terra. Gli esperti indipendenti e perfino autorevoli esponenti della Cia affermano tuttavia che l’Iran non è in grado di realizzare ordigni atomici nell’immediato futuro, ammesso che abbia realmente intenzione di farlo.

Anche una volta in possesso di un arsenale atomico non è chiaro in che misura l’Iran potrebbe utilizzarlo per distruggere Israele senza subire un’annichilente ritorsione.; quello iraniano è un regime criminale ma si presume che i governanti del Paese son siano dei pazzi suicidi. Del resto, l’attuale classe dirigente israeliana non sembra garantire una maggiore affidabilità nel maneggiare le armi di distruzione di massa, visto quello che sta accadendo a Gaza; nel novembre del 2023 Amichai Eliahu, ministro del governo israeliano tuttora in carica, ha ipotizzato proprio in quel territorio l’uso dell’arma atomica, affermando poi goffamente, di fronte alle critiche piovutegli addosso da più parti, che si era trattato di una metafora.

L’obiettivo di Israele è chiaramente quello di far fallire qualsiasi accordo sul nucleare iraniano in modo da rimanere l’unica incontrastata potenza nucleare dell’area e da esercitare di conseguenza un dominio incontrastato sulla regione.

È evidente ma allo stato attuale anche utopistico, che la vera soluzione sarebbe una denuclearizzazione dell’area che Israele non accetterà mai, anche utilizzando strumentalmente la propria reticenza ad ammettere di essere una potenza nucleare.

Sta di fatto che senza un accordo in materia si realizzerà una situazione perennemente conflittuale fra Israele e altri Pasi dell’area che mostreranno, come si sta effettivamente verificando, l’intenzione di dotarsi dell’arma atomica.

La crisi attuale potrebbe ulteriormente spingere nella direzione di una pericolosissima proliferazione nucleare non solo in questa parte del mondo, in quanto molti Paesi potrebbero convincersi (Corea del Nord docet!) che diventare una potenza nucleare sia l’unico modo per non essere attaccati. Inoltre, altri Paesi potrebbero seguire l’esempio di Israele di non sottoscrivere il TNP, sottraendosi in tal modo a qualsiasi forma di controllo internazionale

Come si vede il sonno della ragione rappresentata dalla tenace e costante ricerca di soluzioni diplomatiche può generare mostri.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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