Africana: la vivacità di un continente che punta al futuro

“Il libro che avete in mano è un tentativo di stravolgere quello sguardo intossicato dal colonialismo”, quel “maledetto sguardo occidentale sul continente che intossicava e intossica ancora tutto”. Così scrive Igiaba Scego, autrice e traduttrice, figlia di somali nata in Italia, curatrice, assieme a Chiara Piaggio, del volume Africana. Raccontare il Continente al di là degli stereotipi (Feltrinelli editore), una raccolta di 19 racconti – alcuni veri, altri immaginari – di scrittrici e scrittori di origine africana che celebrano l’Africa. Le sue diversità. Le sue tradizioni. La sua forza.

Africana si legge tutto d’un fiato. Oppure a più riprese, perché quello che contiene sorprende e necessita, talvolta, di essere lasciato sedimentare nel lettore. 

È un libro che rivendica le bellezze, la storia, la cultura di un continente che altrove (in Occidente, n.d.r.) è – troppo spesso – stereotipato e dipinto come un solo grande Paese, oggetto di compatimento, segnato da violenze intestine, flagellato dalla povertà, deprivato di diritti e educazione, complice di privare l’infanzia alle spose bambine, lasciato in balia al tradizionalismo più conservativo. 

È una raccolta di racconti, a tratti ironici, a tratti terribilmente emozionanti, che rivendicano un’Africa diversa, variegata, policromatica, quindi altra rispetto a quell’immagine monolitica che rappresenta il Continente come luogo “primitivo”, magari ottimale destinazione turistica per chi vuole vivere il safari, visitare i deserti, assistere a riti ancestrali o vedere la povertà.

Tutti questi preconcetti e pregiudizi sono messi immediatamente sotto gli occhi del lettore (inconsapevole, forse – ma solo in parte); aprendo Africana, leggiamo: “Mettere sempre nel titolo la parola ‘Africa’ o ‘tenebra’ o ‘safari’ … Mai mettere la foto di un africano ben inserito sulla copertina del vostro libro… Se dovete proprio metterci un africano, assicuratevi che sia in costume masai, zulu o dogon… dovete sempre includere l’Africa Che Muore di Fame… i suoi figli sono tutti delinquenti…” così scriveva, nel racconto “How to Write about Africa”, Binyavanga Wainaina, scrittore nato in Kenya e scomparso a soli quarantotto anni nel 2019. Il testo, tradotto in italiano, è un forte e amaro atto di accusa contro il resto del mondo per il quale l’Africa deve essere compatita, adorata o dominata, ma certo non compresa, tanto meno valorizzata per quello che è. 

E il tema del colonialismo (tanto materiale quanto culturale) che ha violentato l’Africa per decenni torna spesso nei racconti contenuti nel libro. Assieme all’invito a liberarsi dall’influenza europea, a “purificarsi” – come scrive Achille Mbembe, originario del Camerun e oggi professore di Storia e Scienze politiche presso il Wits Institute for Social and Economic Research di Johannesburg. Nel suo testo “Gli africani devono purificarsi dal desiderio dell’Europa” (apparso per la prima volta sul “Le Monde” l’11 febbraio 2019, Mbembe scrive: “affinché gli africani non vengano trasformati in scarti di un pianeta costellato di torri di guardia, l’Africa deve diventare il suo proprio centro, la sua propria potenza, un vasto spazio di circolazione, un continente-mondo”, abitato da genti che condividono una Storia, ma allo stesso tempo l’hanno esperita in modi diversi. Questa diversità interna a un unico continente continua ancora oggi, come si legge nel racconto autobiografico di Sulaiman Addonia, eritreo, nato nel 1976 e che, ancora bambino, ha seguito la mamma in Arabia Saudita, dove la donna aveva trovato lavoro, trovandosi di fronte a un paese molto diverso da quello natio. Questo straniamento è papabile, anzi esplicito, nei ricordi giovanili di Addonia: “non mi ero ancora reso conto che nel paese dove avrei abitato i flirt e le cotte erano puniti come crimini”, leggiamo in “In cerca di bellezza”.

Ma l’Africa che emerge dal libro “Africana” non è solo un continente dalle profonde differenze che riguardano modi di vita, spazi familiari e momenti di vita collettiva. Domina, nei racconti presentati nel libro, anche un forte desiderio di libertà, rivalsa, emancipazione. Un tensione verso un futuro che veda l’Africa come protagonista della sua storia e del suo destino, abitato da genti vitali, capaci di sorprendere se stessi – e anche noi.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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