Anna Göldi è stata l’ultima donna europea e svizzera dell’età moderna – alle soglie della Rivoluzione francese – ad essere condannata a morte per stregoneria: una figura ancora poco nota, con una vita difficile come tante e su cui non si sa ancora tutto.
Nata nel 1734 a Sennwald, nel Canton San Gallo, in Svizzera, quarta di otto figli in una famiglia di origine benestante, che però si trovava in declino economico dovuto a questioni fondiarie e finanziarie. La famiglia finì così in povertà e senza più prestigio. Anna dovette presto guadagnarsi da vivere andando a fare la serva presso il sindaco di Maienfeld per fuggire dallo scherno dei compaesani. Il secondo impiego lo trovò presso un panettiere a Sax, e poi, dal 1762 al 1765, lavorò nella casa del pastore di Sennwald. Di bella presenza, durante questa permanenza conobbe un uomo, del quale rimase incinta e che la lasciò sola, arruolandosi come soldato mercenario nei Paesi Bassi. A trentun anni partorì segretamente un bambino che morì la stessa notte in circostanze sconosciute e per questo fu condannata a sei anni di arresti domiciliari per infanticidio. Dal 1765 al 1768 lavorò presso la famiglia di un landamano (un funzionario regionale), poi prese servizio dal pastore di Mollis, nel Cantone di Glarona, Johann Heinrich Zwicky. Qualche anno dopo ebbe una relazione con Melchior, il figlio del pastore, con cui concepì un figlio, partorito nel 1775 a Strasburgo, di cui si persero le tracce. Dopo essere divenuta nuovamente madre lasciò la famiglia Zwicky e, tornata nel Cantone di Glarona, prese servizio presso un rilegatore e lì restò sino al 1780. Da questo momento venne assunta presso la famiglia del potente medico e giudice Johann Jakob Tschudi-Elmer. Qui badò alla piccola figlia Anna Maria, accompagnandola a fare le passeggiate e dagli amici di famiglia. Fu lì che il 19 settembre 1781 avrebbe dato alla piccola Anna Maria un biscotto (Läkerli) e, circa un mese dopo, fu trovato il primo spillo di una lunga serie nella tazza della bambina. Nei giorni seguenti se ne trovarono regolarmente nel suo cibo e la tutrice venne subito sospettata di aver stregato il biscotto e gettato un maleficio sulla piccola Tschudi-Elmer. Il 25 ottobre 1781 Anna venne allontanata da quella famiglia, e si recò prima dagli Steinmüller, poi dalla sorella Barbara a Sax. La bambina continuava ad aver strane convulsioni e sempre più spilli si trovavano nel suo cibo. Iniziarono così tutti a convincersi che Göldi fosse dotata di poteri magici; le autorità del Cantone di Glarona, sotto richiesta del potente Johann Jakob, emisero un mandato d’arresto della donna promettendo una ricompensa di 100 corone (una somma importante per l’epoca) per la sua cattura da viva.
Anna era una ricercata e fuggì precipitosamente prima verso San Gallo, quindi verso Herisau nell’Appenzello e Degersheim, dove trovò un lavoro come cameriera (una lapide ricorda ancora il suo passaggio). Qui venne arrestata il 21 febbraio 1782 e riportata a Glarona. Anna era alla fine e la gente, convinta della sua colpa, pretese che togliesse il malocchio alla piccola Anna Maria.
Il 15 marzo 1782 Anna Göldi visitò la piccola e dopo qualche massaggio, la bambina ricominciò a camminare e smise di vomitare gli spilli (qualunque cosa fossero questi “spilli” o a cosa fossero dovuti). Questa “guarigione” fu ritenuta una prova del fatto che Anna fosse una strega e fu subito rinchiusa in prigione e sottoposta a interrogatori e torture anche se, fino all’ultimo, si proclamò innocente. Il dottor Tschudi si diede un gran da fare presso i suoi colleghi giudici e le autorità di Glarona, affinché venisse condannata. Forse Tschudi non apprezzava l’autonomia di Göldi, forse temeva che lo accusasse e riuscisse a portare molte persone dalla sua parte, poiché la donna era considerata orgogliosa, attraente e “piuttosto istruita”. Il Consiglio evangelico glaronese con 32 voti contro 30 la giudicò colpevole di stregoneria e il 13 giugno 1782 Anna Göldi venne ghigliottinata.
Solo il 27 agosto 2008 il Parlamento cantonale di Glarona decise di riabilitarne la memoria e proclamarla innocente. Il 20 agosto 2017 a Ennenda, sempre a Glarona, è stato inaugurato un museo su di lei.
Spesso si pensa, erroneamente, che fu la Chiesa cattolica a perseguitare donne accusate di malefici e stregonerie in Europa, specialmente nel Medioevo, ma è appunto un “falso storico”. In realtà questa tragica persecuzione avvenne in modo sistematico e documentato solo dal Tardo Medioevo cattolico, e il falso delle persecuzioni cattoliche medievali delle streghe fu alimentato da voci erronee e interpretative da parte di illuministi francesi e inglesi del Settecento.
Fu, invece, l’Europa del Seicento e, in particolare, la zona caratterizzata dalla Riforma protestante, a distinguersi in una guerra sanguinaria e senza sosta contro le “streghe”. Sia chiaro, la stregoneria ispirava diffidenza fin dall’antichità: donne fattucchiere, capaci di utilizzare erbe e pozioni per curare e uccidere non sono mai piaciute. Ma mai si registrò un periodo di repressione più violento a cavallo del XVI e del XVII secolo. Le stime degli storici si aggirano tra le 40mila e le 60mila streghe uccise nel corso di mezzo secolo. Il centro della repressione fu la Germania meridionale, dove la caccia alle streghe cominciò più tardi rispetto ad altre aree d’Europa. In Svizzera e in Francia i processi alle fattucchiere erano cominciati già nel Quattrocento, ma andarono avanti per diversi secoli, così come in Danimarca e in Inghilterra.
Ma perché nei paesi di fede protestante? Oltre alla fede cattolica, dall’Europa centro-settentrionale andava eliminato anche il bagaglio culturale “pagano” che era sopravvissuto fino a quel periodo e che, con la Chiesa di Roma, era riuscito a tenersi in vita. Nei paesi della Controriforma cattolica del resto, in cui l’autorità centrale religiosa non ebbe bisogno di riaffermare la propria forza, non ci fu nessuna caccia alle streghe di vasta scala come, invece, è usuale credere. La famosa Inquisizione medievale non perseguitò le streghe, ma ebrei, omosessuali ed eretici, mentre quella di epoca moderna, quella romana ad esempio che operava negli Stati italiani, continuò a fasi alterne questa persecuzione, ma sulle streghe aveva i timori che si andavano diffondendo nel mondo della cultura laica. I tribunali del Sant’Uffizio furono responsabili solo di una piccola parte dei roghi accesi in Italia (raramente a sud dell’arco alpino). La caccia alle streghe italiane fu meno lunga e cruenta rispetto ad altri Paesi europei, poiché gli inquisitori cattolici non prendevano facilmente in considerazione le accuse di stregoneria, perché ne conoscevano l’origine dovuta spesso all’odio e al pregiudizio verso persone emarginate. Le “streghe” erano donne marginali nella società, appunto, come nel caso di Göldi: curatrici, ma anche prostitute e perfino ostetriche. Raramente venivano interessate dal fenomeno donne benestanti: in quel caso, il loro patrimonio era espropriato e utilizzato dalla “causa”. Nel caso qui affrontato, l’esecuzione di Göldi arrivò in un periodo in cui di persecuzioni di streghe non ce n’erano più da molto tempo: un crimine crudele e, per giunta, anacronistico alla fine del secolo dei Lumi.