Approvato l’AI Act: importante passo per l’UE con poche conseguenze globali?

Mercoledì 14 maggio, il Parlamento europeo ha approvato quello che ormai è già stato ribattezzato come l’AI Act: con 499 voti a favore, 28 contrari e 93 astenuti, la plenaria ha approvato le modifiche, proposte dalla Commissione europea, alla bozza sulla norma per regolare l’Intelligenza artificiale. Non solo. A Strasburgo i parlamentari hanno ampliato l’elenco dei divieti da includere nelle norme del documento europeo, richiedendo ad esempio che sia bandito l’uso dei sistemi di riconoscimento facciali nei luoghi pubblici, il cui uso, secondo le raccomandazione delle Commissione, potrebbe essere invece permesso alle forze dell’ordine per combattere criminalità e terrorismo. 

Ora è aperta la porta per la negoziazione del documento con gli Stati membri dell’Unione. La strada si prospetta in salita, perché divise sono le nazioni e i partiti che le compongono e siedono nel Parlamento europeo. Già ne giorni precedenti il voto sull’AI Act, era stato chiaro che il principale punto di contesa riguardava proprio l’identificazione biometrica la cui applicazione, per i parlamentari liberali e progressisti avrebbe dovuto essere consentita per le indagini ex post su reati gravi; contrario il Partito Popolare Europeo di centro-destra che si era espresso a favore dell’introduzione di deroghe al divieto di utilizzo in tempo reale per circostanze eccezionali, come a fronte di attacchi terroristici o per la ricerca di persone scomparse. 

L’Unione Europea comunque con il proposito di poter concludere entro la fine dell’anno il documento che, approvato, sarebbe il primo al mondo relativamente alla regolamentazione dell’innovazione applicata all’intelligenza artificiale. L’obiettivo di Bruxelles è garantire che i sistemi di intelligenza artificiale siano supervisionati dalle persone, trasparenti, tacciabili e non discriminatori. E c’è già chi si domanda quali saranno le ripercussioni internazionali dell’AI Act e in che misura avrà un impatto globale e al tempo stesso unilaterale sulla regolamentazione internazionale.

Secondo un recente rapporto del Center for European Policy Studies, l’AI Act potrebbe comportare per l’Europa una perdita del suo vantaggio competitivo nella governance digitale man mano che altri Paesi investono nella capacità di regolamentazione digitale e si mettono al passo con l’UE. Da altre ricerche accademiche – si può citare, tra tutte, quella pubblicata su Law, Innovation and Technology già nel 2021 – emerge che le condizioni di fondo del mercato dell’IA e la difficoltà nel misurare l’impatto della regolamentazione dei tecnologia che ricorre all’intelligenza artificiale rischiano di ridurre la concorrenza normativa europea, proprio in virtù del suo impegno volto ad attrarre le imprese attraverso regolamenti chiari ed efficaci.

Viene anche sottolineato che le modifiche approvate dal Parlamento europeo potranno avere un impatto sui governi degli Stati membri (ricordiamo che un algoritmo difettoso per le frodi sociali ha portato alle dimissioni del governo olandese) ma per il resto del mondo serviranno al massimo come ispirazione. Come ha scritto recentemente Alex Engler sulle pagine di The Brookings Institution, l’AI Act non stabilisce direttamente standard specifici per la miriade di prodotti che utilizzano l’intelligenza artificiale –  è evidente che ciò sarebbe impossibile per qualsiasi organo legislativo. E infatti, l’AI Act delega una significativa autorità alle organizzazioni europee di standardizzazione (ESO) per questo compito. Ma le ESO non operano esclusivamente nel contesto europeo e di fatto il loro livello di convergenza con altri organismi di standardizzazione internazionali è alto ed è qualche cosa a cui si lavora da decenni. Ricordiamo, ad esempio, che anche la Svizzera partecipa a questi organismi. Il 13 aprile 2022 il Consiglio federale elvetico ha preso atto del rapporto «Intelligenza artificiale e regolamentazione internazionale», un documento che prevede diverse misure attraverso le quali il paese potrà essere attivamente coinvolto nell’elaborazione del quadro normativo internazionale per l’intelligenza artificiale. Esiste poi anche il Consiglio per il commercio e la tecnologia UE-USA, che in passato ha lavorato congiuntamente a un progetto per sviluppare una comprensione comune delle metriche e delle metodologie al fine di accrescere l’affidabilità dell’intelligenza artificiale, studiarne i rischi emergenti e le sue applicazioni a nuove tecnologie e prodotti. 

Secondo queste analisi, ci sono quindi molti e validi motivi per gioire dell’approvazione dell’AI Act e l’UE potrebbe diventare fonte di ispirazione per altre nazioni nello stabilire una regolamentazione sull’IA, ma l’AI Act rimarrebbe lontano dal portare al raggiungimento e alla definizione di uno standard globale sull’intelligenza artificiale e sulle sue applicazioni.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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