Contaminazione invisibile ma onnipresente: alla ricerca di un “luogo” che non c’è

Stanno girando in queste settimane alcune foto di città italiane che presentano piazze e fontane “imbrattate”. In un caso si è trattato di un fatto realmente accaduto: l’acqua nera della Fontana di Trevi, per opera degli ecoattivisti di Ultima Generazione. Le altre foto sono fake, create con l’intelligenza artificiale: Piazza Duomo a Milano ricoperta di bastoncini di pesce, Piazza Navona invasa da sugo di pomodoro e la  Fontana di Trevi a Roma riempita di fettuccine al salmone. L’autore di queste immagini è il giornalista Luca Bottura. La pensata è volta a smorzare le accuse mosse contro le proteste degli attivisti di Ultima Generazione. 

All’estero, dove mi trovo, la vicenda ha avuto poco eco. Ma quando qualcuno dall’Italia mi ha parlato di questa provocazione e della mobilitazione alla quale è, in qualche modo, legata, ho pensato di documentarmi un po’. Mi ha colpito la dichiarazione di un giovane diciannovenne che ha deciso” di fare disobbedienza civile” perché preoccupato “del futuro nero che attende l’umanità, fatto di siccità alternata ad alluvioni sempre più frequenti e violente. Secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale stiamo per superare la soglia di 1,5°. Questo significa che i nostri figli potrebbero morire di fame e di sete. E che potremmo essere in tempo per vederlo.”

Quest’ultimo riferimento “ai nostri figli”, pronunciato da un ragazzo poco più che maggiorenne, mi ha colpita. Chissà perché mi sono messa a ragionare su quale sia il luogo – ammesso che ce ne sia uno – migliore dove far crescere i miei figli, tutelando al meglio la loro salute e quindi il loro benessere.

Non ho affatto trovato una risposta a questa mia domanda – dubito la troverò – ma intanto ho iniziato a depennare, dalla lista di possibili mete e destinazioni, diverse “zone” a rischio.

Una non è lontano da me, purtroppo. Si tratta della cittadina belga da un nome abbastanza impronunciabile: Zwijndrecht, vicino Anversa. Lì aria e acqua sono contaminate dalla vicina industria chimica 3M. A chi abita nel raggio di cinque chilometri da 3M è stato raccomandato, proprio in questi giorni, di sottoporsi a un esame del sangue per verificare i livelli di Pfas, sostanze perfluoroalchiliche, nel corpo.  

In Italia, è ancora meglio escludere ogni frequentazione dei luoghi vicino alla stabilimento ILVA di Taranto. Il processo per le emissioni nocive di diossina e benzo(a)pirene nell’atmosfera che hanno coinvolto questo sito le ricordiamo bene ancora. Quanti bambini avranno respirato quell’aria? Come stanno oggi?

Risalendo dalla Penisola a nord, passando per la Francia, soggiornare per lunghi periodi nei pressi di Grézieu-la-Varenne, vicino a Lione, è sconsigliato: lì c’è un sito industriale, poi trasformato in una zona residenziale, ma senza la necessaria bonifica. Così il suolo trasuda tricloroetilene, una sostanza cancerogena altamente inquinante per il suolo e falde acquifere.

Poi ci sarebbe la Spagna da evitare. Meglio detto: ci sarebbero da evitare circa quasi 200 comuni spagnoli, localizzati in aree rurali del Paese, dove dal rubinetto arriva acqua contenente un livello di nitrati superiore al limite fissato dall’Organizzazione mondiale della sanità. Chi si disseta in quei luoghi, rischia dal mal di testa, alle vertigini, alla stanchezza, fino al battito cardiaco accelerato, alla perdita di coordinazione muscolare.

Ecco, la mia ricerca (temo vana) continua…

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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