Corpo Europeo di Solidarietà e Servizio Civile in Europa”: un convegno in ricordo di David Sassoli

Tutti noi in Europa abbiamo un diritto-dovere di solidarietà, salvaguardando il dialogo e i valori democratici.

Si è tenuto presso il Parlamento Europeo a Bruxelles, il 24 ottobre, “Corpo Europeo di Solidarietà e Servizio Civile in Europa” (CES), convegno in ricordo di David Sassoli. L’evento, promosso da tre importanti associazioni europee, il Movimento Europeo, il Movimento dei Focolari e l’Associazione internazionale dei Caterinati (Gruppo romano), insieme alla ex Presidente della commissione cultura del Parlamento europeo Silvia Costa, ha messo al centro il programma di volontariato finanziato dall’UE per i giovani europei di età compresa tra i 18 e i 30 anni. 

Come ha sottolineato Patrizia Toia (Commissione DEVE sulla relazione di implementazione del Programma CES  21-27) nel suo discorso di apertura dei lavori, il servizio civile in Europa permettere di svolgere esperienze di solidarietà, cooperazione, educazione alla pace ma anche di accoglienza e integrazione di rifugiati e migranti, assistenza di disabili e anziani, protezione dell’ambiente, salvaguardia del patrimonio artistico e culturale, elementi costituti per l’acquisizione di una più convinta identità europea.

I dati sono promettenti: da quando è stato lanciato il programma, nel 2018, sono stati circa 300mila i giovani che hanno preso parte al Corpo Europeo di Solidarietà in Europa, 2500 le organizzazioni coinvolte e – elemento importante – un terzo dei partecipanti appartengono a categorie svantaggiate.

Per Brando Benifei, che con Patrizia Toia e insieme al Gruppo Socialisti&Democratici ha ospitato il convegno, è assolutamente auspicabile che l’impegno nel volontariato si consolidi come un’esperienza di qualità non solo in chiave formativa ma anche dall’imprescindibile valore umano, soprattutto in chiave della realizzazione di quell’Europa inclusiva e solidale così fortemente difesa da Davide Sassoli. 

Oggi più che mai, anche a fronte della crescita allarmante dei disagi fisici e psicologici dei giovani, il programma “Corpo Europeo di Solidarietà” può svolgere una funzione importante per sottrarre le nuove generazioni alla solitudine, creando un senso di comunità e mettendo in pratica diverse attività che prevedono un impegno diretto per gli altri. Per Gabriella Civico, Direttrice del Centre for European volunteering, dobbiamo assicurarci che si vadano a valorizzare non solo le singole esperienze di volontariato e le specifiche attività promosse ma anche l’idea di democrazia e partecipazione europea che sono alla base del volontariato e della solidarietà

Come ha sottolineato Silvia Costa l’impegno del volontariato e servizio civile è proprio volto a costruire e sostenere una contro-narrazione a fronte delle sfide globali a nord e a sud dell’Europa: “non usiamo armi ma parole” per sostenere solidarietà, pace e dialogo. In questa prospettiva il servizio civile assume un ruolo centrale per la costruzione della cittadinanza europea e per fare dell’Europa un soggetto politico di pace, auspicato anche da Sassoli nel suo discorso alla Catena Umana della Pace e della Fraternità dell’11 ottobre 2020: “In questa giornata così bella e significativa desidero salutare tutti voi e esprimere il mio incoraggiamento a tutti coloro che ogni giorno camminano sulle strade dell’impegno civile e della solidarietà

Siamo sulla buona strada, lo ricordano tutti i relatori invitati al convegno, in primis Noël Treanor, Nunzio Apostolico presso l’Unione Europea. Ma si potrebbe fare di più: anzitutto, sarebbe opportuno che si costruisse uno spazio europeo più sinergico e condiviso tra i paesi dell’Unione per arrivare a condividere un quadro comparabile “universale” tra le varie associazioni nazionali che operano nell’ambito del servizio civile. Qualche esempio in tal senso esiste già, come chiarito da Laura Massoli, dell’Ufficio nazionale per il servizio civile universale, la quale ha di fatti ricordato che tra Italia e Francia sono attivi già scambi e cooperazioni di un servizio civile integrato. L’auspicio è che le collaborazioni si estendano tra ulteriori membri. Per Serena Angioli (Agenzia italiana per la gioventù) si dovrebbe altresì lavorare al fine di arrivare a un riconoscimento ufficiale che porti a una certificazione “europea” del lavoro di volontariato giovanile (youth work) il quale, ancora, è mancante in vari paesi.

Per potenziare la solidarietà, valore fondativo del volontariato, è fondamentale che l’esperienza del servizio civile divenga un affare costituente: concretamente ciò significa trasformare l’educazione (con l’Art. 166 dei trattati) e la salute da competenze di sostegno a competenze condivise e lavorare a una revisione del Trattato di Lisbona che valorizzi il diritto a emigrare. Lo hanno sottolineato a più riprese diversi i promotori del convegno, per il quali oggi non si tratta solo di coinvolgere i cittadini e le cittadine europee ma anche ospitare e includere i migranti.

In questa prospettiva, a livello delle organizzazioni coinvolte, diventa importante monitorare che “fare un’esperienza di volontariato” non sia solo un modo per permettere ai giovani di viaggiare in Europa – ci si può impegnare nel volontariato nel proprio paese con ragazzi di altri paesi – e non sia solo un riempitivo del proprio tempo: gli enti promotori attività di volontariato e servizio civile, precisa Gabriella Civico, sono chiamati a pensare alle proprie attività con lo scopo – cruciale – di promuovere il senso di appartenenza europea tra le nuove generazioni. Infatti, aggiunge Costa, il volontariato non è un lavoro, per quanto possa portare all’occupabilità, e quindi le competenze che vanno a consolidare coloro coinvolti nel volontariato non sono (solo) quelle legate al mondo professionale ma alla democrazia, alla solidarietà e all’educazione civica.

E poi, non da ultimo, è centrale raccogliere maggiori dati per capire chi sono i ragazzi e le ragazze che partecipano al Corpo europeo di solidarietà e spingere per maggiori investimenti da parte dell’Unione Europea al fine di garantire anche ai giovani più economicamente svantaggiati di prendere parte alle attività di volontariato. Attualmente, il Corpo europeo di solidarietà riceve finanziamenti che sono 26 volte in meno rispetto a quelli stanziati per l’Erasmus, lasciando quindi molti giovani esclusi dal programma. Ecco perchè, essendo il Corpo Europeo di Solidarietà e il Servizio Civile in Europa antidoti alla violenza e funzionali alla costruzione di pace e democrazia, è auspicabile che l’Europa investa maggiormente per rendere più inclusive, collaborative e complementari le varie iniziative di volontariato (e democrazia) già esistente nei singoli stati, come enfatizza Sophia Eriksson Waterschoot, Direttrice Gioventù, Istruzione ed Erasmus+, DG EAC.

Dalle parole di Laura Milani, presidente della Cnesc, giunge una testimonianza importante di come, pur partendo talvolta per motivi personali, i giovani nel servizio civile, nel corso delle attività che svolgono, arrivano ad abbracciare la dimensione collettiva del dono. Dimensione, questa, fortemente correlata al principio di solidarietà: “sentendosi interconnessi ci si sente responsabili gli uni degli altri ed è così possibile – davvero – essere cittadini europei.”

Un messaggio insomma chiaro quello dalle relatrici e dai relatori del convegno e dai parlamentari interventi nella tavola rotonda, un invito rivolto agli attuali funzionari nelle istituzioni e in vista delle prossime elezioni europee e fortemente ancorato al pensiero di Sassoli: la solidarietà europea è scritta nei trattati e deve (continuare a) essere la chiave di volta del futuro dell’Unione, perché il “prendersi cura è l’orizzonte della politica”. 

La prospettiva in cui ci muoviamo è quella di far evolvere il CES in un vero Servizio civile europeo, che dia sostanza al dovere della Solidarietà iscritto nella Carta dei diritti fondamentali e parte integrante del Trattato di Lisbona come un elemento identitario dell’Unione Europea, in tempi così controversi e rischiosi, ma anche di una comune cittadinanza attiva europea che, come è emerso nella Conferenza sul futuro dell’Europa, può dare anima e forza alle istituzioni” – precisano gli organizzatori.

(Per il programma completo del convegno, qui)

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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