Finalmente cittadine. Per non dimenticare

100 anni. Tanto le donne svizzere hanno dovuto attendere per vedere la conquista del Sì alle urne, un Sì non regalato per compassione, ma guadagnato al termine di un cammino irto di spine. Da quel Sì, sono passati 50 anni. Era il 1971, infatti, quando le donne in tutta Svizzera (ad eccezione dell’Appenzello Esterno) ottennero il diritto di voto e di elezione.

Per decenni le attiviste svizzere promossero petizioni e iniziative a favore di un diritto di voto e di elezione nazionale, cantonale, locale o parziale: nemmeno dopo essersi messe al servizio della patria nei periodi di crisi e di guerra, nonostante i crescenti compiti di cura e sociali che avevano iniziato a ricoprire (già nel 1900 alcune donne a Zurigo avevano istituito autonomamente una scuola per infermiere e un ospedale) e benché presenti sul fronte interno e anche nelle aziende, ricoprendo i lavori precedentemente svolti dagli uomini, videro le donne riconosciuto il diritto di partecipazione politica!

La fine della Seconda guerra mondiale, con il ritorno degli uomini ai “propri” posti di lavoro, accrebbe il malessere delle donne che, chiamate a partecipare obbligatoriamente al servizio civile, posero il loro rifiuto a meno che non fossero riconosciuti loro i diritti politici. Il risultato di questo rifiuto fu l’indizione di una votazione nazionale nel 1959, dal risultato tuttavia fallimentare: solo nei cantoni di Vaud, Neuchâtel e Ginevra furono registrati dei successi. Ci vollero infatti ancora più di cinque anni prima che, nel 1966 e nel 1968 rispettivamente, anche nei cantoni di Basilea-Campagna e Basilea Città fu votato il diritto di voto delle donne. Poi, nel 1969 il Sì vinse nel Canton Ticino. 

Queste donne comunque non si sono arrese, come sottolinea Liliana Heimberg, responsabile artistica del progetto Hommage, Omaggio, Omagi 2021 che si propone proprio di “veicolare un’immagine delle donne in Svizzera che smettesse di rappresentarle come vittime o figure passive nel percorso storico che ha portato al suffragio femminile.” Continua Liliana Heimberg: “Non credo si sottolinei ancora abbastanza il lavoro svolto da donne nella diffusione del messaggio per suffragio universale. Pensiamo alle donne che lavoravano nella ristorazione oppure alle nutrici: nei loro incontri con la gente, anche – se non soprattutto – negli spazi non urbani, nelle campagne e nelle zone rurali della Svizzera, esse si sono fatte voce dei diritti di voto per tutti. Hanno promosso e, così garantito, la partecipazione politica per uomini e donne”.

E se Hommage, Omaggio, Omagi 2021 si è posto, tra gli obiettivi, quello di parlare – tra gli altri – alle generazioni dei più giovani, rendendole consapevoli di una parte della nostra storia della quale i libri di storia non parlano (o parlano poco), alle ragazze e ai ragazzi di oggi si rivolge anche una recente pubblicazione edita dall’Associazione Archivi Riuniti delle Donne Ticino (AARDT) e curata da Susanna Castelletti e Marika Congestrì: Finalmente cittadine! La conquista dei diritti delle donne in Ticino  (1969-1971).

Si tratta di un volume che mira a colmare una lacuna storiografica importate proponendo nuove piste di studio e chiavi di letture inedite sulla storia del suffragio femminile in Ticino e, allo stesso tempo, è un lavoro che si rivolge direttamente ai giovani e chiama in causa il concetto stesso di cittadinanza. Questo perché, come spiegano le curatrice del libro, “Diffondere una visione mista della storia è fondamentale per la costruzione identitaria delle ragazze e anche dei ragazzi. Entrambi acquisirebbero infatti in modo più solido la consapevolezza di come ogni epoca storica e ogni cultura abbiano sempre addebitato sensi e pesi differenti all’essere donna e all’essere uomo.”

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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