Il clima non riscalda la politica italiana

Siccità, ondate di calore quasi insostenibile, incendi fuori controllo, scioglimento dei ghiacciai; l’estate che stiamo vivendo sembra essere l’ultima chiamata per intervenire sulle conseguenze drammatiche del riscaldamento globale in atto o almeno per mitigarne gli effetti.

Invece, a tutto questo fa riscontro una colpevole disattenzione della politica che colpisce particolarmente in un Paese come l’Italia, alle prese con una campagna elettorale che dovrebbe essere l’occasione per elaborare programmi e strategie su quella che appare l’emergenza più impellente, tenendo conto anche del fatto che, se il riscaldamento è un fenomeno globale, esso sembra colpire con particolare intensità l’area mediterranea.

Sarebbe perciò logico aspettarsi che le varie forze politiche ponessero questi temi al centro della loro riflessione e dei loro piani d’azione, confrontandosi e al limite scontrandosi su diversi tipi d’intervento al fine di trovare una sintesi per il bene comune. E invece, almeno per ora, non sembra avvenire nulla di tutto questo

Questa scarsa consapevolezza è sottolineata da osservatori di diverso orientamento; Gian Antonio Stella sul Corriere della sera, ha scritto a questo proposito che, dati alla mano, negli ultimi cinque anni, l’attenzione dei vari leader di partito   alle tematiche climatiche e ambientali, con l’eccezione di Angelo Bonelli, leader dei Verdi, è stato del tutto marginale.

L’Osservatorio Città clima di Legambiente ha censito dal 2010 un numero crescente di eventi atmosferici estremi, con ogni evidenza legati ai mutamenti climatici,  che hanno causato  vittime e  cospicui danni materiali su di un territorio fragile per  la  sua stessa conformazione  e per  l’ incuria e il malgoverno; non è certo un caso se due terzi delle frane avvenute in Europa si sono verificate in Italia

Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente, prendendo spunto da questi dati, sottolinea che la crisi energetica in atto, aggravata dall’aggressione russa all’Ucraina, anziché essere uno stimolo per il governo uscente a incrementare il ricorso a energie alternative, è stato invece il pretesto per un ritorno al passato,   con  interventi volti alla  ricerca di fornitori alternativi di gas fossili,   al rilancio delle deleterie centrali a carbone, al   ricorso a gassificatori galleggianti e alla  ripresa delle trivellazioni marine per l’estrazione del gas. Tutto questo ritarda i piani di transizione energetica concordati nelle varie Conferenze internazionali sul clima e a livello europeo e dimostra ancora una volta che l’emergenza climatica e i provvedimenti per farvi fronte non sono considerati veramente prioritari.

Legambiente sollecita perciò i partiti politici a mettere queste tematiche al centro della campagna elettorale, in vista anche di una stagione fredda in cui i nodi della questione energetica verranno al pettine in modo ancora più drammatico e la necessità di prendere provvedimenti incisivi non sarà più procrastinabile

Si tratta insomma di attuare con convinzione politiche di rinnovamento che tengano insieme crisi energetica e crisi climatica, rinunciando a illusorie soluzioni (forse) provvisorie, basate proprio su quelle   politiche energetiche in gran parte responsabili della crisi climatica.

D’altra parte, se è vero che la classe dirigente dovrebbe avere una funzione di orientamento e di guida, non si può certo dire cha da parte della maggior parte dei cittadini emerga una maggiore consapevolezza e una forte spinta   a politiche ambientali più incisive.

Secondo un’indagine dell’Ipsos citato da Stella, solo il 18% degli italiani pensa sia necessario promuovere il risparmio energetico e solo il 13% ritiene opportuno ridurre il drammatico aumento della cementificazione del suolo in cui l’Italia è tristemente all’avanguardia. Il problema non è nuovo se già Indro Montanelli, quando denunciava i crimini contro l’ambiente, notava nei suoi lettori una sostanziale indifferenza al fenomeno.

Il problema della costruzione del consenso è reale, dato che senza di esso qualunque politica ambientale è destinata al fallimento. In primo luogo, va osservato che, come per altri problemi, intervenire sulle tematiche ambientali implica la necessità di comunicare ai propri elettori verità non sempre confortanti e rende indispensabile   prendere provvedimenti talvolta anche scomodi e impopolari.

Con una forte dose di ottimismo, non resta che sperare in un nuovo atteggiamento già a partire dalla campagna elettorale in corso e che il nuovo governo si faccia carico non solo di rispettare e tradurre in pratica i gravosi impegni a favore dell’ambiente ma che si adoperi anche a comunicare ai cittadini che qualche necessario sacrificio immediato potrà essere la premessa di una qualità della vita tutto sommato migliore. Ovviamente le misure da attuare saranno accettabili dalla maggioranza della popolazione se caratterizzate da un indispensabile tasso di equità sociale.

Si tratta insomma di elaborare insieme una visione del mondo che non sia schiacciata sull’impossibile conservazione del presente, le cui contraddizioni sono ormai tangibili, ma che sappia far fronte con successo alle sfide   di un futuro che di fatto è già qui.

 

Seguici

Cerca nel blog

Cerca

Chi siamo

Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

Ultimi post

“Acqua per la pace”

Questo è il significativo motto scelto dall’Onu per la giornata mondiale dell’acqua che ricorre ogni anno il 22 marzo per sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sull’uso

Leggi Tutto »