Il matrimonio per tutti divide i cattolici svizzeri

Con il voto referendario del 26 settembre il 64% degli elettori svizzeri ha confermato le modifiche al Codice civile in materia di matrimonio, approvate il 18 dicembre scorso da entrambi i rami del Parlamento federale. 

Tali modifiche consentono anche alle persone omosessuali di contrarre matrimonio civile e riconoscono loro anche il diritto all’adozione. Inoltre, viene esteso alle coppie lesbiche coniugate l’accesso alla donazione di sperma, secondo le norme di legge in vigore per le coppie eterosessuali. I nomi dei donatori saranno perciò inseriti in un apposito registro, salvaguardando il diritto dei figli di conoscere l’identità del padre biologico al compimento della maggiore età. 

Il voto ha sostanzialmente confermato le indicazioni di tutti i sondaggi preelettorali che non hanno mai messo in dubbio l’esito della consultazione; l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica si è perciò concentrata su alcuni aspetti del dibattito che si è sviluppato nel Paese e in particolare all’interno degli ambienti cristiani.

I cambiamenti introdotti riguardano ovviamente gli aspetti civili del matrimonio e non entrano nella vita interna delle chiese, le quali tuttavia sono state investite dalla rilevanza sociale ed etica delle questioni sollevate che toccano, in misura diversa, nervi scoperti e contraddizioni delle varie comunità ecclesiastiche.

Il Consiglio della Chiesa evangelica riformata, confermando l’apertura già precedentemente espressa, ha dato indicazione di approvare la conferma delle nuove norme, affidando alla coscienza dei singoli pastori anche la possibilità di celebrare matrimoni religiosi fra persone dello stesso sesso.

 La Conferenza dei vescovi svizzeri, in linea con le posizioni ufficiali della Chiesa cattolica, ha invece confermato la propria contrarietà alle modifiche proposte, invitando i fedeli a votare no al referendum e ribadendo in sostanza che, anche in sede civile, debba essere riconosciuto come matrimonio solo l’unione fra un uomo e una donna.

I vescovi svizzeri riconoscono la necessità di garantire i diritti delle persone omosessuali ma ritengono che questo debba avvenire rafforzando e migliorando l’istituto già esistente dell’unione domestica registrata. In questo modo si manterrebbe oltretutto una positiva differenza non discriminatoria fra persone di diverso orientamento sessuale e quindi si garantirebbero l’individualità di ciascuno e al tempo stesso i diritti di tutti.

I vescovi ritengono inoltre che le nuove disposizioni in materia di medicina riproduttiva, che consentirebbero anche alle coppie lesbiche di avere un figlio, non garantiscano i diritti del bambino di conoscere fin dalla nascita entrambi i genitori biologici e di essere da loro accuditi.

I vescovi hanno anche espresso la preoccupazione che quest’ultimo provvedimento possa aprire la strada alla pratica della maternità surrogata, secondo loro giustamente vietata in Svizzera proprio per proteggere madri e figli. In contrasto con questa posizione si sono tuttavia levate voci autorevoli del mondo cattolico.

Il direttivo della   maggiore organizzazione delle donne cattoliche, Schweizerische Katolische Frauenbund, si è espresso per Il sì al referendum. L’associazione si batte da anni per una maggiore apertura della Chiesa cattolica su questo tema, a partire dalla ferma convinzione che l’omosessualità, sia “parte della creazione divina”. L’allargamento del matrimonio alle coppie omosessuali rappresenta perciò, sempre secondo la maggiore organizzazione delle donne cattoliche svizzere, non solo il superamento di una discriminazione ma un rafforzamento dello stesso istituto matrimoniale.

L’ approvazione del “matrimonio per tutti” rappresenta dunque una presa d’atto del fatto che, anche in Svizzera, le “famiglie arcobaleno” sono una realtà consolidata e costituisce un prezioso riconoscimento anche legale del rapporto fra i bambini di queste coppie e le loro persone di riferimento.

In tema di riproduzione, il direttivo dell’associazione delle donne cattoliche si è pronunciato a favore del ricorso alla donazione di sperma anche per le coppie lesbiche. 

Su quest’ultimo punto, in realtà, ampi settori dell’intero mondo cristiano svizzero sentono il bisogno di un approfondimento, che tuttavia dovrà in ogni caso contemplare un identico trattamento per tutte le coppie, eterosessuali e omosessuali, che intendano far ricorso a questa pratica. 

A questo punto, in ragione della nuova sensibilità espressa anche dal voto referendario le Chiese e in particolare quella cattolica non potranno sottrarsi a uno stringente confronto con la realtà del matrimonio nella società svizzera che impone, a giudizio di larghi strati dello stesso mondo cattolico. un necessario ripensamento della dottrina in materia.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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