Il Paese dove insegnano ai bambini a riconoscere le fake news

In Finlandia i ragazzi imparano a difendersi dalle fake news già a partire dalle elementari. Grazie a progetti e corsi specifici i giovani imparano a riconoscere attraverso l’analisi delle fonti e altri fattori la veridicità o meno di una notizia. 

Sembra l’ennesima trovata innovativa nel campo della formazione che ci arriva dai paesi del nord Europa. In realtà in Finlandia si parla di Media Literacy dagli anni ’70 e “Da una ventina d’anni abbiamo una strategia nelle scuole per educare all’utilizzo dei media in modo interdisciplinare”, spiega Laura Makela, senior advisor del Ministero della Cultura e dell’Educazione. “Combattiamo misinformazione e disinformazione, ma per riuscirci serve la consapevolezza che queste esistono. In Finlandia si comincia con i bambini e si continua con gli adulti”.

Sicuramente in un Paese ricco di soli 5,5 milioni di abitanti l’impresa appare più sostenibile e meno utopica che in altri Paesi, ma c’è un elemento che fa la differenza nel raggiungimento dell’obiettivo: tutte le istituzioni collaborano; il governo, le università, la radiotelevisione pubblica Yle, le biblioteche, i sindacati di giornalisti. 

Ma entriamo un po’ più nel merito del progetto. I giovani in classe imparano da subito la differenza tra disinformazione (false informazioni diffuse in modo doloso) e misinformazione (false informazioni diffuse senza sapere che siano tali). Ma si studiano anche le campagne di propaganda, il potere delle statistiche e i rudimenti della pubblicità. Senza dimenticare tutto il mondo dei social, dai falsi profili che agiscono con secondi fini alla possibilità che foto e video possano essere manipolati. 

La lotta contro la disinformazione in Finlandia ha in realtà origini ancora più antiche. Già a partire dal 1950, in un periodo pre televisione, l’inasprirsi delle tensioni con la Russia hanno portato a un’attenta valutazione di tutte le notizie provenienti da Mosca, per tenere sotto controllo ogni possibile tentativo di propaganda. Atteggiamento che si è intensificato con la crisi tra Russia e Ucraina nel 2014, in modo da soffocare sul nascere le fake news e impedire che diventassero virali. 

Proprio in quell’anno in occasione delle elezioni europee a Helsinki è nato Faktabaari, un servizio di fact-checking che verifica le informazioni nazionali e straniere con una qualità riconosciuta a livello internazionale.

Quali siano i risultati di questo investimento in consapevolezza del cittadino si può intuire leggendo alcuni dati.

La Finlandia è tra i primi cinque Paesi al mondo per la libertà di stampa nella classifica di Reporters sans frontière  (l’Italia è al cinquantottesimo) e al primo posto nella Media Literacy Index 2022 (l’Italia è al ventitreesimo). Questo lo rende il Paese potenzialmente più forte a resistere all’impatto negativo delle Fake news. 

Inoltre il Digital News Report 2022 del Routers Institute calcola il livello di fiducia dei cittadini nel giornalismo al 70% in Finlandia, la fiducia più alta del mondo. In Italia la fiducia si attesta intorno al 35%.

Paragonare i due Paesi, al di là dei dati riscontrabili, richiederebbe un’analisi troppo lunga e articolata, con differenze che si intersecano alla storia e alla cultura dei due Stati. Fare Media Education in Italia sembra essere un’impresa complessa alla base, non esistendo nemmeno a livello ministeriale la figura del media educator, che non è un profilo puramente tecnologico, ma anche e, forse soprattutto, culturale. 

In Italia si fa fatica a partire con progetti di sensibilizzazione ai media dal principio, incontrando le resistenze delle istituzioni di fronte a concetti ancora difficili da comprendere, soprattutto nella loro utilità fondamentale. 

Se poi consideriamo che tra i vari casi studiati da Faktabaari c’è inevitabilmente quello dei due ministri italiani, Giorgia Meloni e Matteo Salvini, oggi rispettivamente Premier e Vicepremier, definiti tra i vari politici italiani quelli potenzialmente più inclini a generare Fake news, ci rendiamo conto da soli del divario incolmabile tra una scuola in cui i bambini vengono educati fin da piccoli a riconoscere il falso e a capire in cosa credere e una scuola che non sa neanche cosa sia la media Education. 

Del resto verrebbe anche da chiedersi se di fronte a un consistente numero di cittadini consapevoli e dotati degli strumenti necessari per scindere il falso dal vero, quegli stessi politici si troverebbero ai vertici che occupano oggi. 

Immagino un Paese ideale fatto di persone che non si accapigliano sui social, riversando tutta la loro frustrazione rabbiosa dietro a fatti e parole strumentalizzate a dovere da chi, molto sopra di loro, ha dato il via alla catena virale di odio e insulti.

Un Paese dove le notizie false non servono più come fili per muovere tante marionette, inconsapevoli di esserlo.

Un Paese dove le istituzioni politiche lavorano a favore della più totale trasparenza e fiducia e dove formare generazioni critiche e pensanti rimane la prima priorità.

Mi ridesto dai miei voli pindarici, consapevole e stanca nel dover riconoscere che quella tipologia di società esiste già, è concreta e realizzabile, ma sempre altrove.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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